L’importanza dell’attitudine nascosta (ahliyya)

lettura del Corano
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Lettura del Corano

Storia del giorno in cui i sahaba decisero di continuare a dormire:

E’ inutile fare affidamento sulle proprie azioni o sui propri atti di adorazione.

Grandshaykh (Q.s.) disse che il Profeta (s.A.’a.s.) non raggiunse mai alcuna stazione attraverso le sue devozioni o le sue azioni. A prova di ciò, Grandshaykh riportò una tradizione (hadîth) del Santo Profeta (s.A.’a.s.):

“Oh Allah, non lasciarmi da solo al mio lavoro, alle mie azioni, alle mie devozioni, neppure per un batter d’occhio – ed anche meno”.

Questo hadîth mostra che il Profeta (s.A.’a.s.) non faceva mai affidamento sul proprio lavoro o sugli atti di adorazione, ma aveva sempre fiducia nella misericordia senza cause di Allah ed il suo rango non era il risultato di qualche azione da parte sua. Il Grandshaykh aggiunse: “Anche se Allah l’Eccelso avesse voluto ricompensare il Profeta (s.A.’a.s.) per la sua devozione, il Profeta (s.A.’a.s.) non l’avrebbe accettato. Come avrebbe potuto, lui, il Profeta (s.A.’a.s.), accettare una ricompensa quando anche membri della sua nazione (Ummah) di rango inferiore al suo – santi e credenti sinceri – non avrebbero mai accettato alcun pagamento o ricompensa per gli atti di devozione; di fatto nessun vero credente accetterebbe nulla poiché adora unicamente per guadagnarsi il compiacimento del suo Signore”.

Grandshaykh (Q.s.) dice che Allah l’Onnipotente ha donato ad ogni persona la natura (fitra) adatta per un determinato rango. Ad esempio voi avete una predisposizione (ahliyya) per la Via Naqshbândi; nessuno potrà in nessun modo cambiare o alterare questa predisposizione – essa dovrà per forza emergere. Così come semi differenti hanno differenti e inalterabili nature celate al loro interno, così ciascun figlio di Adamo (a.S.) ha una caratteristica attitudine che gli è stata accordata dal suo Signore, concessa solo secondo la Divina Volontà, ed essa è indipendente in ogni momento dalle nostre azioni o devozioni. Presto o tardi l’attitudine di ciascuno dovrà apparire; non fate cadere le vostre speranze se queste qualità ora possono essere nascoste, sappiate che in qualsiasi momento Allah l’Onnipotente può decretare l’apparizione di queste qualità e questa apparizione non sarà connessa in nessun modo con le nostre azioni o con gli atti di devozione, sarà solamente una concessione Sua, l’Onnipotente. Queste parole ci portano a intravedere nuovi orizzonti di conoscenza ed aprono vaste distese di saggezza da esplorare — queste buone notizie ci potranno riempire di contentezza.

Shah Naqshband (Q.s.) disse: “Secondo il nostro punto di vista, il fatto che uno abbia una predisposizione per questa Tarîqa è più importante del fatto che sia musulmano o credente.” Perché è la possibilità che Allah l’Onnipotente ci ha concesso che è importante, quindi con le nostre azioni l’Islam e l’Iman (fede) appariranno. Questa possibilità segreta concessa da Allah l’Onnipotente è la cosa più importante.

Tu puoi fare tutte le buone azioni che l’Islam e l’Iman ti richiedono, ma questa predisposizione che ti è stata donata è più importante per Allah; in questo senso l’hadîth del Profeta (s.A.’a.s.) dice:

“Allah non guarda alle nostre azioni esteriori, ma ai nostri cuori.”

Quando il Suo sguardo si posa sui nostri cuori, quella nobile natura sarà ancor più inondata di luci divine, diventando ancor più bella e completa. Ma noi stiamo soltanto eseguendo buone azioni con i nostri corpi, mentre il cuore e i suoi movimenti nel rapporto col Signore sono molto più importanti.

L’importanza di quella nobile natura e della sua realizzazione da parte nostra è espressa nella storia che segue. Una volta il Santo Profeta (s.A.’a.s.) si rivolse ai suoi compagni dopo la preghiera notturna (îshâ) dicendo :”Oh miei compagni, è lo stesso se ciascuno di voi prega e fa buone azioni oppure no, poiché il grado che Allah l’Onnipotente vi ha concesso non verrà diminuito nè aumentato; l’inchiostro della predestinazione si è seccato e ciò che Egli vi ha concesso vi dovrà raggiungere, nulla di più e nulla di meno, qualsiasi cosa voi facciate..”

