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Gli undici principi
della Tarīqa Naqshbandiyya

L’Eccelsa Tarīqa Naqshbandiyya nasce, come tutte le altre 39 Confraternite Sufi, dall’eredità spirituale lasciataci dall’ultimo Messaggero, l’Orgoglio della Creazione, il Profeta Muḥammad (S.a.s. – la Pace e la benedizione siano su di lui). Dopo di lui vi saranno solo falsi profeti e, nella notte dei tempi, il ritorno di Gesù, su di lui la Pace. Dio, comunque, nella Sua Misericordia, non ci ha lasciato dopo la dipartita del Profeta nella completa oscurità, in quanto “i Sapienti della mia Comunità saranno come i Profeti di Bani Israel“. Una particolarità che distingue l’Eccelsa Tarīqa Naqshbandiyya da tutte le altre è che essa è l’unica a vantare una discendenza da Abu Bakr as-Siddiq, l’unico Khalifatu Rasulu-Llah (Vicario del Profeta), citato nel Sacro Corano come “il secondo dei due”, colui che sostituiva il Profeta in sua assenza o che addirittura pregava di fronte a lui durante la sua malattia. Durante l’Ascensione alla Presenza Divina, quando a Muḥammad fu dato accesso alla Visione Divina ed introdotto alle stazioni dell’Unicità Divina, la voce di Abu Bakr as-Siddiq era con lui. Più volte i Compagni chiesero al Profeta chi fosse il migliore fra di loro e sempre lui rispose: Abu Bakr.

Il Profeta inoltre disse:

Abu Bakr non è a voi superiore in virtù delle sue preghiere o dei suoi digiuni, ma in virtù di un segreto radicato nel profondo del suo cuore.

Tutto ciò Allah ha riversato nel mio cuore l’ho messo nel cuore di Abu Bakr as-Siddiq.

Da quanto sopra appare evidente che nel Sufismo si parla di catene di trasmissione iniziatiche in cui un Wali (amico di Dio, santo), con il permesso divino ed il beneplacito del Profeta, trasmette nel cuore del suo successore il nobile segreto pertinente a quella Confraternita. Di maestro in maestro Naqshbandi viene trasferito il segreto della vita insufflato in Adamo (la Pace sia su di lui). Per queste ragioni, Aḥmed Faruqi Sirhindi, uno dei più grandi maestri Naqshbandi del XVI secolo diceva che la nostra Via riguarda i segreti maggiori, relativi alle realtà profetiche, mentre tutte le altre Vie concernono solo lo svelamento dei segreti minori.

L’Ordine prende nome da Shah Bahāuddīn Naqshbandi, il cui nome significa colui che ricama su stoffa o l’incisore. Ad un livello più profondo significa la rappresentazione sottile della Realtà Divina attraverso l’incisione sul cuore del Suo Nome. A questo scopo la massima attenzione viene dedicata alla pratica dello dhikr (il ricordo, la menzione del nome di Dio, Allah): lo scopo dell’intera nostra vita è nel ricordarsi di Dio, un ricordo che porta l’aspirante sufi a trasformarsi, consumarsi, annullarsi ed infine a risorgere nello splendore del manto delle Qualità divine. A questo scopo è pratica dei Maestri Naqshbandi iniziare i discepoli alla costante ripetizione del nome di Allah e del “principio di negazione-affermazione”: Lā ilaha ill’Allah.

8 degli undici principi della Tarīqa Naqshbandiyya furono coniati da Khwaja ‘Abdul Khāliq al-Gujdawani, allevato ed educato da Saiyydina al-Khidr, il Maestro immortale, colui che bevve dall’acqua della Vita, citato nel Sacro Corano come un servitore di Dio che riceve la Conoscenza direttamente dalla Presenza Divina e come colui che mise alla prova Mosè (la Pace sia su di loro). Cfr: Corano (18, 65-82)

1) Consapevolezza del respiro (“Hosh dar dam”)

Hosh significa “mente” Dar significa “dentro.” Dam significa “respiro.” Questo vuol dire, in accordo con Abdul Khāliq al-Ghujdawani (Q.s.), che:

“Il ricercatore saggio deve salvaguardare il suo respiro dalla pigrizia, sia nell’esalazione che nell’inalazione, mantenendo così il suo cuore alla Presenza Divina; e deve vivificare il suo respiro con l’offerta del suo servizio e deve presentare al suo Signore la sua adorazione piena di vita, perché ogni respiro inalato ed esalato nella Sua Presenza è vivo, mentre ogni respiro nella dimenticanza è morto”

Ubaidullah al-Aḥrār (Q.s.) disse: “La missione principale del ricercatore di questa Via è la salvaguardia del respiro. Si potrebbe dire di chi non è in grado di salvaguardare il proprio respiro: «Si è perso.»

