Shah-Bahauddin-Naqshband-Mausoleo-Bukhara

Qaddas -Llahu sirrahu al ‘aziz

Shah-Bahauddin-Naqshband-Mausoleo-Bukhara

Shah-Bahāuddīn -Naqshband-Mausoleo-Bukharabah

I Miracoli dei Suoi Detti e i Detti dei Suoi Miracoli

Sulla differenza tra gli Imam

In un ritrovo di grandi studiosi a Baghdad venne interrogato sulle differenze che c’erano trai detti dei quattro khalif del Santo Profeta Ya Rasulullah. Egli disse:

“Una volta Abu Bakr as-Siddiq (r.A.)  disse:

‘Non vidi mai cosa alla quale non vi fosse Allah innanzi,’

e Umar al-Faruq (r.A.) disse: ‘ Non vidi mai cosa alla quale non vi fosse Allah dietro.’

E Uthman (r.A.) disse, ‘Non vidi mai cosa alla quale non vi fosse Allah accanto,’

e ‘Ali (r.A.) disse, ‘Non vidi mai cosa in cui non vi fosse Allah dentro.’

Egli commentò che, “Le differenze in questi detti sono fondate sulle differenze nelle circostanze nei momenti in cui venivano dette e non in  differenza di credi o comprensioni diverse.”

Sul Viaggiare nel Sentiero

Egli disse,
“Quel che c’è dietro il significato del detto del Profeta Ya Rasulullah, ‘Parte della fede è rimuovere ciò che reca danno nella Via ‘? Ciò che voleva dire con ‘ciò che reca danno ‘ è  l’ego, e ciò che vuol significare con la Via, è la Via verso Dio, come Egli disse a Bāyazīd al-Bisṭāmī, ‘lascia il tuo ego e vieni da Noi.”
Una volta gli venne chiesto, “Qual’è il significato di Viaggiare sul Sentiero?” Egli disse, “I dettagli nella conoscenza spirituale.” Gli chiesero, “Che cosa sono i ‘dettagli nella conoscenza spirituale?” Egli disse, “Colui che conosce e accetta ciò che conosce sarà innalzato dallo stato di testimonianza e prova allo stato di visione.”

Egli disse,
“Chiunque chieda di essere nella Via di Dio, chiede la via dell’afflizione. Venne detto dal Profeta Ya Rasulullah, ‘Chiunque mi ama, sarà oppresso da me.’ Un uomo giunse dal Profeta Ya Rasulullah e disse, ‘Oh Profeta ti amo ‘, e il Profeta Ya Rasulullah disse, ‘Allora preparati ad essere povero.’ Un’altra volta una persona giunse dal Profeta Ya Rasulullah e disse, ‘Oh Profeta amo Dio,’ e il Profeta disse, ‘Quindi preparati all’afflizione.'”

Recitò un verso:
“Ognuno desidera il bene,
Ma nessuno ha ottenuto l’Ascensione,
Se non amando
Colui che ha creato il bene.”

Egli disse, “Chiunque voglia bene a sè, deve rifiutare se stesso, e chiunque voglia altro oltre sè , vuole in realtà solo se stesso”.

Sull’Esercizio Spirituale

Egli disse,
“Vi sono tre modi in cui i sapienti raggiungono la loro conoscenza:

1. Muraqaba – La Contemplazione

2. Mushahada – La Visione

3. Muhasaba – L’Esame di Coscienza

Nello stato di Contemplazione il cercatore dimentica il creato e si ricorda solo del Creatore.

Nello stato di Visione, le ispirazioni dal Celato giungono al cuore del cercatore accompagnati da due stati: la contrazione e l’espansione. Nella condizione di contrazione, la visione è di Maestà, e nello stato di espansione la visione è di Bellezza.

Nello stato dell’Esame di Coscienza il cercatore valuta ogni ora trascorsa: era in totale Presenza di Dio o completamente assorta nel mondo?

