GrandShaikh Abdullah ad-Daghistani

Possa Allah Santificare la Sua Anima

GrandShaikh Abdullah ad-Daghistani

Le mie palpebre mai si chiudono senza che Tu sia tra loro ed i miei occhi.

Il Tuo amore è parte di me come lo è il discorso interiore dell’anima.

Non posso respirare senza che Tu sia nel mio respiro

e Ti trovo scorrendo lungo ciascuno dei miei sensi

Abul-Hassân Sumnûn

Lo zolfo rosso tra i Santi, la lampada di cristallo di questo universo ed il suo piedistallo, egli era sostenuto da una fede incrollabile. Conoscitore dei significati nascosti del Sacro Corano, era la chiave dei suoi segreti, illuminato dalla pura essenza della Verità. Aveva un’enorme esperienza nella Via dei suoi predecessori. Il sufismo era il suo sangue.

Il Profeta Muhâmmad (s.A.’a.s.) era il suo cuore. La Presenza Divina era la sua anima. Era il luminare della Conoscenza Divina per le creature del suo tempo, possessore delle perfette caratteristiche e controllore del suo io attivo.

Egli era un oceano di conoscenza in cui tutti gli esseri umani potevano navigare e raggiungere illesi la sponda loro assegnata. Quando lui nacque la terra brillò di una nuova luce risplendente.

La gente correva alla sua porta per trovare tramite suo la felicità in questo mondo e nell’altro.

Era un oceano d’insegnamenti le cui onde si infrangevano spumeggiando sulla Sponda Divina.

Egli lasciava perplessi gli eruditi con la sua conoscenza superiore e fu il più grande degli asceti di cui mai si sia sentito e parlato. Dal suo spirito dava disinteressatamente per dissetare la sete del mondo fisico e del mondo spirituale. Era una galassia in se stesso inghirlandato di soli e stelle di varia misura e vari colori, trasmettendo una luce diversa ad ogni individuo. Egli portava la corona dell’Amore Divino e da lui la gente sorseggiava il desiderato miele dei Segreti Divini.

Non lasciò mai una persona senza innalzarla con il suo respiro spirituale. L’oscurità dell’ignoranza scomparve nell’illuminazione della sua conoscenza. Egli fu allevato nella culla della stazione dell’Arci-Intercessore, al cui trono ascese più tardi nel corso della sua vita.

Era un rivivificatore della religione nel suo tempo. La reputazione dei suoi buoni consigli e della sua guida si sparse in tutto il mondo. I re aspettavano davanti alla sua porta. I dotti cercavano da lui un’apertura. Nel suo tempo nessuno rimase senza ricevere nutrimento dalla sua spiritualità. Per mezzo della sua luce l’oscurità svanì ed i segreti delle grazie risplendettero nella gente. Era il Santo perfetto ed il pilastro dei sapienti.

Nacque nel Daghestân nell’anno 1309H/1891d.C. da una famiglia di medici. Suo padre era un medico e suo fratello era un chirurgo nell’esercito russo.

Egli crebbe e fu educato da suo zio, Shaykh Sharafuddîn ad-Daghistâni (Q.s.), il maestro del suo tempo dell’Ordine Naqshbândi, che ebbe per lui particolari cure fin dalla sua prima infanzia. Durante la gravidanza di sua sorella, Shaykh Sharafuddîn le disse:”Il figlio che porti nel tuo grembo non ha veli sul suo cuore. Potrà vedere eventi passati ed eventi futuri. Egli sarà uno di coloro che possono leggere la conoscenza segreta direttamente dalla Tavola Custodita (Lahu-l-Mahfûs). Sarà il Sultân al-Awliyâ (il Re dei Santi) del suo tempo. Fra i Santi sarà chiamato “la guida della comunità di Muhâmmad (s.A.’a.s.).” Egli renderà perfetta la capacità di essere con Dio e con la gente allo stesso tempo. Erediterà dal Profeta (s.A.’a.s.) il segreto a cui si riferiva quando disse:

Io ho un volto che guarda al Creatore ed un volto che guarda alla creazione”

“Io ho un ora con il Creatore ed ho un ora con la creazione.”

Quando nascerà chiamalo Abdullâh perché porterà il segreto della servitù a Dio. Con lui l’Ordine tornerà a diffondersi nei paesi arabi e, tramite suo, il suo successore diffonderà l’Ordine nei paesi occidentali e nell’Estremo Oriente. Devi avere cura di lui e ti chiedo che, quando avrà raggiunto l’età di sette anni, tu me lo affidi per crescerlo ed educarlo sotto la mia attenzione.”Il dodici del mese di Rabi-ul-Awwal, un martedì, sua madre Amina partorì suo figlio che chiamò Abdullâh. Mentre stava partorendo verso mezzanotte, nessuno era con lei.

Suo marito era occupato e suo fratello era via. Lei disse che, mentre stava per nascere, ebbe la visione di due donne che si avvicinavano: una era Rabia al-Adawiyya e l’altra Asiya [la moglie del Faraone che credette in Mosè (a.S.)]. Esse l’aiutarono a partorire. Dopo un po’ queste scomparvero e lei potè vedere il bambino. In quel momento suo marito tornò e lui continuò ad aiutarla. I suoi genitori non lo sentirono mai piangere. Nella sua infanzia dall’età di un anno, lo videro spesso con la testa al suolo, in prostrazione. Sua madre, i suoi familiari e i vicini ne erano stupefatti. A sette mesi parlava e si faceva intendere chiaramente.

In molte altre cose era diverso da tutti gli altri bambini. Spesso lo vedevano muovere la testa da destra a sinistra ripetendo il Nome di Allah. All’età di tre anni era solito predire il futuro agli ospiti di casa, dei quali sapeva il nome senza che gli venisse detto prima. Vedere quel bambino eccezionale e sentirlo parlare stupiva la gente del suo paese.

All’età di sette anni era erudito nella scienza del Corano. Era solito sedere con suo zio, Shaykh Sharafuddîn ad-Daghistâni, e rispondere alle domande che la gente gli poneva. Le sue risposte erano sempre molto chiare e corrette, anche se non aveva mai studiato la Legge Sacra.

Recitava i versetti del Corano e le Ahâdith a sostegno delle sue tesi senza mai aver studiato la Scienza delle Tradizioni e questo causava una sempre maggiore attrazione di gente verso di lui. La casa di suo padre era sempre piena di visitatori che venivano a chiedergli riguardo ai loro problemi, le loro difficoltà e i loro affari quotidiani.

Egli rispondeva e prediceva il risultato delle loro azioni. All’età di sette anni era così famoso che se qualcuno del paese voleva sposarsi, prima andava da lui a chiedere se quel matrimonio era destinato al successo e se era in accordo con la Volontà Divina come menzionato nel Lahu-l-Mahfûz (la Tavola Custodita).

Gli eruditi del suo tempo verificavano i suoi detti ed accettavano i suoi pareri giuridici. I sapienti del suo tempo erano così affascinati dal suo sapere, sebbene avesse solo sette anni, che venivano da lontano per ricevere dalla conoscenza spirituale che effluiva da lui come da una fontana. A suo zio che gli chiedeva come potesse parlare cosi, continuamente e senza sforzo, rispose:

“O mio zio, vengono come parole scritte in fronte a me dalla Presenza Divina. Devo solo guardare e leggere quello che vi è scritto.”

Era solito discorrere di argomenti di conoscenza profonda dei quali nessuno aveva mai parlato prima. All’età di sette anni disse ai Maestri di Saggezza del tempo: “Se vi parlassi di ciò che è stato messo nel mio cuore dalla Conoscenza Divina, pure i Santi mi taglierebbero la gola.