Quale fu la risposta dei compagni? Dissero tutti: “Oh Profeta (s.A.’a.s.), se è così perché allora continuiamo a consumarci e a infliggerci sofferenze con tutte queste devozioni e buone azioni? Perché ci dobbiamo alzare le notti fredde e venire alla moschea da lontano e al buio? Perché dobbiamo abbandonare l’amorevole abbraccio delle nostre mogli ogni mattina per venire qui? D’ora in poi non verremo più tanto presto per pregare e rimarremo con le nostre mogli in letti caldi; questa per noi è davvero una buona novella.” Il Profeta (s.A.’a.s.) rispose: “Siete liberi di fare ciò che volete; venite o non venite, nessuno vi sta obbligando.”

Quella notte essi lasciarono la moschea con l’intenzione al mattino dopo di rimanere comodamente nei loro letti. Quando l’ultima parte della notte iniziò a dar segno di volere lasciare il posto all’alba imminente, Bilal, il muezzin del Profeta (s.A.’a.s.), iniziò a recitare alcune poesie devozionali dal minareto com’era sua abitudine al mattino prima della chiamata alla preghiera (adhân), per svegliare la gente con ampio anticipo per venire alla moschea. Quel mattino in particolare, non appena egli cominciò a recitare, tutti i compagni si svegliarono all’istante, dicendo a se stessi: “Abbiamo detto al Profeta (s.A.’a.s.) che questa mattina non andremo; dobbiamo rimanere nei nostri letti.” Ciononostante tirarono via le coperte, saltarono giù dal letto, fecero le loro abluzioni (wudu’) e si precipitarono fuori per la preghiera.

Quando il Profeta (s.A.’a.s.) entrò nella moschea quella mattina si guardò intorno e vide che era piena di gente venuta per pregare, allora disse: “Oh gente, oh miei compagni, avevate deciso qualcosa ieri notte ed eravate fermi nella vostra decisione; cos’è successo che vi ha fatto venire quando invece dicevate che non l’avreste fatto?” Risposero: “Giuriamo su Allah che quando abbiamo sentito la chiamata alla preghiera i nostri letti sono diventati come cespugli di rovi e letti di chiodi e rimanervi distesi sarebbe stato come giacere sul fuoco; non avremmo potuto rimanervi neppure per un momento; allora siamo saltati giù e ci siamo affrettati a rispondere all’appello alla preghiera.”

Il Profeta (s.A.’a.s.) allora disse: “Ogni creatura troverà benessere solo se si comporta in maniera conforme alla sua particolare predisposizione (ahliyya). E’ quella ahliyya, quella nobile natura che Allah ha posto nei vostri cuori che vi ha fatto lasciare i vostri letti nonostante avevate deciso il contrario l’altra notte. Ognuno è nato con la natura dell’Islam (fitra) e nella parte più profonda del suo cuore desidera sempre riscoprire questa natura; questo segreto è dentro ogni figlio d’Adamo (a.S.) ed è questo che vi ha fatto alzare.”

Per queste ragioni, il Profeta (s.A.’a.s.) non era per nulla preoccupato che i suoi compagni avessero abbandonato il culto per il fatto di aver appreso queste verità. Allo stesso modo gli eredi del Profeta (s.A.’a.s.) non temono di rivelare alcune verità ai loro discepoli, perché questa natura nascosta che Allah pone nei vostri cuori vi farà fare e vi farà venire nonostante i vostri desideri.