Egli disse
“Il cercatore in questa via deve impegnarsi a rigettare i sussurri malefici e le insinuazioni dell’ego. Deve rifiutarli, prima che questi lo raggiungano; oppure può rifiutarli dopo che lo hanno raggiunto, ma prima che questi possano controllarlo. Un altro cercatore, che comunque, non voglia rifiutarli finché questi non lo raggiungano e prendano il controllo su di lui; non coglierà alcun frutto, dato che in quel momento è impossibile portar via i sussurri dal cuore.”

Sulle Stazioni Spirituali

Disse una volta,
“Come osserva la Gente di Dio le proprie azioni nascoste e i sussurri del cuore?” Proseguì, “Attraverso la luce della visione che Allah ha garantito loro, come citato nel Santo Hadith  ‘State attenti alla visione del Credente, poiché egli guarda con la luce di Dio.'”

Venne interrogato sul mostrare poteri miracolosi. Egli disse, ‘Quale poteri miracolosi possono esservi superiori al fatto che camminiamo ancora su questa terra con tutti questi peccati sopra noi e attorno a noi.”

Gli venne chiesto, ” Chi è colui che recita e il Sufi nel detto di Junayd, ‘Allontana te stesso dal recitatore di libri e accompagna i Sufi?'” Egli disse, “Il recitatore è colui che si impegna con le parole e i nomi, e il Sufi è chi è occupato con l’essenza dei nomi.”

Ammonì, “Se un murid, uno sheikh o chiunque altro parlasse di uno stato che non ha raggiunto, Allah gli impedirà di raggiungere quello stato.”

Egli disse, ” Lo specchio di ogni sheikh ha due direzioni. Ma il nostro specchio ne ha sei.”

Egli disse,
“Ciò che significa il Santo Hadith, ‘Sono colui che Mi ricorda,’ è una chiara testimonianza ed una prova che sostiene la gente del cuore che si ricorda sempre di Lui . E l’altro detto del Profeta Ya Rasulullah che parla per conto di Dio as-sawmu li (‘il digiuno è per Me ‘ ) è un’affermazione che il vero digiuno è il digiunare da tutto ciò che è altro se non Dio.”

Sulla Povertà Spirituale

Gli venne chiesto, “perché vengono chiamati al-fuqara’ (i poveri)?” Egli disse,
“perché sono poveri, ma non hanno bisogno di supplicare. Proprio come il Profeta Ibrahim Ya Rasulullah, quando venne gettato nel fuoco e giunse Jibril a chiedergli ‘Hai bisogno d’aiuto?,’ rispose, ‘Non ho bisogno di chiedere, Egli è ben consapevole del mio stato.'”

Egli disse, “La povertà è un segno di annullamento e la cancellatura degli attributi dell’esistenza.”

Egli disse una volta,
“Chi è il povero?” Nessuno gli rispose. Egli disse, “Il povero è colui, il cui interiormente è sempre in lotta e esteriormente è sempre in pace.”

Sui Modi Appropriati verso il proprio Sheikh

Egli disse,
“E’ necessario per il seguace, se si trovasse confuso su qualcosa che il suo sheikh ha detto o fatto ed è incapace di comprendere le sue ragioni, di restare paziente e di sopportare, senza diventare sospettoso. Se si tratta di un principiante, potrebbe chiedere; ma se è un murid, non c’è alcun motivo di chiedere e deve restare paziente con ciò che non è ancora in grado di comprendere.”

Egli disse,, “E’ impossibile raggiungere l’amore della gente di Dio seza prima essere usciti da sè stessi.”

Egli disse,
“Nella Nostra Via vi sono tre categorie di condotta (adab)

1. La buona condotta con Allah Onnipotente e Esaltato, richiede che il murid stia esternamente e internamente perfetto nella sua adorazione, tenendosi lontano da tutto ciò che è proibito, mantenendo tutto quel che è stato ordinato e abbandonando tutto quel che è altro da Dio.