“Era estremamente meticoloso nell’osservare le prescrizioni della Legge Divina. Era il primo ad apparire in moschea per la preghiera, cinque volte al giorno. Era il primo ad arrivare per lo dhîkr . Era il primo ad arrivare negli incontri dei sapienti. Era il primo ad arrivare negli incontri spirituali.

Divenne famoso per la sua capacità di curare i malati con la recitazione della Sûrat al-Fâtiha . Molta gente venne portata a lui con differenti tipi di malattie. Egli recitava Sûrat al-Fâtiha, soffiava su di loro e questi venivano guariti. Aveva un potere di guarigione enorme, anche a grande distanza. La gente veniva a chiedere aiuto per i loro parenti, o per la loro moglie o per qualche altro malato impossibilitato a venire personalmente. Egli recitava una Fâtiha chiedendo ad Allah di inviare loro il beneficio e questi guarivano immediatamente a qualsiasi distanza fossero. La guarigione era una fra le sue infinite specialità.

Parlando di se stesso disse: Sono un discendente di Miqdâd ibn al-Aswâd (R.a.) che il Profeta (s.A.’a.s.) soleva nominare suo rappresentante quando lasciava Medina per una missione. Ho ereditato, come mio zio (Shaykh Sharafuddîn), i 5 segni della mano Santa del Profeta (s.A.’a.s.), che egli pose sulla schiena del nostro avo benedetto, Miqdâd ibn al-Aswâd. Da quel marchio ereditario brilla una luce speciale.In quel tempo, alla fine del XIX secolo, il Daghestân era sotto la dura oppressione e la tirannia dell’esercito invasore russo. Suo zio, che era il capo spirituale del villaggio, e suo padre, che era un rinomato medico, decisero di emigrare dal Daghestân in Turchia. Dopo aver raggiunto quella decisione, chiesero a Shaykh Abdullâh di fare una consultazione spirituale ( assalâtu-l-istikhâra ) sull’adeguatezza della migrazione in quel momento.

Shaykh Abdullâh così descrisse l’evento: Quella sera pregai la preghiera della notte. Rinnovai l’abluzione e pregai un ciclo di 2 prostrazioni. Mi sedetti in meditazione e mi ricollegai, attraverso il mio shaykh, mio zio, al Profeta Muhâmmad (s.A.’a.s.).

Vidi il Profeta (s.A.’a.s.) venirmi incontro con 124.000 compagni dicendomi: “Figlio mio, ti investo del potere che è nel mio cuore e di quello dei miei 124.000 compagni. Dì a tuo zio ed ai responsabili del villaggio di emigrare immediatamente in Turchia.”Poi vidi il Profeta (s.A.’a.s.) abbracciarmi e vidi me stesso scomparire in lui. Come fui scomparso, vidi me stesso ascendere dalla Cupola della Roccia da dove il Profeta (s.A.’a.s.) intraprese il suo Viaggio Notturno. Vidi me stesso cavalcare lo stesso Burâq che trasportò il Profeta (s.A.’a.s.) e, in una vera visione, giunsi alla stazione “dei due archi di distanza” (Cor. 53, 9), da dove potevo vedere il Profeta (s.A.’a.s.) ma non me stesso. Mi sentii una parte dell’intero essere del Profeta (s.A.’a.s.). Attraverso quell’ascensione ricevetti le realtà ( haqaîq ) che il Profeta (s.A.’a.s.) aveva riversato nel mio cuore, da quello che lui ricevette nella Notte dell’Ascensione.

Tutti questi tipi differenti di conoscenze vennero al mio cuore in parole di luce, che inizialmente erano verdi, poi cambiavano in porpora, e la comprensione veniva riversata nel mio cuore in quantità immensurabile. Sentii una voce proveniente dalla Presenza Divina che diceva: “Avvicinati, o Mio servitore, alla Mia Presenza.” Come mi avvicinai, tramite il Profeta (s.A.’a.s.), ogni cosa scomparve, persino la Realtà spirituale del Profeta (s.A.’a.s.). Nulla esisteva eccetto Allah, l’Onnipotente, l’Altissimo.Sentii allora una voce proveniente da tutte le Sue Luci ed i Suoi Attributi che risplendevano alla Sua Presenza: “O Mio servitore, vieni ora nello stato di sussistenza ( baqâ ) dentro questa luce.” Sentii me stesso entrare nello stato di permanenza per mezzo del Profeta (s.A.’a.s.), dopo essere stato annichilato, apparendo e sussistendo nella Presenza Divina, decorato con i 99 Attributi.

Poi vidi me stesso all’interno del Profeta (s.A.’a.s.), apparendo all’interno di ogni creazione che esiste per il Potere Divino. Questo ci portò in uno stato in cui ci fu possibile realizzare che vi sono universi al di là di questo universo e che non vi è fine alle creazioni di Allah l’Onnipotente, l’Altissimo.In quel momento sentii mio zio che mi toccava la spalla, dicendomi: “Figlio mio, è l’ora della preghiera dell’alba!” Pregai dietro a lui, insieme a più di trecento altre persone del villaggio.

Dopo la preghiera, mio zio si alzò e disse: “Ho chiesto a mio nipote di chiedere un consulto spirituale.” Tutti aspettavano ansiosamente di udire ciò che avevo visto. Mio zio immediatamente disse: “Per mezzo del mio potere fu portato alla presenza del Profeta (s.A.’a.s.). Il Profeta (s.A.’a.s.) dà ad ognuno di noi il permesso di spostarsi in Turchia. Poi lo portò attraverso differenti stati fino alla“…distanza di meno di due archi” (Cor. 53, 9)Poi lo portò in una stazione in cui gli aprì una conoscenza che non era mai stata concessa prima ad alcun Santo. La sua ascensione è stata un veicolo d’istruzione per i Santi del passato e del presente e la chiave di apertura di sconfinati oceani di conoscenza e di saggezza.”Dissi a me stesso: “Mio zio era con me ed è stato tramite il suo potere che ebbi quella visione.”Tutti in paese iniziarono a prepararsi per l’emigrazione. Il viaggio dal Daghestân in Turchia fu pieno di difficoltà causate sia dai soldati russi sia dai briganti che uccidevano senza il minimo scrupolo. Vicino al confine turco dovevamo attraversare una foresta che sapevamo essere piena di soldati russi. Era il tempo della preghiera dell’alba ( fajr ). Mio zio disse: “Preghiamo salât-ul-fajr e poi attraversiamo la foresta.” Dopo la preghiera chiese un bicchiere d’acqua sul quale egli recitò dei versi della Surah Yasîn:

“E Noi abbiamo posto una barriera di fronte a loro e una barriera dietro a loro e li abbiamo avvolti (in veli) cosi che essi non possono vedere.” (Cor. 36, 9)

Poi recitò: “Allah è il Migliore Protettore ed è il Più Misericordioso fra i misericordiosi.” (Cor. 12, 64)

 Come recitò questi versi tutti sentirono qualcosa discendere sopra i loro cuori. Vidi tremare tutti gli emigranti. Allah mi fece avere una visione in cui potei vedere che eravamo circondati da soldati russi. Vidi che essi sparavano a qualunque cosa si muovesse, pure agli uccelli. Poi vidi noi che passavamo ed eravamo salvi. attraversammo la foresta senza che sentissero alcun rumore dei nostri passi e quelli dei nostri animali ed arrivammo in salvo dall’altra parte del confine. La visione finì quando Shaykh Sharafuddîn ebbe finito di recitare. Gettò dell’acqua sopra di noi e disse: “Muovetevi, ma non guardate indietro!”