Shah Naqshband (Q.s.) disse: “Quest’Ordine è basato sul respiro. Così è necessario salvaguardare il proprio respiro nel tempo della sua inalazione e della sua esalazione ed inoltre nel tempo che intercorre fra queste due.”

Shaikh Abul Janab Najmuddin al-Kubra disse nel suo libro Fawatih al-Jamal, “il dhikr fluisce nel corpo di ogni singola creatura vivente nella necessità stessa del respiro – anche senza volerlo, come segno dell’ubbidienza insita in ogni essere creato. Per mezzo della respirazione, il suono della lettera “ha” del nome divino “Allah” viene emesso ad ogni esalazione ed ogni  inalazione ed esso è un segno dell’Essenza Immanifesta che intende indicarci l’Unicità Divina. E’ perciò necessario essere presente ad ogni respiro per realizzare l’Essenza del Creatore.”
Il nome di Allah, che comprende i novantanove Nomi e gli Attributi, consiste di quattro lettere: Alif,  Lam,  Lam e dello stesso Hah (ALLAH). La gente del Sufismo dice che l’Essenza Immanifesta Assoluta di Allah l’Altissimo ed Onnipotente è espressa dall’ultima lettera vocalizzata dall’Alif, “ha”. Rappresenta l’Ipsietà Assoluta Immanifesta di Allah (Ghayb al-Huwiyya al-Mutlaqa li-Llah ‘azza wa jall), il Potente, l’Eccelso. Il primo Lam è per identificazione (tarif) ed il secondo Lam è per enfasi (mubalagha). Salvaguardare il proprio respiro dalla dimenticanza vi condurrà alla completa Presenza e la presenza completa vi condurrà alla completa Visione e la Visione completa vi condurrà alla completa Manifestazione dei novantanove Nomi e degli Attributi di Allah. Egli vi condurrà alla completa Manifestazione dei Suoi novantanove Nomi e dei Suoi Attributi perché è detto: “Gli Attributi di Allah sono numerosi come i respiri degli esseri umani”.
Tutti  i cercatori devono sapere che preservare il respiro dalla dimenticanza è difficile. Di conseguenza devono salvaguardarlo cercando il perdono (istighfar) perché la richiesta di perdono lo purificherà, lo santificherà e preparerà il cercatore per incontrare, ovunque egli sia, la vera Manifestazione di Allah.

2) Osservare i propri passi (“Nazar bar qadam”)

Significa che il ricercatore deve mantenere gli occhi abbassati mentre cammina. Molti veli che ci precludono la Visione divina sono generati dalle immagini che sono trasmesse dai nostri occhi alla mente durante la vita quotidiana. Shah Naqshband disse: «Se guardiamo agli errori dei nostri amici, ne rimarremo senza (amici), perché nessuno è perfetto». Abbassare lo sguardo è segno di umiltà, ma anche il segno che diamo ad Allâh della nostra intenzione di ricercare null’altro all’infuori di Lui.

3) Viaggio interiore (“Safar dar watân”)

Significa viaggiare verso la propria terra natale. Vuol dire che il ricercatore viaggia dal mondo della manifestazione esteriore verso il mondo interiore della Realtà. Questo richiede l’abbandono di tutte le nostre qualità di carattere inferiore e di ogni desiderio mondano verso l’acquisizione di tutte le qualità lodevoli.