2. La buona condotta con il Profeta Muḥammad Ya Rasulullah richiede che il murid si innalzi nello stato di in kuntum tuhibbun Allah fa-t-tabicunee (‘Se volete amare Allah, allora seguitemi ‘) [3:31]. Deve seguire tutti gli stati del Profeta. Deve conoscere che è il Profeta è il ponte tra Dio e la Sua creazione e che tutto in questo universo è sotto i suoi alti ordini.

3. La buona condotta con gli sheikh è un requisito per ogni cercatore. Gli sheikh sono le cause e i mezzi per seguire le orme del Profeta Ya Rasulullah. É un dovere per il cercatore, in sua presenza o in sua assenza, mantenere gli ordini dello sheikh.”

Shah Naqshband disse, “Una volta uno dei miei seguaci mi salutò. Non gli risposi, anche se è richiesto dalla Sunnah di rispondere se qualcuno ti saluta. Ciò turbò il mio seguace. Mandai qualcuno a scusarsi con lui, dicendogli, ‘In quel momento, quando mi hai salutato, la mia mente, il mio cuore, il mio spirito, il mio corpo, la mia anima erano totalmente persi nella Presenza Divina, ad ascoltare quel che Allah mi stava dicendo. Questo mi rese talmente assorto nella Parola di Dio che non fui in grado di rispondere a nessuno.”

Sull’Intenzione

Egli disse,
“Correggere le intenzioni è molto importante, dato che le intenzioni provengano dal Mondo Celato, non dal Mondo Materiale.” ” Per questa ragione,” egli disse, “Ibn Siriin (autore di un libro sull’interpretazione dei sogni) non recitò la preghiera funeraria di Hasan al-Basri. Disse, ‘Come posso pregare quando la mia intenzione non mi ha ancora raggiunto dal mondo Celato?'”
Egli continuò,
“L’intenzione (niyyah) è molto importante, perché è formata da tre lettere: Nun, che rappresenta nurullah, la Luce di Dio; ya, che rappresenta yadullah, la mano di Dio; e ha, che rappresenta  hidayatullah, la Guida di Allah. La niyyah è la Brezza dell’Anima.”

Sui Compiti dei Santi

Egli disse, “Allah mi creò per distruggere la vita materialistica, ma la gente mi vuole per costruire le loro vite materiali.”

Egli disse,
“La gente di Dio porta il fardello della creazione poiché la creazione impari da loro. Allah osserva il cuore dei suoi santi con le sue luci, e chiunque si trovi attorno a quel santo riceverà la benedizione di questa luce.”

Egli disse,
“Lo sheikh deve conoscere lo stato del suo murid in tre categorie: nel passato; nel presente e nel futuro per poterlo sollevare al meglio”.

Egli disse,
“Chiunque sia iniziato da noi e ci segua e ci ami, sia si trovi vicino o lontano, ovunque egli sia,  pur trovandosi egli a occidente e noi ad oriente, lo nutriamo dalla sorgente d’amore e doniamo luce alla sua vita quotidiana.”

Sullo Dhikr ad alta voce e su quello Silenzioso

Egli disse,
“Dalla presenza di al-cAzizan vi sono due metodi di dhikr: lo dhikr silenzioso e quello udibile. Io preferisco lo dhikr silenzioso perché è più forte e più consigliabile.”

Egli disse,
“Il permesso per lo dhikr deve essere dato dal Perfetto, in modo che influenzi colui che lo utilizza, proprio come la freccia di un Maestro d’Arco è migliore di una freccia gettata dall’arco di una persona comune.”

Aggiunse tre Princìpi agli otto di  Sheikh Abdul Khāliq (q):

9. La Consapevolezza del Tempo (“wuquf zamani“)

Significa osservare la propria compostezza e valutare la propria tendenza alla distrazione. il cercatore deve sapere quanto tempo ha impiegato a muoversi verso la maturità spirituale e deve riconoscere in quale posto sia giunto nel proprio viaggio verso la Presenza Divina.