Come ci incamminammo, potevamo vedere soldati russi da ogni lato ma era come se fossimo invisibili. Camminammo per 20 miglia attraverso quella foresta, dall’alba fino alla preghiera della notte. Non ci fermavamo se non per pregare ed eravamo invisibili a chiunque. Sentivamo i soldati russi sparare agli uomini, agli animali, agli uccelli e a tutto ciò che si muoveva ma noi passammo non visti ed indenni. Fummo i soli a passare. Uscimmo dalla foresta e giungemmo in Turchia.

Viaggiammo dapprima fino a Bursa, dove Shaykh Sharafuddîn si stabilì per un anno. Dopo di che ci muovemmo per Rashidiya ricongiungendoci a suo zio Shaykh Abu Muhâmmad al-Madâni, dove fondarono un villaggio per gli emigranti Daghistâni. Il posto si trova a 30 miglia da Yalova, che è sulla costa del Mar di Marmara, circa 50 miglia da Bursa e circa 60 miglia da Adapazar. Lì costruirono la prima moschea di quel villaggio e lì vicino costruì la sua casa.

Tutti gli emigrati si preoccuparono di costruirsi pure loro una casa. Mio padre e mia madre la costruirono vicino a quella di Shaykh Sharafuddîn.

Quando raggiunsi l’età di tredici anni, la Turchia era sotto l’attacco degli inglesi, dei francesi e dei greci. In Turchia tutti erano costretti ad arruolarsi. Mio padre morì e mia madre era sola, così che dovetti lavorare per sostenere mia madre. Quando ebbi quindici anni Shaykh Sharafuddîn mi disse: “Ora, figlio mio, sei maturo, sei un adulto e puoi sposarti.”

Mi sposai alla giovane età di quindici anni e vissi con mia madre e mia moglie.Il suo primo ritiro e la sua educazione spirituale.Shaykh Sharafuddîn allevò ed educò Shaykh Abdullâh con intensiva disciplina spirituale e lunghe ore di dhîkr . Sei mesi dopo il matrimonio, gli fu ordinato di entrare in ritiro per cinque anni: Ero sposato da soli sei mesi quando il mio Shaykh mi ordinò di entrare in ritiro per cinque anni. Mia madre era così scontenta che andò a lamentarsi presso il mio Shaykh, che era suo fratello. Anche mia moglie era scontenta. Il mio cuore invece non si lamentò mai, al contrario era assolutamente felice di entrare in quel ritiro che avevo desiderato cosi ardentemente.

Entrai in seclusione sebbene mia madre piangesse e dicesse: “Non ho altro che te! Tuo fratello è ancora in Russia e tuo padre è morto!” Comprendevo le ragioni di mia madre, ma sapevo che era un ordine del mio Shaykh e che veniva direttamente dal Profeta (s.A.’a.s.).Entrai in ritiro con l’ordine di fare sei docce d’acqua fredda ogni giorno, di rispettare tutte le obbligazioni e di eseguire tutte le pratiche devozionali giornaliere ( awrâd/dhîkr ). Oltre a questo dovevo recitare da sette a quindici sezioni ( juz ) del Sacro Corano e di recitare il Santo Nome di Allah 148.000 volte e la preghiera ed il saluto al Profeta (s.A.’a.s.) ( salawât ) 24.000 volte. Vi erano in più altre pratiche e tutto doveva essere compiuto in uno stato meditativo di concentrazione e di attenzione.

Ero in una caverna, nel profondo di una grande foresta, in altitudine su una montagna coperta di neve. Una persona aveva l’incarico di servirmi sette olive e 50 grammi di pane al giorno. Entrai in quel ritiro quando avevo quindici anni e mezzo.

Quando uscii di lì avevo venti anni ed ero molto magro, pesavo solo 45 chilogrammi. Quello che mi fu svelato come esperienze e visioni non può essere espresso a parole.

Quando entrai nel ritiro spirituale dissi al mio ego: “O mio ego, anche se dovessi morire, non lascerai questo ritiro. Devi sapere questo e non cercare di ingannarmi perché non mi farai cambiare idea.”Vi era un’apertura verso l’esterno nella parte alta di quella caverna e quando vi entrai lo chiusi con un pezzo di stoffa. Dormivo pochissimo. Non sentivo bisogno di dormire perché avevo un tale forte sostegno spirituale.

Una volta ebbi la visione del Profeta (s.A.’a.s.) in ritiro nella caverna del Monte Hira. Per 40 giorni sedetti dietro a lui senza mai dormire.Una notte, mentre recitavo lo dhîkr , una forte tempesta si abbattè sulla montagna.

Potevo sentire l’acqua scendere a fiumi, gli alberi che cadevano e alla fine, la neve. Era molto freddo e niente mi riscaldava all’infuori dal calore del dhîkr . Il forte vento fece volare via il velo che chiudeva il buco in cima alla caverna. Il vento soffiava, la neve cadeva su di me e mi stavo congelando. Era così freddo che non potevo muovere neppure un dito per contare le ripetizioni del dhîkr . Il cuore quasi si fermò.

Allora mi venne in mente di cercare di chiudere il buco. Appena quel pensiero venne alla mia mente, vidi in visione il mio Shaykh che gridava: “O figlio mio! Sei occupato con te stesso o con colui che ti ha creato? Se muori di freddo è meglio per te che lasciare il tuo cuore per un momento nella pigrizia e la dimenticanza.”

Quella visione diede calore al mio cuore e determinazione a riprendere lo dhîkr immediatamente. Come continuavo lo dhîkr , veniva sempre più vento e sempre più neve. Lottai con me stesso ed alla fine mi dissi: “Muori pure, ma continua il tuo dhîkr .” Come dissi questo, la neve ed il vento si fermarono. Poi cadde un albero che chiuse il buco della caverna.

Un giorno, dopo aver pregato l’ultima preghiera della notte, mentre ero occupato con lo dhîkr ed il mio cuore era connesso con la sua Origine, ebbi la visione di me stesso che recitavo lo dhîkr alla Presenza Divina. Alla stesso tempo sentivo qualcosa che mi circondava. Sapevo che non era una cosa dal mondo spirituale, ma qualcosa di fisico. Ricordai il detto del Profeta (s.A.’a.s.):

“Niente mette timore al mio cuore all’infuori del timore di Dio.”

Sebbene sentissi quella cosa che si stringeva intorno a me, il mio cuore rimase indisturbato alla Presenza Divina.

In quello stato raggiunsi la stazione della consapevolezza dai numeri alla 777.777 ripetizione del Nome Divino. Stavo passando alla ripetizione successiva quando sentii la Presenza Divina rivolgersi a me dicendo:

“O Mio servitore! Questa notte hai raggiunto il segreto della consapevolezza dei numeri. Hai guadagnato la chiave per quella stazione. Entra alla Nostra Presenza nello stato di colui che parla con il suo Signore, lo stato di Mosè (a.S.) quando parlò direttamente con Me.”

Ricevevo risposte a domande che Santi non erano mai riusciti ad avere prima. Ebbi l’opportunità di chiedere ad Allah: “O Allah, qual è il tuo Più Grande Nome?” Egli disse: “O mio servitore, ti verrà dato più tardi.” Quella visione finì ed era l’ora della preghiera dell’alba.

