Quando la morte venne a Baghdad
II discepolo di un Sufi di Baghdad era seduto un giorno in un angolo di una locanda, quando sorprese una conversazione tra due persone. A sentirle parlare, capì che una di loro era l’Angelo della Morte.
“Ho molte visite da fare in questa città nelle prossime tre settimane”, stava dicendo l’Angelo al suo compagno.
Terrorizzato, il discepolo si rannicchiò nel suo angolino finché i due non se ne furono andati. Poi fece appello a tutta la sua intelligenza per trovare il modo di scampare all’eventuale visita dell’Angelo, e alla fine decise di allontanarsi da Baghdad affinché la morte non potesse raggiungerlo. Dopo aver fatto questo ragionamento, non gli restava che noleggiare il cavallo più veloce e, spronandolo giorno e notte, arrivare fino alla lontana Samarcanda.
Nel frattempo la Morte si incontrò con il maestro sufi, col quale si intrattenne a parlare di varie persone. “Ma dov’è dunque quel vostro discepolo tal dei tali?”, chiese la Morte.
“Dovrebbe trovarsi da qualche parte in città, immerso in contemplazione, forse in un caravanserraglio”, rispose il maestro.
“È strano”, disse l’Angelo, “perché è proprio nella mia lista … Ah, ecco, guardate: devo prenderlo fra quattro settimane a Samarcanda, e in nessun altro luogo”.
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Questa versione della “Storia della Morte” proviene dal Hikayat-i-Naqshia (“Storie concepite secondo un Disegno).
L’autore di questa storia, che è uno dei racconti popolari più preferiti nel Medio Oriente, è il grande Sufi Fudail Ibn Ayad, un ex-bandito che morì all’inizio del ix secolo.
Secondo la tradizione sufi, confermata da documenti storici, Harun El-Rashid, califfo di Baghdad, volle concentrare nella sua corte ‘la totalità della conoscenza’. Numerosi Sufi vissero sotto il suo patrocinio, ma nessuno di loro accettò di entrare a servizio di quel monarca onnipotente. Gli storici sufi riportano la visita fatta da Harun e dal suo visir a Fudail, alla Mecca. “Comandante dei Credenti”, disse Fudail, “temo che il tuo avvenente volto cadrà nel fuoco dell’inferno!”.
Harun chiese al saggio: “Hai mai conosciuto qualcuno più distaccato di tè?”.
“Sì”, rispose Fudail, “tu! Il tuo distacco è superiore al mio. Io posso distaccarmi dall’ambiente del mondo ordinario, ma tu ti sei distaccato da qualcosa di molto più grande; ti sei distaccato da ciò che è eterno!”.
Fudail disse al califfo che il potere su se stessi era meglio di mille anni di potere sugli altri.