Il Grandshaykh (Q.s.) disse anche che se il Profeta (s.A.’a.s.) aveva dichiarato che la sua propria devozione non era di alcun valore e che non vi faceva alcun affidamento, come potremmo noi fare affidamento sulla nostra? Se due prostrazioni della devozione del Profeta (s.A.’a.s.) fossero messe su un piatto della bilancia e pesate contro le devozioni congiunte della nazione, le sue due prostrazioni sarebbero più pesanti, e se una sua attestazione dell’unità di Allah (lā ilâha ill’Allah) fosse pesata contro i peccati di tutti i figli di Adamo (a.S.), essa avrebbe distrutto tutti questi peccati. Da ciò si può capire qual è il potere e il rango del nostro Profeta (s.A.’a.s.) nella Presenza Divina. Né il nostro Profeta (s.A.’a.s.), né nessun altro Profeta (a.S.) ha bisogno di sacrificare se stesso nel modo in cui i cristiani pretendono quando dicono che Gesù Cristo (a.S.) ha sacrificato se stesso come un agnello di Dio e per amore della sua nazione; questa è una cosa vergognosa da dire. E’ sufficiente dire una volta “Lā ilâha ill’Allah.” Non c’è alcun bisogno di sacrifici umani. Quando Allah l’Onnipotente desiderando mettere alla prova un Suo servo, ordinò ad Abramo di sacrificare suo figlio, all’ultimo momento Egli annullò l’ordine del sacrificio ed inviò dai cieli al suo posto un montone. Come può Egli fare di Gesù Cristo (a.S.) un agnello, un offerta per i peccati del mondo? Questa è una pretesa infondata e brutale.

All’ultimo Profeta e a tutti i Profeti prima di lui furono donati poteri divini con cui guidare la gente sul dritto cammino; non avevano alcun bisogno di essere agnelli sacrificali per le nazioni.

Nonostante l’alto valore delle devozioni del nostro Profeta (s.A.’a.s.), egli non fa affidamento su di esse e non si aspetta alcun pagamento in cambio da Allah, ma egli le esegue solamente per il piacere di Allah; questo è lo scopo. Ognuno potrebbe obiettare: “Che senso ha la nostra devozione e la nostra condotta?” Nessuno può eseguire atti devozionali adeguati al nostro nobile Signore. Nessuno può adorare il nostro Signore come merita d’essere adorato – in confronto alla Sua grandezza ogni cosa equivale al nulla – così ci è stato ordinato, e noi dobbiamo portare a termine questi ordini.

Grandshaykh (Q.s.) riportò un detto di Sayyidina Alì (R.a.) che disse a proposito delle donne: “Nulla di buono viene da esse ma nessuno può vivere senza di loro”. La moglie di Alì (R.a.) Fatima (R.a.), la figlia del Profeta (s.A.’a.s.), disse ad Alì (R.a.): “Siamo come delle rose, di tanto in tanto devi odorarle altrimenti si è inutili.” “Allo stesso modo” dice il Grandshaykh (Q.s.) “nulla proviene dai nostri atti di devozione, è inutile, inutile cioè per offrire adeguato rispetto al nostro Signore; è impossibile offrire rispetto assoluto con questi atti di culto, ma siccome ci è stato ordinato, allora lo dobbiamo fare; perciò, che sia inutile o meno, non possiamo certo contarvi.”

Questa è una realtà di cui bisogna essere consapevoli e quando tu capisci questo punto ciò ti impedirà di diventare orgoglioso per le tue devozioni, questo è molto importante, poiché chiunque diventa orgoglioso per le proprie devozioni decade, come Satana. La cosa peggiore per un servo è guardare a se stesso e dire: “Oh, come sono buono, sono un servo tanto obbediente al mio Signore!” e guardare gli altri e dire: “Guarda quelli, non praticano in alcun modo mentre noi si!”

Ci è stato ordinato di costruire scale che portano fino alla luna; costruttori di grattacieli gonfi d’orgoglio per le loro opere guardano in basso con sdegno la gente che sta sulla terra, dicendo: “Oh voi, gente pigra, noi abbiamo quasi raggiunto il cielo mentre voi siete ancora come piccole formiche sulla terra.” Possono anche dire così, ma non importa quanto in alto possono costruire i loro grattacieli, anche se mettono mattone su mattone eternamente non raggiungeranno la luna in quel modo, è impossibile. La cosa più importante è ascoltare gli ordini di Allah Onnipotente ed obbedire ad essi come meglio possiamo e anche se non raggiungeremo mai la luna, forse saremo migliori di chi non ci prova, perché noi eseguiamo degli ordini ed è meglio tentare; ma, anche se sappiamo che il successo finale è impossibile da raggiungere, dobbiamo farlo per rispetto del Signore. In ogni religione, ogni Profeta è stato inviato per insegnarci questo.


Tratto dal libro “Il Giardino della Conoscenza