Mi era stato ordinato di farmi una doccia d’acqua fredda prima di ogni preghiera. Non c’era acqua corrente così dovevo usare neve sciolta per lavarmi. Quando mi alzai per fare l’abluzione, trovai di fronte a me la testa di un serpente che mi circondava completamente. La sua testa era posta in modo tale che qualsiasi movimento avessi fatto causato da paura mi avrebbe morso. Non gli diedi alcuna importanza e nella mia mente lo resi inesistente. Non potevo fare la doccia con il serpente così arrotolato intorno a me, ma gli ordini dello Shaykh vanno eseguiti. Così versai l’acqua sopra il serpente e sopra i miei vestiti. Quel serpente rimase arrotolato intorno a me per 40 giorni. Quando pregavo muoveva la sua testa permettendomi cosi di prostrarmi.

Per quaranta giorni mi controllò, guardando se mi impaurivo o commettevo degli errori, pronto ad attaccarmi. Questa prova, che veniva dal mio Shaykh per vedere se avevo paura di altri che Allah, finì ed il serpente si srotolò dal mio corpo. Si sedette per un po’ a guardarmi poi scomparve.Shaykh Abdullâh passò cinque anni in quel particolare ritiro che finì quando aveva 20 anni.

Quando ne uscì, era idoneo per la chiamata di leva e partì per il militare.La Sua AscensioneEgli cosi descrisse un incidente che successe durante il servizio militare nell’esercito ottomano.Vidi mia madre solo per una o due settimane.

Poi mi portarono in un campo di battaglia chiamato Safar Barlik nei Dardanelli. Un giorno, durante un attacco del nemico, cento di noi rimasero in dietro per difendere il fronte. Ci era impossibile difendere la nostra posizione, ed eravamo sotto un forte attacco.

Sentii un proiettile colpirmi al cuore e caddi al suolo ferito a morte. Mentre ero a terra morente, il Profeta (s.A.’a.s.) mi venne in contro e disse:

“O mio figlio, ti era stato destinato di non morire qui ma abbiamo ancora bisogno di te sia nella tua forma spirituale, che in quella fisica. Vengo da te per mostrarti come muore una persone e come l’angelo della morte porta via le anime.”

Mi presentò una visione in cui vidi la mia anima lasciare il corpo, cellula dopo cellula, iniziando dagli alluci. Come la vita si ritirava, potevo vedere quante cellule vi sono nel nostro corpo la funzione di ogni cellula e la cura per le loro malattie e potevo udire lo dhîkr di ogni singola cellula. Sperimentai ciò che sente una persona mentre muore.

Fui portato a vedere i differenti stati della morte: stati dolorosi, stati piacevoli, e gli stati più benedetti della morte. Il Profeta (s.A.’a.s.) mi disse:

“Tu sei tra coloro che trapassano attraversando gli stati più benedetti della morte.”

Ero così contento di questo mio morire perché stavo tornando alla mia Origine, cosa che mi fece comprendere il segreto del verso coranico:

“A Dio apparteniamo e a Lui è il ritorno.” (Cor. 2, 156)

Quella visione continuò finché sperimentai la dipartita dell’anima all’ultimo respiro. Vidi l’angelo della morte e udii le domande che avrebbe posto. Sperimentai tutti i tipi di visione che appaiono a chi è appena morto, tuttavia ero vivo durante quell’esperienza e questo potevo comprendere il segreto di quello stato vidi in quella visione la mia anima guadare giù al mio corpo ed il Profeta (s.A.’a.s.) che mi diceva:

“Vieni con me!”

Accompagnai il Profeta (s.A.’a.s.) che mi portò ad avere una visione dei sette cieli. Vidi tutto ciò che volle farmi vedere (in essi). M’innalzò alla stazione di veridicità e sincerità ( Maqâm as-Sidq ), dove incontrai tutti i Profeti, tutti i Santi, tutti i martiri ( shuhadâ ) e tutti i più devoti ( salihîn ).

Egli disse: “O figlio mio, ora ti porterò a vedere le torture dell’inferno.”

Lì, vidi tutto ciò che il Profeta (s.A.’a.s.) ha menzionato nelle tradizioni riguardo alla torture e le punizioni di quel posto. Dissi: “O Rasulullah (s.A.’a.s.), o tu che sei stato inviato come misericordia per i mondi, non vi è alcuna possibilità che costoro possano essere salvati?” Egli mi rispose:

“Si, figlio mio, con la mia intercessione possono salvarsi. Quello che ti sto mostrando è il destino di questa gente se io non avessi il potere di intercedere per loro.”

Il Profeta (s.A.’a.s.) disse: ” Ora, figlio mio, ti farò tornare alla terra ed al tuo corpo.”

Appena ebbe detto questo guardai giù e vidi il mio corpo che aveva l’aspetto di una cosa gonfiata, lo guardai e dissi:

“O Profeta di Allah (s.A.’a.s.), è meglio stare qui con te. Vorrei non tornare indietro. Sono felici qui con te alla Presenza Divina. Sono già stato in quel mondo e l’ho lasciato. Perché dovrei tornarci? Guarda, il mio corpo è gonfio.”

Egli disse: “O figlio mio, devi tornare indietro. Questo è il tuo compito.”

Per ordine del Profeta (s.A.’a.s.) tornai al mio corpo sebbene non lo volessi. Appena vi ritornai vidi che il proiettile era come in una gabbia di carne ed il sangue si era fermato. Rientrai nel corpo delicatamente e la visione finì. Vidi i medici sul campo di battaglia che cercavano fra i morti dei sopravvissuti. Poi uno di loro disse: “Questo è vivo, Questo è vivo!” Non avevo alcuna forza per muovermi o per parlare. Poi seppi che ero stato lì per sette giorni.

Mi presero e mi curarono fino a che mi ristabilii e tornai in salute. Alloro mi riportarono da mio zio che appena mi vide disse: “O figlio mio, hai gradito la visita?” Non sapevo se dire di si o di no, volevo capire se intendeva dire la visita all’esercito o la visita in compagnia del Profeta (s.A.’a.s.). Egli allora chiese nuovamente: “Ti è piaciuta la visita con il Profeta (s.A.’a.s.)?”

Compresi che sapeva già tutto quello che mi era successo. Corsi allora da lui gli baciai la mano e gli dissi: “O mio maestro, sono stato con il Profeta (s.A.’a.s.) e devo ammettere che non avrei voluto tornare indietro. Ma egli disse che il mio compito era qui.”Il totale abbandono di Shaykh AbdullâhShaykh Abdullâh continuò a vivere sotto il vigile occhio di suo zio Shaykh Sharafuddîn. Progredì sempre di più nella conoscenza spirituale.

Un giorno Shaykh Sharafuddîn era seduto in un incontro con 300 sapienti (‘ ulamâ ), sia di conoscenza esteriore ( dhâhir ) che interiore ( bâtin ). Erano li riuniti per discutere di argomenti della massima importanza per la loro vita spirituale. Shaykh Abdullâh stava salendo su per la collina per unirsi a loro.

Alcuni studiosi dissero a Shaykh Sharafuddîn: “Siamo stupiti della grande importanza che dai a quel bambino.” Lo Shaykh rispose:”Guardatelo, sta venendo a farmi visita. Se un bambino di 7 anni andasse da lui e gli dicesse:

“Il tuo Shaykh ti manda il messaggio che devi andare a Mecca,” anche se non avessi mandato io quel ragazzo. Abdullâh accetterebbe immediatamente e farebbe quello che gli è stato detto di fare. Questo perché riferisce ogni cosa a me senza preoccuparsi attraverso quale mezzo questo sia giunto a lui. Sa che ciò che viene da me viene dall’ordine del Profeta (s.A.’a.s.), perché il mio cuore è legato al suo cuore e che la sua origine è in Dio. Ora, se questo dovesse succedere, senza tornare a salutare sua moglie e senza portarsi delle provviste e senza prepararsi alcun bagaglio, immediatamente dirigerebbe i suoi passi verso Mecca.

