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Il digiuno (sawm)

Dal libro “Islam in focus” di Abu l-‘Ala al-Maududi


Il Sermone di Ramadan del Profeta (s.A.’a.s.)

Gli stati interiori del digiuno dal Ihia ‘ulum-ud-din di Imam Abu Hamid Muḥammad al-Ghazali

Estratti sul digiuno da al-Futuhat al-Makkiyya di Shaykh Muhyiddin Ibn al-‘Arabi


Una caratteristica dell’Islam, caratteristica spirituale ed etica unica, è l’istituzione del Digiuno. Definito alla lettera, il digiuno significa l’astensione completa da cibi, bevande, rapporti intimi e fumo, dal momento che precede lo spuntare dell’alba fino al tramonto, per l’intero mese di Ramadan, nono mese dell’anno islamico. Ma, se restringessimo i1 significato del Digiuno islamico a questo senso letterale, commetteremmo un triste errore. Quando 1’IsLam introdusse questa impareggiabile prescrizione, esso piantò un albero in crescita perenne, un albero di infinita virtù e dai frutti difficilmente apprezzabili in tutto il loro valore. Ecco una spiegazione del significato spirituale del Digiuno islamico:

1. Esso insegna all’uomo il principio dell’amore sincero, perché, allorchè osserva il digiuno, lo fa per profondo amore di DIO. E l’uomo che ama DIO d’amore sincero è un uomo che sa davvero che cosa sia l’amore.

2. Esso dà all’uomo un creativo senso di Speranza e una considerazione serena della vita, perché, allorchè digiuna, egli spera di compiacere DIO e cerca la Sua Grazia.

3. Esso instilla nell’uomo una genuina virtù di devozione efficace, onesta consacrazione e vicinanza a DIO, perché, quando digiuna, l’uomo lo fa per DIO e per la Sua Causa, non per altro.

4. Esso coltiva nell’uomo una coscienza integra e vigile, perché la persona che digiuna osserva il digiuno sia in privato sia in pubblico. Nel digiuno, in particolare, non c’è autorità umana che possa controllare il comportamento dell’uomo o lo costringa a osservare tale pratica. L’uomo osserva il digiuno per compiacere DIO e soddisfare la propria coscienza mantenendosi fedele a DIO in privato e in pubblico. Non esiste modo migliore per coltivare nell’uomo una coscienza integra.

5. Esso istruisce l’uomo nella pazienza e nel trascendimento di sè; infatti, quando digiuna, l’uomo avverte il dolore della privazione, ma lo sopporta pazientemente. Tale privazione, in realtà, è salo temporanea, ma non c’è dubbio che l’esperienza fa comprendere al digiunante quali siano gli effetti provocati negli altri uomini da quelle medesime privazioni, allorchè si tratta di privazioni che riguardano beni essenziali e durano giorni o settimane o addirittura mesi. I1 significato di tale esperienza, sotto il profilo umano e comunitario, è che il digiunante sarà molto più sollecito di chiunque altro nel provare solidarietà per i suoi simili e rispondere alle loro necessità. E questa è un’eloquente espressione di abnegazione e di genuina solidarietà.

6. E’ un’efficace lezione di moderazione e di volontà. La persona che osserva dovutamente il digiuno è certamente un essere che può disciplinare i propri desideri irrazionali e mettere il proprio sè al di sopra delle tentazioni fisiche. Un uomo siffatto è uomo di personalità e di carattere, uomo di volontà e determinazione.

7. Dà all’uomo un’anima traslucida, con la quale può attingere il trascendente; gli dà una, mente luminosa, con la quale può pensare; gli dà un corpo agile, col quale può muoversi e agire. Tutto ciò costituisce il risultato immancabile del mantenere leggero lo stomaco. Le istruzioni mediche, le norme biologiche e l’esperienza intellettuale attestano questo fatto.

8. Mostra all’uomo un nuovo modo per essere saggiamente parsimonioso e per amministrarsi in maniera corretta; infatti, quando mangia meno cibo e consuma meno carne, spende meno denaro e compie sforzi minori. La spiritualità si riverbera anche in questo modo sull’economia e sul bilancio familiare.

9. Rende l’uomo capace di padroneggiare l’arte di un maturo adattamento. Possiamo facilmente comprendere questo punto una volta che ci siamo resi conto di come il Digiuno faccia cambiare all’uomo tutto il corso della sua vita quotidiana. Allorchè egli opera questo mutamento, si adatta naturalmente a un nuovo sistema e si muove per soddisfare le nuove norme. Ciò, alla lunga, sviluppa in lui un saggio senso di adattabilità e una capacità di superare le imprevedibili difficoltà della vita. Un uomo che attribuisca valore all’adattabilità costruttiva e al coraggio apprezzerà prontamente gli effetti del Digiuna sotto questo riguardo.