Il cercatore deve progredire con tutto i suoi sforzi. Deve essere consapevole che in ogni suo sforzo e in tutte le sue azioni Allah testimonia ogni piccolo dettaglio.

Il cercatore deve fare un resoconto delle proprie azione e delle sue intenzioni ogni giorno e notte e analizzare le proprie azioni ogni ora, ogni secondo, in ogni istante. Se sono buone, ringraziare Dio per questo. Se sono cattive, deve pentirsene e chiedere il perdono di Allah.

Ya’qub al-Charki disse che il suo sheikh, Ala’uddin al-‘Aṭṭār aveva affermato, “Nello stato di depressione dovete recitare istighfar (Astaghfirullah, chiedendo perdono) in modo eccessivo e nello stato di esaltazione, lodare Allah in modo eccessivo (Alhamdullillah).” E disse,” Prendere in considerazione questi due stati, contrazione ed espansione, è il significato di wuquf zamani.”

Shah Naqshband (q) spiegò questo stato dicendo, “Dovete essere consapevoli di voi stessi. Se avete seguito la sharica allora dovrete ringraziare Allah, altrimenti dovrete chiedere perdono.”

Ciò che conta per il cercatore in questo stato è mantenere la fiducia nel più piccolo arco di tempo. Deve mettersi in guardia su se stesso e giudicare se si trovasse nella Presenza di Allah o in quella del proprio ego, in ogni momento della propria vita.

Shah Naqshband (q) disse, “Dovete valutare come trascorrete ogni momento: con la Presenza o nella Negligenza.”

10. Consapevolezza dei Numeri (“wuquf `adadi“)

Ciò significa che il cercatore che recita dhikr deve osservare il numero esatto di ripetizioni legate allo dhikr silenzioso del cuore. Tenere il conto dello dhikr, non vale tanto per il numero in sè, ma è per amore di mettere al sicuro il cuore dai pensieri cattivi e di fare in modo di concentrarsi di più nello sforzo di adempiere alla ripetizione prescritta dallo sheikh più rapidamente possibile.
Il pilastro dello dhikr attraverso il contare è per portare il cuore alla presenza di Colui che è menzionato in quello dhikr e di continuare a contare, uno per uno, per portare l’attenzione alla realizzazione che ognuno ha bisogno di Colui i cui Segni appaiono in ogni creazione.
Shah Naqshband (q) disse, “L’osservazione dei numeri nello dhikr è il primo passo nello stato di acquisizione della Conoscenza Celeste (ilm ul-ladunni).” Ciò vuol dire che contare porta a riconoscere che solo Uno è veramente necessario per la vita. Ogni equazione matematica necessita del numero Uno. Tutta la creazione necessita solo dell’Uno.

11. Consapevolezza del Cuore (“wuquf qalbi“)

Ciò vuol dire dirigere il cuore del cercatore verso la Presenza Divina, in cui egli non vede altro che il suo Amato. Significa sperimentare la Sua Manifestazione in tutti gli stati. Ubaidullah al-Aḥrār disse, “Lo stato di Consapevolezza del Cuore è la condizione di essere presente alla Presenza Divina in un modo tale che non potrai osservare nessun altro tranne Lui.”
In tale stato si concentra il luogo dello Dhikr nel cuore, poiché è il centro del potere. Ogni pensiero e ispirazione, buona e cattiva, sono sentite e appaiono una dopo l’altra, ciclicamente e alternativamente, spostandosi dalla luce al buio, in una costante rivoluzione, dentro il cuore. Lo dhikr è richiesto per controllare e ridurre questa turbolenza del cuore.