4) Solitudine nella folla (“Khalwat dar anjumân”)

Khalwat significa reclusione. Vuol dire essere esteriormente con la gente, restando interiormente nell’Intimità divina. Si dice: «Il ricercatore sarà così profondamente immerso nel suo cuore nello dhikr silenzioso che, anche se entrasse nel mezzo di una folla, non sentirebbe alcuna voce. Lo stato del dhikr lo sovrasta. La manifestazione divina lo attrae a Sè e lo rende inconsapevole di tutto tranne che del suo Signore». Nello stesso tempo Shah Naqshband enfatizzava la bontà della riunione congregazionale quando diceva: Tarîqatunâ as-suhbat wa-l-khairu fil-jam’iyyât («La nostra Via è fondata sulla Compagnia, e ogni bene viene dalla riunione»). L’Imâm Rabbânî disse: «Si deve sapere che il ricercatore all’inizio pratica la reclusione esteriore isolandosi dalla folla, adorando e concentrandosi in Allâh l’Eccelso fino a che raggiunge uno stato più elevato. A quel punto verrà consigliato dal suo Shaikh (maestro) nelle parole di al-Kharrâz: «Perfezione non è nell’esibire poteri miracolosi, ma perfezione è sedersi in mezzo alla gente, vendere e comprare, sposarsi e avere figli, senza lasciare mai neanche per un istante la Presenza Divina».

5 ) Ricordo essenziale (“Yad Kard”)

Il significato di Yad è Dhikr, Kard invece sta a significare l’essenza dello Dhikr. Il cercatore deve fare Dhikr avendo sulla lingua negazione e affermazione, fino a raggiungere lo stato di contemplazione del proprio cuore (muraqaba). Questo stato sarà raggiunto recitando ogni giorno la negazione (la ilaha) e l’affermazione (ill’Allah) con la lingua, un numero di volte compreso tra 5.000 e 10.000, rimuovendo dal cuore gli elementi che lo oscurano e lo arrugginiscono. Questo Dhikr pulisce il cuore e porta il cercatore nello stato della Manifestazione. Egli deve mantenere questo Dhikr giornaliero, attraverso la lingua o il cuore, ripetendo Allah, il nome dell’Essenza di Dio che comprende tutti gli altri nomi e Attributi, oppure con negazione e affermazione attraverso la ripetizione di La Ilaha ill’Allah.

Questo Dhikr quotidiano porterà il cercatore nella perfetta presenza di Colui che è glorificato.

Lo Dhikr per negazione e affermazione, alla maniera dei Maestri Sufi Naqshbandi, richiede che il cercatore chiuda i suoi occhi, chiuda la sua bocca, serri i denti, ponga la lingua dietro l’arcata superiore dei denti e trattenga il respiro. Egli deve recitare lo dhikr con il cuore, attraverso negazione e affermazione, iniziando con la parola Lâ (‘No’). Egli fa salire questo ‘No’ da sotto l’ombelico fino su al suo cervello. Raggiungendo il cervello la parola ‘No’ fa uscire la parola Ilaha (‘Dio’), la quale si muove dal cervello fino al braccio sinistro e colpisce poi il cuore con Ill’Allah (‘eccetto Dio’). Quando questa parola colpisce il cuore, la sua energia e il suo calore si diffondono in tutte le parti del corpo. Il cercatore, che ha negato tutto ciò che esiste in questo mondo con le parole La Ilaha, afferma con le parole IllAllah che tutto ciò che esiste è stato annichilito alla Presenza Divina.

Il cercatore ripete questo con ogni respiro, inspirando ed espirando, sempre terminando nel cuore e ripetendo il numero di volte che è stato prescritto dal suo Shaikh. Il cercatore potrà forse raggiungere lo stato in cui in un respiro può ripetere La Ilaha Ill’Allah ventitre volte. Uno Shaikh perfetto può ripetere La Ilaha Ill’Allah un numero infinito di volte ad ogni respiro. Il significato di questa pratica è che l’unica meta è Allah e che veramente per noi non c’è altro obiettivo. Dopo tutto questo, il fatto di guardare alla Presenza Divina come Unica Esistenza richiama nel cuore del murid l’amore del Profeta (s.A.’a.s.) e in quel momento dice Muhammadun Rasulullah (‘Muḥammad è il Profeta di Dio’). Questo è il cuore della Presenza Divina.