10. Radica l’uomo nella disciplina e nell’igiene. Quando una persona osserva il corso regolare del Digiuno in tutti i giorni del Mese Sacro e in tutti i Mesi Sacri degli anni che si avvicendano, essa si integra sicuramente in un’elevata forma di disciplina e assume un grandioso senso del1’ordine. Similmente, allorchè alleggerisce lo stomaco e rilassa i1 sistema digerente, mette al sicuro il proprio corpo, per non dir dell’anima, contro tutti i danni risultanti dal sovraccarico dello stomaco. In questo modo, può esser certo che il suo corpo sarà esente dal disordine e che la sua anima continuerà a splendere pura e serena.

11. Fa sorgere nell’uomo un autentico spirito di appartenenza comunitaria, di unità e fratellanza, di solidarietà umana dinanzi a DIO e dinanzi alla Sua Legge. Un tale spirito è il risultato naturale del fatto che, quando l’uomo digiuna, si rende canto di far parte di tutta quanta la comunità musulmana, la quale osserva il medesimo dovere nella stesso tempo e per gli stessi motivi. Nessun sociologo potrà dire che in un qualunque periodo storico vi sia mai stato qualcosa di simile a questa magnifica istituzione dell’Islam. Gli uomini hanno reclamato, in tutte le epoche, l’unità, la fratellanza, la giustizia, la dignità, ma come è stata priva di eco la loro voce e come è stato misero il risultato da loro conseguito! Com’è che possono attingere la loro meta, senza la luminosa guida dell’Islam?

12. E’ una prescrizione divina intesa a dare all’uomo sicurezza e autocontrollo, a garantire la dignità e la libertà umana, a dare la vittoria e la pace. Questi risultati non mancano mai di manifestarsi come realtà vivente nel cuore della persona che sa come osservare il Digiuno. Quando digiuna nella maniera adeguata, egli esercita un completo comando sulle proprie passioni, disciplina i suoi desideri e resiste a tutte le cattive tentazioni. Si viene così a trovare in una posizione che gli garantisce la sicurezza, ristabilisce la sua dignità e integrità e lo libera dalla schiavitù del vizio. Una volta conseguito tutto ciò, egli ha instaurato la pace interiore, che è la fonte della pace permanente con DIO e, di conseguenza, con tutto quanto l’universo. Ora, qualcuno potrebbe esser tentato di sollevare questa obiezione: se le cose stanno così per quanto concerne l’istituzione islamica del digiuno e se questo è, sotto tale rispetto, il quadro dell’Islam, perché i Musulmani non vivono nell’utopia? A una tale obiezione possiamo solo replicare dicendo che i Musulmani hanno vissuto nell’utopia, e felicemente, in un certo periodo della loro storia. La realizzazione di quell’utopia fu un fenomeno unico nella storia umana. Diciamo unico, perché nessuna religione o sistema sociale, se non1’Islam, è mai stato in grado di tradurre i propri ideali in realtà effettiva. L’utopia di altre religioni e sistemi sociali è sempre rimasta nel campo delle teorie o delle pie intenzioni e dei sogni: a volte chiari, a volte confusi, a volte vicini, il più delle volte remoti. Ma l’utopia dell’Islam è stata realizzata e messa in pratica in grado completo. In senso umano e pratico ciò significa che l’utopia dell’Islam può essere nuovamente realizzata su questa terra e che essa si basa su fondamenta solide e su principi reali. La ragione per cui l’utopia islamica non viene realizzata ai nostri giorni è molteplice e facilmente spiegabile. Ma, per limitare la nostra discussione all’istituto del Digiuno, dobbiamo dire che molti Musulmani, per loro sventura, non osservano il digiuno o, nel migliore dei casi, adottano un atteggiamento di indifferenza. D’altronde, la maggior parte di coloro che lo praticano non si rendono conto del suo vero significato, per cui ne traggono un beneficio minimo o addirittura nessun beneficio. E’ per questo che i Musulmani di oggi nel complesso non godono dei veri vantaggi del Digiuno. Inoltre, qualcun altro potrà dire che quanto affermiamo circa il Digiuno Islamico è anche vero per altri tipi di digiuno, come la Pasqua giudaica, la Quaresima cristiana, il digiuno gandhiano ecc. perché allora i Musulmani fanno queste affermazioni arbitrarie a proposito del loro genere di Digiuno? A una tale persona e a tutte quelle del suo genere noi dirigiamo il nostro appello. E’ contro i nostri principi religiosi e la nostra morale di Musulmani diffamare alcun profeta di DIO, respingere una, formulazione della verità o tacciare di falsità una religione d’origine divina. Altri si ritengono liberi di commettere queste ingiurie irresponsabili, ma noi Musulmani no; noi infatti, sappiamo che, allorchè scendiamo ai livelli infimi della morale, o piuttosto dell’immoralità, siamo virtualmente fuori dai ranghi dell’Islam. Noi sappiamo pure che l’istituzione del Digiuno è antica quanto la storia e che esso venne prescritto da DIO agli uomini prima dell’Islam, così come è stato da lui prescritto ai Musulmani. Ma noi non sappiamo se non pensiamo che siano in molti a saperlo- la forma esatta e le precise modalità in cui DIO prescrisse gli altri tipi di Digiuno. Noi comunque possiamo, per la causa della verità e di un illuminato desiderio di sapere, sostanziare le nostre affermazioni confrontando questa istituzione dell’Islam con gli altri tipi di digiuno.