Il Significato di Nazione di Muḥammad Ya Rasulullah

Egli disse,
“Quando il Profeta Ya Rasulullah ha detto, ‘La parte della mia Nazione destinata alle fiamme dell’inferno è uguale alla parte di Abramo destinata al fuoco di Nimrod’ stava dando la buona notizia di salvezza per la sua nazione, proprio come Allah scrisse per la salvezza di Abramo Ya Rasulullah: Ya naru kunee bardan wa salaman cala Ibraham (‘Oh fuoco sii fresco e dolce ad Abramo) [21:69] Questo è perché il Profeta Ya Rasulullah disse, ‘La mia Nazione non sarà mai d’accordo nell’errore,’ affermando che la Ummah non avrebbe mai accettato un modo d’agire sbagliato e di conseguenza Allah salverà la Nazione di Muḥammad Ya Rasulullah dal fuoco.”
Shaikh Aḥmad Faruqi affermò che Shah Naqshband disse: “La Nazione di Muḥammad Ya Rasulullah comprende chiunque segua il Profeta Ya Rasulullah. È suddivisa in tre tipi:
1. Ummatu-d-Da’wah: chiunque abbia seguito il Profeta Ya Rasulullah e abbia semplicemente udito il suo messaggio.Che il Profeta Ya Rasulullah sia venuto per tutta la gente senz’alcuna eccezione è chiaro da molti versi del Corano; inoltre, la sua Comunità è il Testimone Moderato su tutte le altre Comunità, e il Profeta Ya Rasulullah è colui che è Testimone su tutti, compreso sulle altre Comunità e sulle loro rispettive testimonianze.

2. Ummatu-l-Ijaba: coloro che accettarono il messaggio.

3. Ummatu-l-Mutaba’a: coloro che accettarono il messaggio e seguirono le orme del Profeta Ya Rasulullah
Tutte queste categorie di Comunità del Profeta sono salve. Se non si fossero salvati per le loro azioni, allora lo sarebbero per Intercessione del Profeta Ya Rasulullah, secondo il suo detto:

“La mia intercessione giunge dai grandi peccatori della mia Comunità.”

Sul Raggiungere la Presenza Divina

Egli disse,
“Ciò che significa l’hadith del Profeta Ya Rasulullah, as-salatu mi’raj ul-mu’min (“La preghiera è l’Ascensione del Credente”), è un’indicazione chiara dei livelli della Preghiera Reale, in cui l’adoratore ascende alla Presenza Divina ed è manifesta in lui nel timore, la reverenza, l’obbedienza e l’umiltà, in questo modo il suo cuore raggiunge uno stato di contemplazione attraverso la sua preghiera. Ciò lo porterà ad una visione dei Segreti Divini. Questa era una descrizione della preghiera del Santo Profeta Ya Rasulullah. Nella storia della vita del Profeta Ya Rasulullah, viene detto che quando il Profeta Ya Rasulullah raggiungeva questo stato, persino la gente fuori della città poteva udire un suono levarsi dal suo petto simile al ronzio delle api.”

Uno degli studiosi di Bukhara gli chiese, “Come può un adoratore raggiungere la Presenza Divina nella sua preghiera?” Egli rispose, “Mangiando grazie al sudore della propria fronte e ricordando Allah Onnipotente e Lodato sia nella preghiera che fuori, in ogni abluzione e in ogni momento della propria vita.”

Sul Politeismo Nascosto – Shirk Kafi

Sheikh Salah, suo servitore, riportò: “Shah Naqshband disse una volta ai suoi seguaci, ‘Qualsiasi connessione del tuo cuore con altri che non sia Allah è il più grande velo per il cercatore,’ dopo di che recitò questo verso di poesia:
“La connessione con altri da Dio
è il velo più forte,
E riuscire a farla finita con ciò,
è l’Apertura dell’Ottenimento.”