E’ per questo che gli do tante importanza, e anche perché in quale tipo di stazione si trova.Nella stazione in cui lui si trova adesso, a nessuno prima di lui, incluso me stesso, è mai stato possibile entrarvi. Egli ha già raggiunto uno stato più del mio e più alto di quello di qualunque altro Maestro di questa Via che, come l’Ordine continua da un Maestro all’altro, si muova sempre verso l’alto. Il Segreto viene passato da uno Shaykh all’altro ed il rango che viene ereditato e incrementato dall’aggiunta del segreto del successore.

Nello stesso tempo, il rango del Profeta (s.A.’a.s.) è sempre crescente in ogni momento e poiché egli viene portato sempre più in alto, così lo sono anche i Santi della sua comunità. Questo è il significato del verso coranico:

“E sopra ogni sapiente vi è sempre un possessore di conoscenza più elevata” (Corano 12,76)

L’incontro con Gûrdjieff

Granshaykh Abdullâh serviva il suo maestro ricevendo le centinaia di visitatori che venivano a visitarlo, la maggior parte dei quali proveniente dal Daghisan. Fra i tanti visitatori vi fu il maestro russo George Gûrdjieff. Di recente arrivato in Turchia, dopo una lunga e ardua fuga dalla Russia al tempo della rivoluzione comunista, Gûrdjieff venne a visitare Shaykh Sharafuddîn.

Era cresciuto nella regione del Caucaso ed aveva già avuto molti contatti con Sufi di vari Ordini. Dopo aver viaggiato molto era felice di aver trovato gli eredi del lignaggio dell’Eccelso Ordine Naqshbândi daghistano.

Shaykh Sharafuddîn chiese a Shaykh ‘Abdullâh di ospitare il loro ospite. Shaykh ‘Abdullâh raccontò poi l’episodio in un incontro con diversi murîd molti anni dopo. Appena si incontrarono Shaykh ‘Abdullâh disse:

“Tu sei interessato nella conoscenza dei nove punti. Ne parleremo domattina dopo la preghiera dell’alba. Adesso mangia qualcosa e riposa.”

All’ora della preghiera dell’alba, Shaykh ‘Abdullâh chiamò Gûrdjieff e lo invitò a venire a pregare con lui. Dopo che ebbero finito la preghiera, lo Shaykh recitò dal Sacro Corano Surah Yasîn.

Appena finita la recitazione, Gûrdjieff lo avvicinò e gli chiese se poteva parlare di ciò che aveva appena sperimentato. Gûrdjieff disse:

Come avete finito la preghiera e avete iniziato a recitare, vi ho visto venire da me e prendermi per mano. Fummo trasportati in un bellissimo giardino di rose. Mi diceste che quel giardino era il vostro giardino e che quelle rose erano i vostri discepoli, ognuno con un suo colore ed un suo profumo. Mi indirizzaste ad una rosa rossa in particolare e mi diceste: “Questa rosa è tua. Annusala.” Come l’ebbi fatto vidi la rosa aprirsi ed io scomparvi dentro di essa e divenni la rosa stessa. Entrai nelle sue radici che mi guidarono alla vostra presenza. Trovai me stesso entrare dentro il vostro cuore e diventare parte di voi.Tramite il vostro potere spirituale mi fu possibile ascendere sino alla conoscenza del potere dei nove punti. Allora una voce, che si rivolse a me chiamandomi ‘Abd un-Nur, disse: “Questa luce e questa conoscenza ti sono state concesse dalla Presenza Divina per portare pace al tuo cuore. Comunque, non devi usare il potere di questa conoscenza.”

La voce si congedò con il saluto di pace e la visione finì mentre voi terminavate la recitazione del Corano.

Shaykh ‘AbdAllah rispose: Il Profeta Muhâmmad (s.A.’a.s.) ha chiamato Surah Yasîn “il cuore del Corano” e la conoscenza dei nove punti ti è stata aperta tramite di essa. Questa tua visione è dovuta alla benedizione del verso:

Pace! Una parola (di saluto) dal Signore, il Misericordioso. (Corano, 36,58)

Ciascuno dei nove punti è rappresentato da uno dei nove Santi che sono al più alto livello alla Presenza Divina. Essi sono le chiavi per gli indescrivibili poteri che si celano nell’uomo, ma non vi è il permesso per usare queste chiavi. Questo è un segreto che verrà aperto solo negli Ultimi Giorni quando al-Mâhdi (a.S.) apparirà e Gesù (a.S.) ritornerà.

Questo nostro incontro è stato benedetto. Conservalo nel tuo cuore come si conserva un segreto. ‘Abd an-Nur, questo con noi è il tuo nome, sei libero di restare o di andare a seconda di come le tue responsabilità ti consentono. Sarai sempre il benvenuto fra noi. Hai raggiunto la salvezza alla Presenza Divina. Che Allah ti benedica e ti sostenga nel tuo lavoro.

Dai suoi discorsi

Io non vi parlo di alcuna stazione, manifestazione o rango senza che vi sia prima entrato in quella stazione o posizione o abbia sperimentato quella manifestazioni. Non sono come molti altri. Non parlo separando la mia visione dal mio cuore, enumerando la stazione senza conoscere la loro realtà. No! Innanzi tutto ho percorso il cammino e ho visto ciò quello che ho visto.

Ho conosciuto quelle realtà e quei segreti che possono incontrarsi nella Via fino a che ottenni la conoscenza della certezza ( ‘ilm al yaqîn ) e la visione della certezza ( ‘ayn al yaqîn ) e la verità della certezza ( haqq al yaqîn ).

Solamente da allora vi posso parlare dandovi un piccolo assaggio di ciò che ho sperimentato e posso farvi raggiungere quella stazione senza fatica e senza difficoltà.Ci sono cinque stazioni del cuore: Qalb, sirr, sirr-as-sirr, khafa e akhfa.

Qalb è il cuore, sirr è il segreto, sirr-as-sirr è il segreto del segreto, khafa è il nascosto e akhfa è il più nascosto. Il segreto di quest’ordine è basato su queste cinque stazioni sottili del cuore (lataif, plurale di latîfat).

Latîfat al-qalb, la stazione del cuore è sotto l’autorità di Adamo (a.S.) perché rappresenta l’aspetto fisico del cuore.

Latîfat as-sirr, la stazione del segreto, è sotto Noè (a.S.) perché è il veliero che viene salvato dall’oceano dell’oscurità dall’inondazione dell’ignoranza.

Latîfat sirr-as-sirr, la stazione del segreto dei segreti, è sotto due Profeti, Abramo (a.S.) e Mosè (a.S.) che rappresentano la Presenza Divina sulla terra. Dio rese Abramo (a.S.) il simbolo di tutti i Suoi Khulafah (rappresentanti) su questa terra come menzionato nel verso Coranico della creazione dell’umanità (Cor. 2, 30). Mosè fu benedetto con il poter sentire la parola di Dio e con il parlare con Dio, i due attributi essenziali della conoscenza.

Latîfat al-khafa, la stazione nascosta, è sotto Gesù (a.S.) per la sua relazione con la conoscenza interiore. Egli rappresenta la comprensione spirituale.

Latîfat al-akhfa, la stazione più nascosta è sotto la Realtà di Muhâmmad (s.A.’a.s.), perché a lui fu concessa una stazione ben più alta di quella di tutti gli altri Profeti e Messaggeri. Lui fu innalzato alla Presenza Divina nella Notte dell’Ascensione.