6) Ritornare (“Baz Gasht”)

Questo è uno stato in cui il cercatore, recitando lo Dhikr per negazione e affermazione, arriva a comprendere la frase del Santo Profeta (s.A.’a.s.), Ilahi anta maqsudi wa ridaka matlubi (“O mio Dio, Tu sei la mia Meta e la Tua Felicità è il mio Scopo”). La recitazione di questa frase aumenterà nel cercatore la consapevolezza dell’ Unicità di Dio, fino a raggiungere lo stato in cui l’esistenza di tutta la creazione svanisce ai suoi occhi. Tutto ciò che vede, ovunque guardi, è l’Uno Assoluto. I murid Naqshbandi recitano questa forma di Dhikr per estrarre dai propri cuori il segreto dell’Unicità e per aprire se stessi alla Realtà dell’Unica Presenza Divina. Il principiante non ha diritto di abbandonare questo Dhikr se non trova il corrispondente potere apparire nel proprio cuore. Egli deve continuare a recitarlo in imitazione del suo Shaikh, perché il Profeta (s.A.’a.s.) ha detto, ‘Chiunque imita un gruppo di persone ne farà parte.’ E chiunque imita il suo maestro finirà un giorno o l’altro per trovare questo segreto rivelato nel proprio cuore.

Il significato della frase “baz gasht” è il ritorno ad Allah, Glorificato ed Onnipotente mostrando una completa arresa e sottomissione alla Sua Volontà, e una completa umiltà nel dare a lui ogni dovuta lode. Questa è la ragione per la quale il Santo Profeta (s.A.’a.s.) menzionava nella sua invocazione, ma dhakarnaka haqqa dhikrika ya Madhkur (“Non ci ricordiamo di Te come Tu meriti di essere ricordato, O Allah”). Il cercatore non può arrivare alla presenza di Dio nel suo dhikr, e non può manifestare i Segreti e gli Attributi di Dio nel suo dhikr, se non recita lo dhikr con il Supporto di Dio e con il Suo Ricordo di lui. Come Bāyazīd al-Bisṭāmī (Q.s.) disse: Quando ho raggiunto Lui ho visto che il Suo ricordo di me aveva preceduto il mio ricordo di Lui”. Il cercatore non può fare dhikr da solo. Egli deve riconoscere che Dio è colui che fa Dhikr attraverso di lui.

7) Attenzione (“Nigah Dasht”)

“Nigah” significa vista. Significa che il cercatore deve guardare il proprio cuore e salvaguardarlo prevenendo che i cattivi pensieri entrino. Le cattive inclinazioni impediscono al cuore di ricongiungersi con il Divino. E’ riconosciuto nella Naqshbandiyya che un cercatore che salvaguarda il proprio cuore dalle cattive inclinazioni per quindici minuti ha raggiunto un gran obiettivo. Per questo sarebbe considerato un vero Sufi. Il sufismo è il potere di preservare il cuore da cattivi pensieri e proteggerlo da basse inclinazioni. Chiunque raggiunga questi due obiettivi conoscerà il proprio cuore e chiunque conoscerà il suo cuore conoscerà il suo Signore. Il Santo Profeta (s.A.’a.s.) ha detto, “Chiunque conosce se stesso conosce il suo Signore”.

Uno shaikh Sufi ha detto: “Dal momento che ho preservato il mio cuore per dieci notti, il mio cuore ha preservato me per vent’anni.”

Abu Bakr al-Qattani disse: “Io ero la guardia alla porta del mio cuore per 40 anni, e non ho mai aperto per nessuno eccetto Allah, Onnipotente e Glorificato, fino al punto in cui il mio cuore non conosceva nessun altro eccetto che Lui, Onnipotente e Glorificato.”

Abul Hassan al-Kharqani disse: Sono passati 40 anni in cui Allah ha guardato costantemente nel mio cuore e non ha visto altri che Se Stesso. E non c’è posto nel mio cuore per altri che Allah.”

8) Raccoglimento (“Yada Dasht”)

Significa che colui che recita lo Dhikr salvaguarda il suo cuore con negazione e affermazione in ogni respiro senza lasciare la Presenza Divina. Ciò richiede che il cercatore mantenga il proprio cuore nella Presenza Divina di Allah continuamente. Questo gli permette di realizzare e manifestare la Luce dell’Unica Essenza di Dio ( ‘anwar adh-dhat al-Ahadiyya’ ). Egli quindi scaccia via tre delle quattro differenti forme di pensiero: i pensieri egoistici, i pensieri malvagi, e i pensieri angelici, mantenendo e confermando soltanto la quarta forma di pensiero, cioè quella haqqani o dei pensieri veritieri. Ciò condurrà il cercatore al più alto stato di perfezione, eliminando ogni sua immaginazione e abbracciando soltanto la Realtà che è Unità con Dio, ‘Azza wa Jall

9) Consapevolezza del Tempo (“Wuquf Zamani”)

Significa osservare la propria presenza ed esaminare la propria tendenza alla distrazione. Il cercatore deve sapere quanto tempo ha trascorso muovendosi verso la maturità spirituale e deve riconoscere in che posto è arrivato nel suo viaggio verso la Divina Presenza.

