Medinat al Munawwara
La Città Luminosa
Il Profeta (s.A.a.s.) visse gli ultimi anni della sua vita a Medina. Le sue ultime parole furono: “All’amico supremo “. Lavarono il suo corpo, l’avvolsero in un lenzuolo, e a uno a uno sfilarono i fedeli dicendo: “La pace sia con te, o Rasul (inviato) di Allah! Noi testimoniamo che tu hai trasmesso il suo messaggio, che ti sei adoperato a seguire la sua traccia, sino a glorificarne la religione e condurla a compimento “. Con queste stesse parole, dopo tredici secoli, i musulmani rendono omaggio alla tomba del Profeta (S.a.s.), nel medesimo punto in cui è morto.
” A distanza di tredici secoli, la sua presenza spirituale è quasi altrettanto viva come nei suoi giorni. A lui solo si deve se una spora di villaggi, anticamente chiamati Yathrib, divennero una città che fino a tutt’oggi è amata dai musulmani come mai nessuna città nel mondo. Città che tuttora è rimasta senza un suo nome (Medina vuol dire città), poiché viene chiamata da più di tredici secoli Madinat an-nabawi, “la città del Profeta (S.a.s.)”. Da più di tredici secoli tale amore vi è venuto a convergere, che tutte le forme, tutti i gesti vi hanno assunto come un’aria di famiglia e tutte le differenze esteriori si sono attenuate per integrarsi in un armonia comune.
Tale è la felicità che vi si pregusta sempre: questa unificante armonia… Il legame spirituale che unisce [tutti i musulmani] al loro grande passato spirituale si respira ancora in questi luoghi. Mai città nel mondo è stata a tale punto amata a causa di un solo uomo. Mai uomo, morto da più di tredici secoli, è stato amato personalmente, e da tale numero incalcolabile di uomini, come colui che giace sotto la cupola verde.” (Muhammad Asad, L’itinerario della Mecca).