mirhab-moschea-del-Profeta-Medina

Pubblicato per gentile concessione dell’autore Sidi Umar A. Frigo (r.A.)

La preghiera (as-salàt) è il cammino della rettitudine (istiqàma) che porta alla prossimità di Allàh, gloria a Lui l’Altissimo, poiché la preghiera è un atto di adorazione e un’azione di grazia; è Allàh che ci chiama e ci onora, con il suo servizio la preghiera ci avvicina a Lui.

Egli dice: «prosternati e avvicinati» [1]

conformemente alla Sua parola:

«E non ho creato i jinn e gli uomini se non affinché Mi adorino

(wa mà khalatqu al-jinna wa al-insan illàh li-ya’budùn)». [2]

La preghiera è un rito, vale a dire un atto trasmesso per Rivelazione e che per questo è in se stesso un modo di rivelazione.

Le preghiere in numero di «cinque» seguono il ritmo del sole: Alba, mezzodì, pomeriggio, tramonto, e notte, all’unisono con l’Universo,

Dice Allàh:

«Non vedi, dunque, che è davanti ad Allah che si prosternano tutti coloro che sono nei cieli e tutti coloro che sono sulla terra e il sole e la luna e le stelle e le montagne e gli alberi e gli animali e molti tra gli uomini?…» [3]

Riportiamo di seguito alcuni articoli sulle ‘virtù spirituali della preghiera’ presi da alcuni grandi Sapienti della Tradizione islamica.

Da Shaykh ‘Abu r-Rahmân al-Akhdarî [4]

Alla preghiera (salàt) è legata una luce immensa per la quale s’illuminano i cuori degli oranti. In altri termini, è per la preghiera che è messa nel cuore una luce che ti dirige verso il Signore, e questo è, per il fedele, un benessere insondabile.

Questa luce la ottengono solamente coloro che si umiliano nel loro cuore, nel loro corpo e in tutte le loro membra, impegnando questi agli atti leciti e compiendoli come si deve.

Quando ti predisponi alla preghiera, svuota il tuo cuore di ogni preoccupazione di questo mondo (dunyâ) e di ciò che in esso si trova. Occupati di pensare solamente al tuo Signore per l’amore del Quale tu stai pregando. Sii convinto nel tuo cuore che la preghiera sia un atto di umiltà e un tentativo di estinzione di tutto il tuo essere in Allah (Gloria a lui) attraverso le posizioni della preghiera (stazioni), retto in piedi ( qiyâm), inclinate (rukù’) e prosternate (sujùd).

Umiliarsi ad Allàh è proclamare la Sua Maestà, la Sua Immensità e la Sua Grandezza attraverso il takbîr «Allahu Akbar»; la sua Gloria attraverso il tasbih «Subhàna Allah», attraverso la lettura del Corano e la recitazione di altre formule di lode.

Sii costante nella tua preghiera, perché è l’atto di adorazione (‘ibàdat) più importante di tutti. Durante la tua preghiera non lasciare che satana si prenda gioco del tuo cuore, non lasciare che ti distragga fino ad installarti l’agitazione e privarti così del godimento della luce della preghiera.

Sii costante nella tua umiltà nell’atto della preghiera affinché il piacere che procura questa dolce luce persista nel tuo cuore. Così facendo, anche dopo il saluto finale della preghiera (as-Salàmu ‘alaykum), questa luce continuerà a illuminare il tuo cuore.

La preghiera impedisce ogni turpitudine e ogni atto biasimevole a causa dell’umiltà manifestata mentre ad essa ci si dona; umiltà del cuore (che si scioglie davanti alla Maestà divina) e delle membra del corpo (che esprimono questa attitudine del cuore). E’ così che la preghiera diventa continua, eterna.

Sappi che solo Allah è il Soccorritore tramite il Quale ti può arrivare l’aiuto ad adorarLo ed a chiedere il Suo soccorso, perché Allàh è il Migliore degli aiuti. È Lui che può insegnarti il modo di adorare e questo è perché nella Sùra al-Fâtiha, noi diciamo:

«Te noi adoriamo e a Te noi chiediamo aiuto» ( iyya-Ka na’budu wa iyyà-Ka nasta’in) [5]

Che la tua devozione per il tuo Signore non sia per te un mezzo di diventare un oggetto di culto [di inorgoglirti]. Fa’ in modo che l’atto di adorazione che compi verso Allàh sia il segno del tuo attaccamento al Suo servizio e della tua condizione di servitore (‘abd), perché colui che guarda con compiacenza i suoi atti di devozione non adora in realtà che sé stesso (Abû Hafs).

Da Al-Ghazzâlî [6]

La preghiera è stata ordinata per educare il cuore, rinnovare l’invocazione del nome di Dio e consolidare l’atto della fede.

La virtù della prosternazione (al-sujùd) [7]

Si racconta che un uomo ha detto al Profeta (su di lui le benedizioni e la pace divine): «Imploro Allah che io possa essere tra coloro per i quali tu intercederai [presso Allàh] e che Egli mi gratifichi di accompagnarti in Paradiso».

Il Profeta gli rispose: «ImploraLo con numerose prostrazioni (sujùd)».