Il cercatore deve fare progressi con tutti i suoi sforzi. Deve spendere tutto il suo tempo nel rendere come unico suo scopo l’arrivo alla stazione dell’Amore Divino e della Presenza Divina. Egli deve diventare consapevole che in tutti i suoi sforzi e in tutte le sue azioni Dio è il Testimone di ogni minimo dettaglio.

Il cercatore deve mantenere il conto delle sue azioni e intenzioni ogni giorno e ogni notte ed analizzare le sue azioni ogni ora, ogni minuto ed ogni momento. Se sono buone, ringrazia Dio per questo. Se sono cattive, egli si pente e chiede il perdono di Allah.

Ya’qub al-Charki riporta che il suo maestro, Ala’uddin al-‘Aṭṭār disse: “Nello stato di depressione devi recitare istighfar (chiedere perdono) fino all’eccesso, e in stato di euforia lodare invece Allah fino all’eccesso.” E poi disse: “Prendere in considerazione questi due stati, contrazione ed espansione, è il significato di wuquf zamani .”

Shah Naqshband (Q.s.) spiegò questo stato dicendo, “Devi essere consapevole di te stesso. Se stavi seguendo la shari’a allora ringrazia Allah, altrimenti chiedi perdono.”

Ciò che è importante per il cercatore in questo stato è di mantenere al sicuro il più piccolo periodo di tempo. Egli deve montare la guardia su se stesso e giudicare se era in Presenza Divina o se in presenza del suo ego, in ogni momento della sua vita.

Shah Naqshband (Q.s.) disse: “Devi valutare come trascorri ogni istante: con Presenza o in Negligenza.”

10) Consapevolezza dei Numeri (“Wuquf ‘adadi”)

Questo significa che il cercatore che sta recitando lo dhikr deve osservare il numero esatto di ripetizioni che portano allo silenzioso dhikr del cuore. Tenere il conto dello dhikr non è tanto per il conto in sè, ma piuttosto ai fine di proteggere il cuore da cattivi pensieri. Inoltre, causa una concentrazione maggiore nello sforzo di raggiungere il più rapidamente possibile il numero di ripetizioni prescritte dallo shaikh.

Il pilastro dello dhikr contato è di portare il cuore alla presenza dell’Uno che è menzionato in quello dhikr. Contare, uno alla volta, porta l’attenzione alla realizzazione che ognuno ha bisogno di quell’Uno i cui Segni sono evidenti in ogni creazione.

Shah Naqshband (Q.s.) disse: “L’osservanza dei numeri nello dhikr è il primo passo verso lo stato di acquisizione di Conoscenza Celeste ( ilm ul-ladunni )”. Questo significa che contare porta ciascuno a riconoscere che soltanto l’Uno è necessario per la vita. Tutte le equazioni matematiche hanno bisogno del numero Uno. Tutta la creazione ha bisogno dell’unico Uno.

11) Consapevolezza del Cuore (“Wuquf Qalbi”)

Ciò significa dirigere il cuore del cercatore verso la Divina Presenza, laddove non vedrà altro che il suo Amato. Significa sperimentare la Sua Manifestazione in tutti gli stati. Ubaidullah al-Aḥrār disse: “Lo stato di Consapevolezza del Cuore è lo stato di essere presente alla Divina Presenza in una tal maniera che non puoi guardare nessun altro che Lui.”

In un tale stato uno concentra il posto dello Dhikr dentro il cuore, perché questo è il centro del potere. Tutti i pensieri ed ispirazioni, buoni e cattivi, sono percepiti e appaiono uno dopo l’altro, rincorrendosi e alternandosi, muovendosi tra luce e buio, in constante rivoluzione, proprio dentro al cuore. Lo Dhikr è necessario per controllare e ridurre questa turbolenza del cuore.

Letture consigliate:

The Naqshbandi Sufi Way, Kazi Publications, Inc., Chicago. 1995

Vedi

La vita dei 40 Gran Maestri della Tarīqa Naqshbandiyyayya