Fariduddin ‘Aṭṭār di Nishapur

La Conferenza degli Uccelli di Farid al-Din Attar
La Conferenza degli Uccelli di Farid al-Din Attar

La conferenza degli uccelli. Dettaglio della pagina di un manoscritto del Mantiq al-Tayr (Il linguaggio degli uccelli) di Farid al-Din Attar, circa 1600, Safavid, Isfahan, Iran.

Benché Fariduddin ‘Aṭṭār si uno dei massimi maestri della letteratura classica Sufi, l’ispiratore di Rumi, le sue Memorie dei Santi, racconti e insegnamenti dei saggi sufi, dovettero attendere circa sette secoli e mezzo per essere tradotti in inglese. Malgrado il crescente interesse dell’occidente per il sufismo, fu l’eremita indu Bankey Behari a pubblicare ventidue brani scelti dal libro, nel 1961.

‘Aṭṭār scrisse in tutto circa centoquattordici libri, fra i quali i più celebri sono Il Libro Divino (Ilahi Nama), La Conferenza degli uccelli (Mantiq al tayr) ed il Libro dei consigli. Egli impartisce i suoi insegnamenti per mezzo di biografie illustrative ed apologhi che contengono non soltanto precetti morali ma anche allegorie rappresentanti determinati stadi dello sviluppo umano. Nella Conferenza degli uccelli, ad esempio, egli illustra brevemente stadi individuali della coscienza umana, anche se poi sono descritti in diversi individui o in intera comunità. ‘Aṭṭār usò il tema del viaggio, o della ricerca come analogia coi successivi stadi dell’anima umana in cerca di perfezione.

Si dice che predisse l’invasione mongola del tredicesimo secolo e che, dopo avere mandato i suoi discepoli in luoghi sicuri, avendo rifiutato onori dalle mani degli invasori mongoli provenienti dall’Asia centrale, sia stato ucciso dai soldati di Gengis Khan.

ALCUNE SUE STORIE

Una Risposta di Gesù

Alcuni Israeliti un giorno insultarono Gesù mentre egli passeggiava per le vie, nella loro parte della città. Ma egli rispose recitando preghiere nel loro nome. Qualcuno gli disse: “Tu hai pregato per questi uomini, non hai sentito collera verso di essi?”. Egli rispose: “Io potevo spendere solo la moneta che avevo nella mia borsa”.

Il Cuore

Qualcuno si avvicinò a un pazzo che piangeva con grandissima amarezza e gli disse: “Perché piangi?”. Il pazzo rispose: “Piango per attirare l’attenzione del Suo cuore”. L’altro replicò: “Dici delle sciocchezze perché ‘Egli non ha un cuore fisico” Il pazzo disse: “Sei tu che hai torto, perché Egli possiede tutti i cuori che esistono. Per mezzo del cuore si può entrare in contatto con Dio”.

A chi gli offriva un dono inaccettabile

E che! Vorreste con una somma di denaro cancellare il mio nome dal Registro dei Dervisci?

La storia di Fazl-Rabbi

Un giorno un vecchio che versava nell’indigenza andò a trovare Fazl-Rabbi per parlare di un suo problema. Essendo stanco e nervoso il vegliardo ferì il piede di Fazl-Rabbi con la punta ferrata del suo bastone. Mentre ascoltava attentamente quanto il vecchio aveva da dirgli, Fazl-Rabbi non disse parola, pur impallidendo e poi arrossendosi in viso per il dolore che la punta ancora infitta nel piede gli procurava. Poi, quando il vecchio ebbe finito di parlare dei fatti suoi, prese il foglio che l’altro gli porgeva e vi appose la propria firma.

Quando il vecchio se ne fu andato tutto contento perché la sua domanda era stata accolta, Fazl-Rabbi si permise di lasciarsi andare. Uno dei nobili del suo seguito disse: “Signor mio, ve ne stavate seduto, col sangue che scorreva dal piede, mentre quel vecchio ve lo trafiggeva con la punta di ferro del suo bastone e voi non dicevate nulla, assolutamente nulla”.

Fazl-Rabbi rispose: “Non mostrai alcun segno di dolore perché temevo che il vecchio, desolato e confuso, se ne andasse e così rinunziasse a chiedere il mio aiuto. Come potevo io arrecare altra pena ad uno già tanto povero?”. Sii un vero uomo: impara ad essere nobile nell’azione e nel pensiero come lo fu Fazl-Rabbi.


Vedi anche:

La Conferenza degli uccelli di Fariduddin ‘Aṭṭār