Questo è rappresentato dalla sacra frase della testimonianza di fede ( shahada ) in cui “Non vi è alcun Dio se non Iddio ( La ilaha ill’Allah )” è unita a “Muhâmmad è il Messaggero di Dio ( Muhâmmad-ur-Rasulullah )”

Mi sono state mostrate le luci di queste stazioni. La luce del cuore è di colore giallo. La luce del segreto è rossa. La luce del segreto del segreto è bianca. La luce della stazione nascosta è verde. La luce della stazione più nascosta è nera.

Queste cinque stazioni sono il centro dei nove punti che rappresentano il luogo dell’ispirazione della Presenza Divina nel cuore dell’uomo. Questi nove punti sono situati nel petto di ogni persona e rappresentano nove differenti stati dell’uomo. Ogni stato è in relazione con un santo cui è stata data autorità per controllare quel punto.

Se il ricercatore che ha intrapreso il cammino lungo la Via Naqshbândi sarà capace di svelare e di giungere al contatto con il Maestro autorizzato a controllare questi punti, potrà ricevere la conoscenza atta a usare il potere di questi nove punti.

Possiamo solo alludere obliquamente alle condizioni necessarie all’apertura di questi nove punti.

La prima stazione contiene il potere di imprigionare l’ego.

La chiave per la seconda stazione è lo dhîkr con La ilaha ill’Allah.

Il terzo stato consiste nel testimoniare l’incisione del Nome di Allah sul cuore ( naqsh ).

Il quarto stato è relativo al significato di quell’incisione sul cuore.

Il quinto stato è la stampa di quell’incisione con il vostro dhîkr.

Nel sesto stato il cuore pompa e cessa di pompare dietro il proprio comando.

Nel settimo stato vi è la consapevolezza del numero di volte in cui si fa fermare e ripartire il proprio cuore.

Nell’ottavo stato si menziona la frase Muhâmmadun Rasulullah nello spazio tra ogni fermata ed ogni ripresa della pulsazione del proprio cuore.

Nel nono stadio vi è il ritorno alla proprio caverna, come Allah ha menzionato nel Sacro Corano:

“E quando ti distoglierai da loro e da ciò che essi adorano, dirigiti verso la Caverna: il tuo Signore ti mostrerà la Sua Misericordia.” (Corano, 18,16)

La caverna è la Presenza Divina. Qui si ripete la preghiera tanto amata dal Profeta (s.A.’a.s.): Ilayka Anta Maksûdi ua Ridāyka Matlûbi “Oh Allah, Tu sei la mia destinazione e ciò che ricerco è il Tuo Compiacimento.

Quel cuore, mentre alterna interruzioni e riprese del suo pompare, esiste al livello dell’Essenza della Presenza Divina. Poiché l’Essenza Divina è la sorgente di tutte le cose create, quel cuore sarà unito a pure la più minuta creazione di questo universo.

Il cuore che ha raggiunto i segreti dei nove punti potrà vedere ogni cosa, conoscere ogni cosa, sentire ogni cosa:

“….Fino a che Egli sarà l’orecchio col quale ascolta, l’occhio col quale vede, la lingua colla quale parla, la mano colla quale prende ed il piede col quale cammina. Egli sarà Divino, sarà sufficiente per lui dire ad una cosa: “Sii!” e quella sarà.” ( Hadîth Qudsi )

Shaykh Abdullâh spesso parlava della predestinazione. Disse:

Si sa che esistono due tipi di destini. Il primo tipo è a termine sospeso o destino modificabile. E’ scritto sulla Tavola Custodita ( Lahu-l-Mahfuz ). Questo può variare a seconda dell’azione e del comportamento, delle cause e degli effetti. Tutti i Santi possono cambiare per i loro discepoli questo tipo di destino, per poterli educare e per modificare la loro destinazione facendoli cambiare azioni e comportamento. Questa autorità di cambiare il destino mutabile per i suoi discepoli viene data allo Shaykh perché essi sono legati l’un l’altro dal volere divino.

Il secondo tipo di destino è contenuto nella “Madre del Libro” ( Umm ul-Kitab ) come menzionato nel verso Coranico:“Allah cancella o conferma ciò che a Lui piace: presso di Lui è la Madre del Libro” (Corano, 13,39)

Questo è il destino predeterminato. I Santi non vi interferiscono mai; è nelle mani del Creatore. Dio ha dato l’autorità di cambiare il destino prefissato solo a nove Santi che sono al più alto livello alla Presenza Divina, con il permesso del Profeta (s.A.’a.s.), che è stato il primo a ricevere quel potere da Allah. Essi controllano i nove punti della consapevolezza relativi ai differenti gradi dell’ascesa dell’individuo nel suo cammino verso la Presenza Divina.

Dio ha dato a questi nove Santi, il cui numero non è mai cambiato dal tempo del Profeta (s.A.’a.s.) fino ad oggi, il potere di usare Il Più Grande Ricordo ( Sultân adh-dhîkr ).

Tutti sappiamo che dhîkr è primariamente la ripetizione di Lā ilaha ill’Allah e questo è ciò che viene praticato da tutti gli Ordini Sufi, incluso nella Naqshbândiyya. Ma il Sultân adh-dhîkr è un tipo completamente differente di dhîkr. Allah dice:

“In verità, Noi abbiamo fatto discendere lo dhîkr e siamo Noi che lo proteggiamo” (Corano, 15,9)

Lo dhîkr che è qui menzionato è il Sacro Corano. Lo dhîkr di questi nove Santi, oltre a Lā ilaha ill’Allah , è il segreto del Sacro Corano.

Essi recitano il Corano non come noi lo leggiamo dall’inizio alla fine, ma lo recitano con tutti i suoi segreti e tutte le sue realtà interiori. Perché Allah dice:

“Non vi è foglia che cada senza che Lui ne sia a conoscenza,non vi è seme di grano nella profondità della Terra, non vi è alcuna cosa fresca o secca che non sia iscritta in un Chiaro Registro. (Corano, 6,59)

Non vi è una sola cosa in tutta la creazione divina che non sia già stata menzionata, con tutti i suoi segreti, in un Chiaro Registro, il Corano. Il Santo che recita il Corano nel Sultân adh-dhîkr lo recita quindi con tutti i segreti di tutta la creazione, dall’inizio fino alla fine. Dio ha dato ad ogni lettera del Sacro Corano dodicimila gradi di conoscenza accessibili a questi nove più alti Maestri dell’Ordine Naqshbândi (era la prima volta che lo Shaykh menzionava questo segreto).

Il Corano contiene circa 600.000 lettere e, da ognuna di queste lettere, questi Santi sono capaci di ricevere 12.000 tipi di conoscenze!Questi nove santi sono fra di loro di gradi differenti. Uno di loro, ad esempio, è stato in grado di recitare il Sacro Corano con il potere di Sultân adh-dhîkr, il che vuol dire comprendere 12.000 significati per ogni lettera, una volta nella sua vita. Un altro è stato capace di recitarlo tre volte. Il terzo è stato capace di recitarlo nove volte. Un altro è stato capace di recitarlo novantanove volte nella sua vita. Questo segreto è differente per ogni Santo.

Shah Naqshaband (Q.s.) è stato capace di recitarlo 999 volte, Aḥmed al-Faruqi (Q.s.) 9.999 volte, Shaykh Sharafuddîn (Q.s.) 19.999 volte.

