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Isabelle Heberhardt

Laila Mahmuda (Isabelle Eberhardt)

Partire è la più bella e coraggiosa
di tutte le azioni.
Una gioia egoistica forse, ma una gioia,
per colui che sa dare valore alla libertà.
Essere soli, senza bisogni, sconosciuti,
stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque,
e partire alla conquista del mondo.

Isabelle Eberhardt

Nasce il 17 febbraio 1877 a Ginevra de esuli politici russi, il padre è un ex-pope ortodosso, divenuto anarchico, amico di Bakunin. La famiglia si trasferisce a Parigi, qui Isabelle apprende la lingua araba dal professore egiziano Abou Naddara.

Nel 1897 viaggia con la madre in Algeria, dove rimane affascinata dal modo di vita arabo, dai grandi spazi del deserto e dalla religione musulmana.

Alla morte della madre, Isabelle, parte per i suoi vagabondaggi nel maghreb, indossando abiti maschili.Si converte all’Islam e viene iniziata alla confraternita sufi della Qadiriya, scrive per giornali di lingua francese.

Le sue doti letterarie e le avventurose vicende, da lei narrate, la fanno subito conoscere al pubblico. Con uno stile originale crea atmosfere quasi oniriche,alternandole a momenti di crudo realismo.

Tutti i suoi scritti sono attraversati da una profonda inquietudine, di una vita sempre in movimento alla ricerca di una pace, possibile solo nell’accettazione del mektoub, il destino, la volontà di Dio.

Con grande sensibilità descriverà i particolari, le sfumature, gli aspetti più nascosti del mondo arabo, senza per questo trascurare il quadro di insieme. I suoi viaggi la porteranno a fare incontri straordinari, come quello con Lella Zaynab, figlia dello Sheikh Sidi Muḥammad Belkassem, che dirige la Zâwiya della confraternita sufi Rahmaniya.

Da questo punto di vista gli scritti di Isabelle sono documenti eccezionali, infatti, in quanto donna, può vedere e conoscere aspetti della vita di quei paesi che ai viaggiatori maschi rimangono inaccessibili.

Nel 1901 sposa Slimane Ehnni, musulmano di nazionalità francese.

La partecipazione, profondamente sentita, di Isabelle, alle vicende algerine faranno insospettire le autorità coloniali, che più volte tenteranno discacciarla dal paese. Rimarrà ferita in un oscuro attentato, sembra motivato da rivalità tribali.

Nel mese di Ottobre del 1904, Isabelle morirà, all’età di 27 anni, in un’inondazione ad Ein Safra in Algeria.La sua tomba è meta di pellegrinaggi da parte dei devoti musulmani, ad Algeri ancora esiste una strada intitolata a suo nome.

Isabelle Eberhardt Sette anni nella vita di una donna, Guanda, 1987, Parma.

Isabelle Eberhardt Nel paese delle sabbie, Ibis, 1998, Como.

Rahmatullah ‘alaiha  Che la pace sia con lei Al-Fatiha