 Il digiuno nella prospettiva comparatistica

1. In altre religioni e dogmi, in altre filosofie e dottrine, colui che osserva il digiuno si astiene da certi generi di cibo o di bevanda o di sostanze materiali, ma è libero di rimpiazzare ciò da cui si astiene riempiendosi lo stomaco con l’alimento sostitutivo, anch’esso di natura materiale. Nell’Islam ci si astiene dalle cose materiali (cibo, bevanda, fumo, ecc,) allo scopo di avere gioie spirituali e nutrimento spirituale. Il Musulmano vuota il proprio stomaco di ogni cosa materiale per riempirsi l’anima di pace e di benedizioni, per riempirsi il cuore di amore e misericordia, per riempirsi lo spirito di pietà e di fede, per riempirsi la mente di saggezza e determinazione.
2. Lo scopo del digiuno nelle altre religioni e filosofie è inevitabilmente parziale. Esso o ha obiettivi spirituali o scopi fisici o intellettuali; tutto ciò non si trova mai combinato insieme. Nell’Islam invece esso è inteso a conseguire tutti questi vantaggi e molti altri fini, sociali ed economici, morali e umani, privati e comunitari, personali e pubblici, interiori ed esteriori, 1ocali e nazionali, il tutto armonizzato come si è detto più sopra.
3. I1 digiuno non islamico non richiede più che un’astinenza parziale da certe cose materiali. Ma il tipo islamico di digiuno è accompagnato da devozione e culto, da carità e studio del Qur’an, da solidarismo e affabilità, da autodisciplina e risveglio della coscienza. Così il Musulmano che digiuna si sente un’altra persona. Egli è puro e luminoso internamente ed esternamente e la sua anima è così traslucida che egli si sente vicino alla perfezione, perché e vicina a DIO.
4. Sulla base delle nostre conoscenze e della nostra esperienza quotidiana, possiamo dire che altre filosofie morali e altre religioni insegnano all’uomo che egli non può realizzare i suoi obiettivi etici o entrare nel Regno di DIO se non sradica da se l’amore per il mondo. Di conseguenza, diventa necessario per un tale individuo ripudiare i propri interessi mondani, trascurare le sue responsabilità umane e ricorrere a qualche sorta di mortificazione o di severo ascetismo, di cui il digiuno è un elemento essenziale. Un digiuno di questo genere con persone di questo tipo può essere adoperato, ed è stato adoperato, come un pretesto per nascondere l’umiliante diserzione dal corso normale della vita. I1 Digiuno islamico invece non è un divorzio dalla vita, ma un felice matrimonio con essa; non è una diserzione, ma un attacco compiuto con armi spirituali; non è una trascuranza, ma un arricchimento morale. Il Digiuno islamico non separala religione dalla vita di ogni giorno nè separa l’anima dal corpo. Non causa rottura, ma procura armonia. Non dissolve, ma trasfonde. Non disintegra, ma getta ponti e opera redenzione.
5. Anche la tabella del Digiuno Islamico è un fenomeno che colpisce. In altri casi il periodo del digiuno viene fissato in una certa parte dell’anno in maniera inflessibile. Nel1′ Islam invece il periodo del digiuno arriva col mese di Ramadan, nono mese dell’anno. Il calendario islamico è lunare e i mesi sono determinati dalle varie Lunazioni. Ciò significa che nel periodo di un limitato numero d’anni il Digiuno islamico copre l’intero ciclo delle quattro stagioni, andando e riandando dall’estate all’inverno attraverso 1a primavera e l’autunno, in maniera rotatoria. La natura del calendario Islamico è tale che il mese di Ramadan cade ad esempio in un anno in gennaio e l’anno successivo in dicembre. Sotto il profilo spirituale ciò significa che il Musulmano gode dell’esperienza morale del Digiuno a vari livelli e ne assapora i profumi spirituali nelle varie stagioni di vari climi, a volte nei giorni brevi e freddi dell’inverno a volte nei giorni lunghi e caldi dell’estate, a volte in un periodo intermedio. Ma questa varietà di esperienza resta, ogni volta, un tratto impressionante della vitalità di tale istituzione islamica. Essa è pure una notevole espressione della prontezza, del dinamismo, dell’adattabilità del credente musulmano. Questa è certamente una componente sana e considerevole della dottrina dell’Islam.