Così finì il discorso Shaykh Abdullâh (Q.s.). Shaykh Nâzim poi disse: “In ogni respiro Grandshaykh Abdullâh ad-Daghistâni (Q.s.) esalava con Sultân adh-dhîkr e inalava con Sultân adh-dhîkr . Completava il segreto del Nobile Corano due volte in ogni respiro.

La sua dipartita

Siamo stati testimoni di molti eventi meravigliosi in compagnia di Grandshaykh (Q.s.). La sua vita è sempre stata piena di generosa attività. Era sempre sorridente e mai adirato. Non aveva alcun reddito, ma il mangiare era sempre abbondante nella sua casa. Come facesse a provvedere a tutti quanti, questa domanda era nella mente di tutti. La gente veniva a fargli visita senza preavviso fino a che a volte vi erano duecento persone, ma sempre trovavano cibo cucinato pronto per loro. Sempre ci meravigliavamo: “Da dove vengono questo riso, questo pane e questa carne?”

Raramente l’ho visto dormire di notte. Durante il giorno sempre aveva da ricevere degli ospiti, di notte era sempre seduto in una sua stanza speciale recitando il Corano, leggendo Dalail al-khairat, facendo il suo dhîkr personale o recitando il saluto al Profeta (s.A.’a.s.). Era solito pregare da mezzanotte sino all’alba.

Aiutava i bisognosi per quello che gli era possibile e ospitava nella moschea molti senza casa. Egli serviva l’umanità. La lingua è incapace a descrivere le sue buone maniere ed il suo buon carattere. Un giorno nel 1973 disse:

“Il Profeta (s.A.’a.s.) mi sta chiamando: “Verrai da me dopo che avrai avuto l’operazione all’occhio” mi disse. Devo andare da lui.” Ci stava accennando che stava per morire, ma non eravamo in grado di accettare quell’allusione. egli era vivo dentro di noi e di tutti coloro che lo conoscevano, pure i gatti che erano sempre intorno a lui.

Dopo l’operazione all’occhio smise di mangiare. lo supplicavamo di mangiare, ma lui si rifiutava dicendo: “Sono in completa seclusione, il Profeta (s.A.’a.s.) mi sta chiamando.” Accettava solo del pane secco bagnato nell’acqua, una volta al giorno.

Disse: “Sto per andare dal Profeta (s.A.’a.s.) e stare con lui. Mi sta chiamando, Allah mi sta chiamando.” Questo fu come un tuono per noi, ma tuttavia continuavamo a non volerci credere. Poi scrisse le sue volontà e disse: “Sto per morire, domenica prossima.” Sarebbe stato il 30 settembre 1973 d.C., il 4 di Ramadan 1393 AH. Tutti eravamo turbati ed impauriti nell’attesa di vedere se la sua predizione si sarebbe avverata.Alle dieci di sera di quel sabato, mentre eravamo seduti nella sua stanza, mi disse: “Sentimi il polso.” Gli misurai il battito ed era più di 150.

Disse: “Figlio mio, questi sono gli ultimi secondi della mia vita. Non voglio nessuno qui, dovete andare tutti nella sala grande.” Eravamo in dieci nella stanza in quel momento, poi arrivarono due dottori: uno era mio fratello e l’altro un amico, entrambi chirurghi. Grandshaykh (Q.s.) non lasciò entrare nessuno all’infuori dei familiari.

Udimmo il grido di sua figlia: “Mio padre è morto, mio padre è morto.” Tutti corremmo nella stanza e vedemmo che Grandshaykh (Q.s.) non si muoveva. Mio fratello corse a misurare il polso e la pressione, ma questi non erano rilevabili. Corse istericamente alla macchina per prendere la siringa e la medicina e ritornò dopo alcuni minuti. Rientrò alla stessa maniera in cui era uscito e voleva iniettare la medicina nel cuore di Grandshaykh (Q.s.) per cercare di farlo ripartire. L’altro dottore gli disse: “Cosa vuoi fare? Lo Shaykh è morto da più di sette minuti. Fermati, non essere sciocco.” Ma lui non voleva fermarsi e insisteva nel voler fare l’iniezione.

Allora Grandshaykh (Q.s.) aprì gli occhi, alzò la mano e disse in turco: ” Burak! “, che vuol dire: “Fermati!”

Tutti eravamo allibiti. Nessuno prima di quel momento aveva udito un morto parlare. Questo non lo dimenticherò per tutta la vita. Neanche gli altri presenti, professori e dottori, se lo dimenticheranno.

Mio fratello ripose i suoi strumenti ed eravamo lì, in piedi, senza sapere cosa dire. Era morto o no? O si stava semplicemente velando a noi per poi ritornare successivamente? Questo è il segreto che Dio dà ai Suoi amanti e ai Suoi Santi che viaggiano nel Suo Regno, nel Suo Amore, nei Suoi Segreti. Fu un giorno indimenticabile.

La notizia della sua morte fu come un tremendo tornado che roteava fra Damasco, Aleppo, Beirut e la Giordania. Venne gente da ogni parte per dargli l’ultimo sguardo. Lo lavammo e dal suo corpo benedetto veniva un profumo meraviglioso. Lo preparammo per la preghiera e la sepoltura il giorno successivo.

Quattrocentomila persone e tutti i Sapienti di Damasco parteciparono al suo funerale. Vi era gente in fila dalla sua casa fino alla Moschea di Ibn al ‘Ârabi, dove giaceva il suo corpo. Al ritorno a casa dopo il funerale vedevamo la bara scivolare sopra la testa delle persone senza alcuno sforzo, muovendosi verso casa sua per la sepoltura. Impiegammo tre ore per ritornare dalla Moschea di Ibn al ‘Ârabi fino alla Moschea di Grandshaykh (Q.s.), un tragitto che normalmente richiede venti minuti, a causa della grande folla.

Nessuno voleva che lo Shaykh fosse sepolto. Nessuno voleva crederci e nessuno riusciva ad accettarlo. Questo ci faceva ricordare lo stato dei Compagni quando il Profeta (s.A.’a.s.) morì. Comprendemmo perché ‘Umar, Othman (R.a.) e ‘Ali (a.S.) non potevano accettare che il Profeta (s.A.’a.s.) fosse morto. Attraversammo quello stesso stato e ci meravigliavamo di come Abu Bakr (R.a.) avesse potuto sopportare quelle sensazioni. Tutti gli ufficiali governativi ed i sapienti erano in moschea aspettando che venisse sepolto.

Un messaggio proveniente da chissà dove fu consegnato all’ imām che diceva: “Non seppellite Grandshaykh (Q.s.) fino a che arriva Shaykh Nâzim.” Nessuno credeva che potesse arrivare perché non c’era stata alcuna possibilità di contattarlo: Shaykh Nâzim era a Cipro senza telefono, senza fax, anche un telegramma avrebbe impiegato due giorni. Nessuno credeva che quel messaggio fosse autentico ma, per amore del nostro Shaykh eravamo contenti di ritardare la sepoltura ed aspettare l’arrivo di Shaykh Nâzim.

Era Ramadan, tutti stavano digiunando. La folla cresceva di numero, dotti e gente comune. Alcuni dissero che volevano andare. Dicemmo loro che erano liberi di andare, ma che noi dovevamo aspettare. La maggior parte della gente se ne andò e rimasero solo i discepoli più sinceri dello Shaykh. Poco dopo il tramonto vedemmo Shaykh Nâzim salire le scale. Nessuno sapeva come avesse fatto ad arrivare così velocemente: questo fino ad oggi è un mistero. Shaykh Nâzim riportò in moschea il corpo di Grandshaykh (Q.s.) e fece per lui nuovamente la preghiera per i defunti ( salatu-l-janazat ). Lo seppellì con le sue proprie mani. Quando sollevò il sudario dal suo volto sentimmo un profumo di sandalo, ambra e muschio simile al quale non avevamo mai odorato prima.