Si dice anche che il momento in cui l’uomo è più vicino ad Allàh, è quando si è prosternato con la testa a terra. È il senso della parola del Signore: «Prosternati ed avvicinati». [8]

La virtù della sottomissione umile (al-khushù’) [9]

È scritto nei Libri antichi che Allah ha detto: «Non accetto la preghiera di chiunque prega, ma accetto la preghiera di colui che -è umile- davanti alla Mia grandezza e che non è orgoglioso davanti ai miei servitori. lo nutro il povero che ha fame del mio Volto».

Il Profeta (su di lui le benedizioni e la pace divine) ha detto: «La preghiera (salàt) è stata resa obbligatoria, il pellegrinaggio è stato ordinato e le pratiche di devozione (‘ibadàt) sono state notificate per invocare Allah. Se non provi nel tuo cuore timore per la grandezza di Colui che invochi, che cosa vale dunque la tua invocazione?»

A qualcuno che gli aveva posto una domanda a proposito della preghiera, il Profeta (su di lui le benedizioni e la pace divine) ha risposto: «Quando preghi, prega come se facessi i tuoi addii». Vale a dire, come qualcuno che fa i suoi addii a se stesso, ai suoi desideri e alla vita terrena e che se ne va verso Allah».

Da Ibn ‘Atâ’ Allàh al-‘Iskandarî [10]

Sapendo (Dio) che tu [uomo] sei soggetto alla noia,

ha reso varie per te le Sue prescrizioni.

Ma sapendo anche che tu sei soggetto alla fretta

fissò delle ore per il loro compimento.

Affinché la tua preoccupazione sia il compimento della preghiera

e non l’osservanza del rituale:

Poiché ogni osservante non è un orante.

La preghiera purifica i cuori

e apre le porte dell’Inconoscibile.

La preghiera è il luogo del colloquio [con Dio] e la fonte della fedeltà.

In essa si allarga il campo delle coscienze,

e risplende la brillantezza delle luci.

Conoscendo la tua debolezza

Egli [Dio] ha diminuito il numero delle preghiere,

ma sapendo quanto tu hai bisogno del Suo favore,

ne ha moltiplicato i frutti. [11]

Reclami tu qualcosa in cambio della tua azione?

Allora, lo stesso si reclamerà anche a te.

Che essa [la preghiera] sia fatta con sincerità:

A colui che non si fida

è sufficiente che gli si offra la sicurezza.

Non pretendere nulla in cambio di un’opera

della quale non sei tu l’autore,

è sufficiente come ricompensa alla tua azione

che Egli (Dio) si degni di accettarla.

A sigillo riportiamo questi due detti del Profeta Muḥammad (su si lui le benedizioni e la pace divine):

Il Profeta s.A.a.s. ha detto:

«Certo la prima delle opere per le quali il servitore dovrà rendere conto nel Giorno della Resurrezione è la preghiera. Se questa è stata compiuta bene, egli trionferà e sarà colmato di felicità. Per contro, se essa è stata mal compiuta, egli raccoglierà la delusione e il fallimento». [12]

E ancora:

«La preghiera dell’uomo presso la sua abitazione è una luce (nùr) per la sua casa ». [13]


[1] Corano 96, 19.

[2] Corano 51,56.

[3] Corano 22, 18.

[4] Abu Zayd Abdur-Rahmân ibn Muḥammad al-Akhdarî, nato nel 1512 à Biskra (Algérie) e morto nel 1575. Era un giurista di obbedienza Malikita. Questi estratti sono presi dal suo Libro “Compendio sui riti” (Al-Mukhtasàr fì al-‘ìbadàt), secondo la scuola Malikita.

[5] Corano sura Fatiha 1 vers. 5.

[6] Estratto da “I pilastri del musulmano sincero” – AI Bouraq. Abu Hāmid Muḥammad ibn Muḥammad al-Ghazālī, conosciuto come Algazel nell’Europa medioevale è nato nel 1058 a Tus (morto nel 1111) una città situata nella provincia di Khorasan in Persia. E’ stato un teologo, filosofo e mistico persiano.

[7] «sujùd» la prosternazione nella preghiera rituale, designa il fatto di poggiare la fronte a terra.

[8] Corano 96, 19.

[9] «khushù» ha tra i suoi significati: Umiltà, sottomissione (umile, timorosa e raccolta), il timore.

[10] Ibn Atâ’ Allâh al-Iskandarî (1259 -1309) nativo di Alessandria (Egitto) è uno di quei numerosi Maestri del sufismo (mistica islamica) che ha unito nella sua persona gli aspetti esoterici (interiori) ed exoterici (esteriori) dell’Islam.

[11] Inizialmente il Profeta Muḥammad (sas) ricevette l’ordine di Allàh di fare 50 preghiere al giorno, poi, su domanda del Profeta, furono ridotte a 5, ma che hanno comunque mantenuto per Allàh il valore di 50.

[12] Hadith riportato da Tirmidhì e altri.

[13] Hadith riportato da Ibn Maja.


Vedi anche:

La preghiera dei musulmani

La preghiera islamica (salah)

Le orazioni (salah)