 Il periodo del Digiuno

E’ già stato detto che il periodo del Digiuno obbligatorio è il mese di Ramadan. IL periodo quotidiano di osservanza del Digiuno inizia prima del sorgere dell’alba e termina immediatamente dopo il tramonto. Normalmente esistono accurati calendari che indicano l’ora esatta, ma in assenza di tali agevolazioni è possibile consultare l’orologio e la posizione del sole, oltre ai giornali locali, gli osservatori astronomici ecc. Il Digiuno di Ramadan è obbligatorio per ogni Musulmano responsabile e in grado di affrontarlo (mukallaf). Vi sono poi altri momenti nei quali esso è fortemente raccomandato, secondo le tradizioni del Profeta Muḥammad. Nel novero ditali circostanze rientrano il lunedì e il giovedì di ogni settimana, pochi giorni di ogni mese nei due mesi che precedono l’arrivo di Ramadan, ossia Rajab e Sha’ban, i sei giorni che vengono dopo ‘Id el Fitr, dopo Ramadan. Inoltre, è sempre meritorio digiunare, in qualsivoglia giorno di qualunque mese dell’anno, tranne i giorni di ‘Id e i Venerdì, quando nessun Musulmano deve digiunare. Comunque, possiamo ribadire che il solo digiuno obbligatorio è quello di Ramadan, che può durare 29 o30 giorni, a seconda della lunazione. Questo è un pilastro dell’Islam e il non osservarlo senza una giustificazione valida costituisce un peccato severamente punito. Sapendo che cosa il digiuno possa fare per l’uomo, DIO ha prescritto un digiuno di tre giorni a chiunque infranga un giuramento. Analogamente, se uno dichiara che sua moglie gli è interdetta cosi come, lo è sua madre (vecchia usanza preislamica),deve pagare per la sua leggerezza e irresponsabilità. Per espiare questo peccato, dovrà osservare il digiuno per due mesi consecutivi (Qur’an, 2, 183-185; 5, 92; 58, 1-4) (7).
(7) E’ interessante notare che l’espiazione per aver infranto un giuramento onesto consiste nel nutrire o vestire dieci poveri. Se ciò non è possibile, il trasgressore deve emancipare uno schiavo o riscattarne 1a libertà. Se anche questo non è possibile, si ricorre allora al digiuno di tre giorni (Qur’an, 5, 92). Nel caso dell’uso irriflesso della dichiarazione suddetta, odioso costume preislamico, il primo obbligo del trasgressore è di emancipare uno schiavo o riscattarlo. Se non può permetterselo, dovrà digiunare per due mesi consecutivi prima di avere rapporti con la moglie. Se non può digiunare, deve nutrire sessanta poveri o distribuire sessanta pasti fra i poveri. Vi sono altre occasioni in cui è richiesto o raccomandato il digiuno, quale sostitutivo di prescrizioni non adempibili (Qur’an, 58, 1-4, cfr, 2, 196).

Chi deve digiunare? Il digiuno di Ramadan è obbligatorio per ogni Musulmano, maschio o femmina, che abbia queste qualificazioni:
1. sia mentalmente e fisicamente adatto, il che significa essere sano e capace;
2. abbia l’età necessaria, l’età della pubertà e del discernimento, la quale si aggira normalmente intorno ai quattordici anni. I bambini al di sotto di questa età debbono essere incoraggiati a seguire questa buona pratica a livelli facili, cosicchè, quando raggiungano l’età della pubertà, siano mentalmente e fisicamente preparati a osservare il Digiuno;
3. si trovi nella propria residenza abituale,nella propria città, villaggio, ditta ecc. Ciò significa non trovarsi in viaggio su un percorso di Cinquanta miglia o più;4. sia onestamente sicuro che il Digiuno non può causargli alcun danno, fisico o mentale, a parte le normali reazioni di sete, fame ecc.,