Poi Shaykh Nâzim chiese a tutti di uscire e prepararsi per la rottura del digiuno. Solo mio fratello ed io restammo, guardando dalla finestra quello che stava succedendo: stava in piedi vicino alla tomba, come in preghiera, poi in un batter d’occhi scomparve.

Questo evento era una sorpresa straordinaria che si aggiungeva alle sorprese precedenti. I nostri sentimenti non potevano essere espressi a parole. Dopo quindici minuti vedemmo riapparire improvvisamente Shaykh Nâzim nello stesso posto in cui era scomparso. Come uscì dalla porta corremmo verso di lui. Egli disse: “Cosa! Ancora qui? Non avete ancora rotto il digiuno? Non importa, in mia compagnia è meglio!” Così lo rompemmo con lui. Shaykh Nâzim quella notte ritornò a Beirut e prese l’aereo per Cipro.

Le sue predizioni

Grandshaykh Abdullâh ad-Daghistâni, naqîb al ummah, che Dio benedica la sua anima, predisse molti eventi, alcuni dei quali si sono verificati mentre altri attendiamo che accadano.

Nel 1966 disse: “L’anno prossimo ci sarà una guerra tra Israele e gli Arabi. Gli Arabi saranno sconfitti.” Predisse che ancora un’altra guerra sarebbe successa tra Israele e gli Arabi. Poco prima di morire disse: “Entro un mese ci sarà una grande guerra tra Israele e gli Arabi.” Anche questo è successo. Il tre di ottobre, tre giorni dopo la sua dipartita, gli Arabi ed Israele iniziarono un’altra guerra.Una volta la figlia di Grandshaykh, Madiha, stava pensando con suo marito di comprare una casa a Beirut e Grandshaykh (Q.s.) disse: “No.” Lei insistette ma lui nuovamente disse di no. Alla terza volta lui, irremovibile, disse:

“Beirut sta per essere ricoperta di sangue. Ogni casa sarà colpita da spargimenti di sangue e nessuno vi sfuggirà.” Disse questo nel 1972 e ciò successe nel 1975.

Prima di morire ci disse: “Vi vedo a Tripoli, nella parte nord del Libano.” Questa era la sua maniera per suggerirci di lasciare Beirut.

Egli disse: “Vedo l’Inghilterra entrare nell’Islam.” Predisse che una famiglia reale europea avrebbe sostenuto l’Islam, poiché nella loro linea genealogica vi è sangue arabo. “Questo li porterà verso la spiritualità e farà scaturire in loro interesse verso fedi diverse e li attirerà verso la Presenza Divina.”

“Quando John Bennett venne a farmi visita e testimoniò che Dio è Uno e che Muhâmmad è il Profeta di Dio mi chiese come doveva comportarsi. Gli disse di mantenere segreta la sua testimonianza. In questo modo fu in grado di portare alla fede molta gente nella sua Patria, l’Inghilterra, e di attrarli alla spiritualità.”

La Cina è sotto l’autorità spirituale di un grande santo, che sarà uno dei grandi al tempo del Mâhdi (a.S.) e di Gesù (a.S.). Il suo nome è Abd-ur-Rauf al-Yamani (Q.s.). Tramite la sua influenza la Cina firmerà un trattato coll’Occidente di non proliferazione nucleare. La Cina si dividerà in tanti piccoli stati. Ci saranno dei problemi nell’Estremo Oriente, nella Penisola Coreana, e una Superpotenza interverrà per fermare il conflitto.

Un Paese arabo medio-orientale attaccherà un area del Golfo Persico e ciò porterà il mondo intero a temere per i rifornimenti petroliferi.

Egli disse: “Il Cairo sprofonderà sotto le acque.” Poi i Russi costruirono la diga di Assuan, che contiene un’enorme quantità di acqua. Recentemente è stato scoperto che ci sono delle infiltrazioni che la stanno erodendo.

Egli disse: “Cipro si inabisserà e ci sarà un’eruzione del Monte Olimpo, vicino a Bursa. Lì sotto ci sono due elementi, il gas ed il fuoco, che fino ad ora sono stati tenuti separati. I Santi hanno sempre pregato che questi elementi non si combinino. Dalla sua esplosione vi saranno centinaia di migliaia di feriti e di senzatetto.

Vi sarà una guerra nell’area del Golfo da cui un gigantesco fuoco scaturirà e coinvolgerà il resto del mondo.La Germania e l’Inghilterra guideranno il resto dell’Europa.

In Germania c’è un Santo, che ha ricevuto l’investitura dal Mâhdi (a.S.) e da Gesù (a.S.), che farà risorgere la spiritualità nella gente e la educherà. Quel Santo è nascosto, ma è in mezzo a loro.

Ci sarà un grande cambiamento nell’approccio degli Arabi alla politica e un potente regime cambierà in un migliore sistema di governo.

Prima di morire, in un incontro privato con alcuni dei suoi discepoli più vicini, disse: “Ci sarà la pace, l’America guiderà gli incontri per la pace così che la guerra tra Israeliani ed Arabi finirà. Questo succederà. Il segnale sarà il collasso del comunismo ed il frammentarsi dell’Impero Russo in molti stati. Non vi sarà alcun potere (politico) che non sarà nelle mani degli Americani. La maggior parte dei governi arabi si rivolgeranno agli Americani. Il conflitto cesserà completamente e fra Arabi e Israeliani regnerà la pace. Lentamente tutti i conflitti sulla Terra finiranno e ovunque vi sarà la pace. L’America guiderà il mondo. Tutti saranno contenti e nessuno si aspetterà che mai più possa succedere una guerra.

All’improvviso, nel mezzo della pace, la Turchia verrà attaccata da un paese confinante e la guerra comincerà, seguita dalla invasione della Turchia. Ciò minaccerà le basi americane in Turchia e causerà una grande battaglia, che avrà come risultato grandi disastri ed una guerra orribile. Durante il corso della guerra al-Mâhdi (a.S.) si manifesterà e Gesù (a.S.) ritornerà. La loro missione sarà quella di portare la spiritualità, la pace e la giustizia e di sconfiggere la tirannia, la paura ed il terrore. Per il Volere di Allah l’Onnipotente, con il potere di al-Mâhdi (a.S.) e di Gesù (a.S.) l’amore, la felicità e la pace riempiranno la Terra.

Il segreto della Catena d’Oro passò al sole dei soli, la guida degli avvicinati, lo scopritore dei segreti, Shaykh Muhâmmad Nâzim al-Qubrusi al-Haqqâni ar-Rabbâni an-Naqshbândi.

La biografia è tratta dal libro:

The Naqshbândi Sufi Way: History and Guidebook of the Saints of the Golden Chain di Shaykh Muhâmmad Hishâm Kabbâni, prefazione di Dr. Sayyed Hossâin Nasr, pubblicato da KAZI Publication, USA, 1995,

con il permesso e per gentile concessione dell’autore, Shaykh Muhâmmad Hishâm Kabbâni.

Tutti i diritti di copyright ©; restano comunque a lui solo riservati.

Invitiamo i nostri lettori a procurarsi questo libro, “The Naqshbândi Sufi Way” per poter conoscere in dettaglio la storia delle vite di tutti i 39 maestri della Catena d’Oro Naqshbândi, oltre a dettagliate informazioni sul ruolo della spiritualità nell’Islam.