La parabola dei tre domini

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La vita umana, come la vita delle comunità, non è ciò che sembra. In realtà è conforme a uno schema apparente per alcuni e nascosto per altri. Inoltre, ci sono molti schemi che si svolgono contemporaneamente. Gli uomini, invece, prendono un elemento appartenente a uno schema e cercano di saldarlo a un altro, e immancabilmente trovano ciò che si aspettavano di trovare, ma non ciò che vi è in realtà.
Consideriamo, per esempio, i seguenti tre elementi: il grano nei campi, l’acqua nel fiume e il sale nella salina. Questa è la condizione naturale dell’uomo: un essere che, mentre per certi aspetti è completo, per altri ha ulteriori funzioni e capacità.
Ognuno di questi tre elementi è qui rappresentativo di sostanze in stato di potenzialità, che possono rimanere tali oppure essere trasformate dalle circostanze (e, nel caso dell’uomo, dallo sforzo).
Questa è la condizione del Primo Dominio, o condizione dell’essere umano.
Nel Secondo Dominio, tuttavia, siamo in presenza di una fase in cui può essere fatto qualcosa di più. Il grano, grazie allo sforzo e alla conoscenza, viene mietuto e macinato in farina. L’acqua viene raccolta e immagazzinata per un ulteriore uso. Il sale viene estratto e raffinato. L’attività di questo dominio è diversa da quella del primo, che è quella della semplice crescita. Nel Secondo Dominio entra in gioco la conoscenza accumulata.
Il Terzo Dominio nasce solo quando i tre ingredienti, nella giusta quantità e nelle giuste proporzioni, sono stati riuniti in un certo luogo, in un determinato momento. Il sale, l’acqua e la farina vengono mescolati e lavorati per formare una pasta. Con l’apporto del lievito si aggiunge un elemento vivo. Il forno viene preparato per la cottura del pane.
L’intera operazione dipende sia dal ‘tocco’ che dalla conoscenza accumulata.
Ogni elemento, qualunque esso sia, si comporterà in conformità con la situazione in cui si trova. E questa situazione è il Dominio in cui viene proiettato.
Se l’obiettivo è il pane, perché parlare dell’estrazione del sale?

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Questa storia, la cui origine risale ai Sufi Sarmun, fa eco a ciò che insegna El-Ghazzali, e cioè che “l’ignorante non può concepire le conoscenze del filosofo, così come questi non può farsi un’idea giusta della conoscenza dell’Illuminato”.
La storia evidenzia inoltre ciò che pensano i dervisci delle scuole filosofiche, metafisiche e religiose tradizionaliste: esse continuano a “macinare farina” e non possono progredire ulteriormente perché manca loro la presenza di uomini di percezione, che compaiono solo raramente.