Esenzione dal digiuno

Le suddette qualificazioni escludono le categorie seguenti:
1. I bambini al di sotto dell’età della pubertà e del discernimento;
2. I malati di mente, irresponsabili delle loro azioni. Gl’individui appartenenti a queste due categorie sono esonerati dall’obbligo del digiuno e non è loro prescritto nessun obbligo sostitutivo;
3. Uomini e donne troppo vecchi e deboli per far fronte all’obbligo del digiuno e sopportarne le difficoltà. Queste persone sono esonerate da un tale obbligo, ma debbono quantomeno offrire a un Musulmano bisognoso un pasto completo o il suo corrispettivo in denaro. Questa compensazione mostra che, quando costoro possono digiunare anche per un solo giorno del mese, devono farlo, compensando il resto del mese. Diversamente, saranno responsabili della loro negligenza,
4. I malati il cui stato di salute possa essere gravemente compromesso dall’osservanza del digiuno. Costoro possono rimandare il digiuno, finché sono malati, a una data successiva, e poi recuperarlo giorno per giorno.5. Coloro che viaggiano su un percorso di circa cinquanta miglia o più. In una tale circostanza potranno interrompere il digiuno temporaneamente durante il viaggio e recuperarlo nei giorni successivi, giorno per giorno. Ma è meglio per loro, dice il Qur’an, osservare il digiuno se possono osservarlo senza che ciò sia causa di difficoltà straordinarie.
6. Le donne gravide e quelle che allattano i loro figli possono anch’esse rompere il digiuno, qualora l’osservanza di quest’ultimo metta in pericolo la loro salute o quella del bambino. Devono però recuperare il digiuno in seguito, giorno per giorno.
7. Le donne mestruate (periodo massimo di dieci giorni)e le puerpere (periodo massimo di quaranta giorni). Queste non hanno il permesso di digiunare, anche se possono e vogliono farlo. Devono rimandare il digiuno a quando potranno recuperarlo e recuperarlo giorno per giorno. Bisogna comprendere bene che qui, come in tutte le altre pratiche dell’Islam, deve esserci chiara l’intenzione che l’atto viene intrapreso in obbedienza a DIO, in risposta al Suo ordine e per amore di Lui.I1 digiuno di un giorno di Ramadan è vanificato qualora intenzionalmente si mangi, si beva, si fumi o si abbiano rapporti intimi o comunque si lasci entrare alcunché all’interno del corpo attraverso la bocca. Se ciò viene fatto deliberatamente, senza alcun motivo legittimo, la pena consiste nel digiuno di sessanta giorni consecutivi o, come alternativa, nel dar da mangiare,a sufficienza a sessanta poveri, oltre a osservare un giorno di digiuno in luogo del giorno il cui digiuno è stato vanificato. Quando il digiuno di giorni che non siano quelli di Ramadan viene interrotto per una ragione legittima, come quelle elencate al paragrafo “Esenzioni”, l’individuo deve recuperare il digiuno in seguito, giorno per giorno. Se uno, per errore, fa qualcosa che ordinariamente interromperebbe il digiuno, la sua osservanza non è vanificata e il suo digiuno rimane valido, purché egli cessi di fare quella cosa nel momento stesso in cui si rende conto di che cosa stia facendo. Terminato il digiuno di Ramadan, bisogna distribuire l’elemosina speciale nota come sadaqat al fitr (elemosina della rottura del digiuno).

 Raccomandazioni generali

Il Profeta Muḥammad raccomanda vivamente di osservare queste pratiche, specialmente durante Ramadan:
1. Fare uno spuntino leggero prima del sorger dell’alba, spuntino noto come suhur
2. mangiare tre datteri e bere un pò d’acqua subito il tramonto, dicendo questa preghiera: “Allahumma, laka sumna wa ‘ala rizqika aftarna
(0 Dio, per Tua causa abbiamo digiunato e adesso interrompiamo il digiuno col cibo che tu ci hai dato);
3. fare pasti leggeri il più possibile, poiché, come dice il Profeta, la peggior cosa che un uomo possa fare è riempirsi lo stomaco;
4. osservare l’orazione supererogatoria nota come tarawih;
5. far visita ai fratelli e intensificare le pratiche di solidarietà;
6. incrementare lo studio e la recitazione del Qur’an;
7. esercitare al massimo la pazienza e l’umiltà;
8. essere straordinariamente cauto nell’usare i sensi, la mente e soprattutto, la lingua; astenersi dalle chiacchiere inutili e dai pettegolezzi ed evitare ogni movimento sospetto.


Vedi anche:

Gli stati interiori del digiuno dal Ihia ‘ulum-ud-din di Imam Abu Hamid Muḥammad al-Ghazali