Immediatamente, dopo che ebbe recitato questo verso, giunse al mio cuore che egli si stava riferendo alla connessione tra fede (iman) e islam. Mi guardò e rise, dicendo, ‘ Non hai sentito quel che Hallaj disse? “Io rifiuto la religione di Dio, e il rifiuto è obbligatorio per me, pur essendo terribile per i musulmani.” Oh Sheikh Salah, ciò che giunse al tuo cuore –che la connessione è tra fede e islam– non è il punto fondamentale. Ciò che conta veramente è la Fede Reale, e la Fede Reale per la Gente di Verità è fare in modo che il loro cuore rifiuti tutto ciò che non sia Dio. Questo è ciò che ha fatto in modo che Hallaj dica,  “Rifiuto la tua religione e il rifiuto è obbligatorio per me, pur essendo terribile per i musulmani.” Il suo cuore non voleva altri che Allah.”

“Hallaj, certamente, non stava negando la sua fede nell’Islam, ma enfatizzava l’attaccamento del suo cuore a Dio Solo. Se Hallaj non accettava altro che Allah, come si poteva dire che stesse realmente negando la religione di Dio? La sua attestazione della realtà della sua Tetimonianza circondava e rendeva un gioco da ragazzi la semplice testimonianza del musulmano comune.”

Sheikh Salah proseguì dicendo, Shah Naqshband disse, “Le persone di Dio non ammirano ciò che fanno; agiscono solo per l’amore di Dio.”

Shah Naqshband disse,

“Rabi’a al-‘Adawiyya disse, ‘Oh Allah non Ti ho adorato cercando la ricompensa del Tuo Paradiso, nè temendo la Tua punizione, ma Ti adoro solo per il Tuo Amore.’ Se la vostra pratica serve per salvarvi o per ottenere una certa ricompensa, è uno shirk nascosto, dato che associate qualcos’altro ad Allah, o la ricompensa o la punizione. Questo è ciò a cui si riferisce Hallaj.”
Sheikh Arslan ad-Dimashqi disse,

“Oh Allah, la Tua religione non è nient’altro che uno shirk nascosto, e negarla è obbligatoria per ogni vero servitore. La gente della religione non adora Te, ma praticano solo per ottenere il Paradiso o per sfuggire dall’Inferno. Adorano questi due come idoli, e questa è l’idolatria perggiore. Hai detto:

Man yakfur bi-t-taghuti wa yu’min billahi faqad istamsaka bil-curwati-l-wuthqa (“Chiunque rifiuta l’idolo e crede in Dio s’è afferrato all’impugnatura saldissima”) [2:256].

Rifiutare questi idoli e credere in Te è obbligatorio per la gente di Verità.”

Sheikh Abul-Hasan ash-Shadhili (q), uno dei più grandi Sheikh Sufi, venne interrogato dal suo sheikh, “Oh figlio mio, con cosa andrai incontro al tuo Signore?” Egli disse, “Vado a Lui con la mia povertà.” Egli disse,
“Oh figlio mio, non ripetere più una cosa simile. Questo è il più grande idolo, poiché ti dirigi verso di Lui con qualcosa. Libera te stesso da ogni cosa e poi giungi a Lui.

“La gente delle leggi e della conoscenza esteriore si tengono stretti alle proprie azioni e su queste basi, stabiliscono il concetto di ricompensa e punizione. Se sono buoni, trovano il bene e se sono cattivi, trovano il male; quel che beneficia il servitore nei suoi atti e quel che lo danneggia. Alla Gente della Via, questo appare come uno shirk celato, poiché si associa qualcos’altro ad Allah. Pur essendo un obbligo da compiere (fare buone azioni), il cuore non deve attaccarsi a questi atti. Dovrebbero essere compiuti solo per il Suo Amore, senza aspettarsi niente in cambio.”

