Riguardo al significato del termine

faqir “poverello [spirituale]”

di Abdul Qader Jilani (Q.s.)

A Sufi Imam from the One Thousand and One Nights

Quando qualcuno chiese allo Shaikh (possa Allah ben compiacersi di lui) il significato del termine faqir (“poverello [spirituale]”), egli disse: “[Nella lingua araba, la parola è composta dalle lettere]: fa’-qaf-yay-ra.” Passò poi a spiegare il significato di ciscuna lettera con versi poetici:

“La fa’ iniziale rappresenta la sua estinzione [fana’] nella sua essenza e il suo distacco [faragh] rispetto alla sua descrizione e ai suoi attributi.

fa’u ‘l-faqiri fana’u-hu fi dhati-hi-wa faraghu-hu min na’ti-hi wa sifati-h.

La qaf indica la forza [quwwa] del suo cuore nella dedizione al suo Amato e il suo impegno [qiyam] nei confronti di Allah nel conseguimento del Suo piacere.

wa ‘l-qafu quwwatu qalbi-hi bi-Habibi-hi-wa qiyamu-hu li’llahi fi mardati-h.

La yay mostra che egli fonda la sua speranza [yarju] su di Lui, che Lo teme e che compie [yaqumu] il suo dovere così come richiesto dalla sincera devozione.

wa ‘l-yayu yarju bi-hi wa yakhafu-hu-wa yaqumu bi’t-taqwa bi-haqqi tuqati-h.

La ra’ indica il raffinamento [riqqa] del suo cuore e la sua purezza come pure il suo ritorno [ruju’] ad Allah (lontano) dai suoi desideri carnali.

wa ‘r-ra’u riqqatu qalbi-hi wa-safa’u-hu-wa ruju’u-hu li’llahi ‘an shahawati-h.

Lo Shaikh (possa Allah ben compiacersi di lui) poi continuò dicendo:

“Ciò che si richiede al faqir è di essere flessibile nel pensiero [fikr], centrato nel ricordo [dhikr], cortese nel disaccordo [munaza’a] e sollecito nell’aiuto alla riconciliazione [muraja’a]. Nulla deve chiedere al Signore della Verità se non la Verità [Haqq] e deve mettere in pratica nient’altro che la sincerità [sidq]. Tra la gente deve essere quello più tollerante e più modesto. La sua risata deve essere quella delle persone allegre e sorridenti e la sua curiosità dovrebbe essere usata come uno strumento di apprendimento. Dovrebbe essere un segno di ricordo per il disattento e un insegnante per l’ignaro. Non deve ferire coloro che lo feriscono e non deve occuparsi di cose che non lo riguardano.

Deve concedere molto quanto a favori, ma poco alle offese. Deve astenersi con cura dalle cose che sono proibite e mantenersi a chiara distanza da ciò che è legalmente dubbio [shubuhat]. Deve essere di aiuto [ghawth] per lo straniero e come un padre per l’orfano. La sua gioia dovrebbe essere manifesta sul suo volto, mentre la sua tristezza celata nel suo cuore. Dovrebbe essere assorto nella contemplazione [fikr] e felice nella povertà [faqr]. Non deve (mai) svelare un segreto né sollevare un velo. Deve essere aggraziato nei movimenti, gentilmente munifico, affascinante nel modo d’essere, generoso nel distribuire favori, raffinato nel gusto, eccelso nella morale e molto gentile.

Dovrebbe essere come una sostanza preziosa che si scioglie e scorre. Dovrebbe restare a lungo in silenzio [samt], accomodante nei modi [na’t], tollerante quando viene trattato scioccamente e molto paziente con chiunque lo tratti male. Non dovrebbe esserci alcun congelamento [jumud] di sentimenti in sua presenza e nessuno spegnimento [khumud] della fiamma della Verità. Non dovrebbe mai risultare calunnioso [nammum], invidioso [hasud], irruente [‘ajul] o malizioso [haqud]. Deve trattare l’anziano con rispetto e il giovane con compassione.

Deve essere degno di fiducia [amana] e tenersi lontano dal tradimento [khiyana]. La sua consuetudine dovrebbe essere la devozione sincera e la modestia la sua disposizione naturale. Dovrebbe essere sempre accorto e rendere la vigilanza la sua pratica costante. Non dovrebbe prendere nulla per dovuto ed essere in grado di sopportare molto. Dovrebbe essere di poco valore per se stesso, ma molto prezioso per i suoi fratelli. Il suo comportamento dovrebbe essere un esempio di buone maniere [adab] e il suo parlare una meraviglia [‘ajab]. Non dovrebbe mai gioire delle sfortune altrui, né parlar male di qualcuno alle sue spalle.

Deve essere composto e di grande pazienza, soddisfatto e molto riconoscente. Dovrebbe trascorrere poco tempo a parlare ed essere assiduo nella preghiera rituale [salat] e nel digiuno. Deve essere veritiero con la lingua e risoluto nel cuore. Deve trattare i suoi ospiti con cordiale ospitalità ed offrir loro qualsiasi cibo sia disponibile. Quando i disastri si abbattono su di lui, i suoi vicini non ne devono essere influenzati negativamente.

Non deve arrecare offesa con le parole [sabbab], essere maldicente [mughtab],  diffamatore [ghayyab], calunniatore [nammam], o uno a caccia di errori altrui [dhammam]. Non deve essere irruente [‘ajul], negligente [ghaful], invidioso [hasud], irascibile [malul], malizioso [haqud] o ingrato [kanud].

Deve avere la lingua messa al sicuro [makhzun], un cuore addolorato [mahzun], un modo composto di parlare [mawzun] e un pensiero che viaggia in lungo e in largo, attraverso ciò che è stato e ciò che deve ancora accadere [ma yakun].