Sullo Dhikr silenzioso e quello ad alta voce

Si dice nel libro al-Bahjat as-Saniyya che dal tempo di Mahmoud al-Faghnawi fino a Sayyid Amir al-Kulal si mantenne la pratica dello dhikr ad alta voce durante le riunioni e dello dhikr silenzioso in solitudine. In ogni modo, quando Shah Bahāuddīn Naqshband ricevette il suo segreto, mantenne solo lo dhikr silenzioso. Anche nelle riunioni di Sayid Amir Kulal, quando si iniziava a fare lo dhikr ad alta voce, egli si ritirava nella sua stanza per fare lo dhikr in silenzio. Ciò in qualche modo sconvolgeva i murids: nonostante il suo sheikh praticasse lo dhikr a voce alta, egli lo faceva in silenzio. Pur restando al servizio del proprio sheikh per tutta la vita.
Un giorno, mentre Shah Baha’uddin e tutti i seguaci di Sayyid Amir Kulal si stavano riposando dalla costruzione di una nuova moschea, Sayyid Amir Kulal disse, “Chiunque mantenga pensieri malvagi riguardo a mio figlio Baha’uddin si sbaglia. Allah ha dato lui un segreto, mai concesso a nessuno prima d’ora. Persino io, non sono in grado di conoscerlo.” E disse lui, ” Oh figlio mio, ho compiuto il volere e il consiglio di  Sheikh Muḥammad Baba as-Samasi quando mi ordinò di allevarti e nutrirti col mio metodo, finché tu mi sorpasserai. Ho fatto ciò, e tu hai la capacità di innalzarti sempre più. Pertanto, figlio mio, ti sto dando il permesso di andare dove vuoi e di ottenere conoscenza da chiunque la trovi.”

Sheikh Successivi

Egli disse,
“Una volta seguii Mawlana ‘Arif ad-Dik Karrani per sette anni. Quindi seguii Mawlana Kuthum Sheikh per molti anni. Una notte, dormendo alla presenza del mio sheikh, vidi lo Sheikh al-Hakim ‘‘Aṭṭār, che era uno dei celebri sheikh dei turchi, che diceva qualcosa ad un derviscio chiamato Khalil Ghirani. Quando mi svegliai l’immagine di quel derviscio restò impressa nella mia mente. Avevo una nonna devota a cui raccontai del sogno. Mi disse, ‘Oh figlio mio, seguirai anche molti sheikh turchi.’ Perciò cercai nei miei viaggi degli sheikh turchi, senza mai dimenticare l’immagine di quel derviscio. Poi nel mio stesso paese Bukhara, vidi un derviscio, e lo riconobbi come colui che mi era apparso in sogno. Gli chiesi il suo nome ed egli mi disse, ‘Sono Kahlil Ghirani.’ Dovevo andarmene, ma mi sentii terribilmente a lasciarlo. Nell’ora del Maghrib qualcuno bussò alla mia porta. Risposi e uno straniero mi disse, ‘Il derviscio Khalil Ghirani ti sta aspettando.’ Fui talmente sorpreso. Come aveva potuto trovarmi? Presi un dono e mi recai da lui. Una volta giunto alla sua presenza gli raccontai il sogno. Egli disse, ‘Non c’è bisogno che me lo racconti, lo conosco già. Questo spinse il mio cuore ad essere ancor più attaccato a lui. In sua compagnia, una nuova conoscenza celata mi venne aperta nel cuore. Egli si prendeva sempre cura di me, mi lodava e mi innalzava. La gente di Transoxiana lo scelse come re. Continuai a mantenere la sua compagnia, anche in quell’epoca di sultanato, e più il mio cuore accrebbe in amore per lui e più egli mi innalzava sempre più in alto nella conoscenza. Mi insegnò, come stare al servizio dello sheikh. Restai con lui per sei anni. Alla sua presenza e nel mio ritiro, mantenei la mia connessione con lui.”
“All’inizio del mio Viaggio su questa Via, incontrai un’amante di Allah  e mi disse, ‘Sembra che tu faccia parte di Noi.’ Gli dissi, ‘Spero che tu venga da Noi e spero di esserti amico.’ Una volta mi domandò, ‘Come tratti te stesso??’ Gli dissi, ‘Se trovo qualcosa, ringrazio Allah, altrimenti resto paziente.’ Sorrise e disse, ‘Questo è facile. La strada per te è quella di opprimere il tuo ego e di metterlo alla prova. Se perdesse cibo per una settimana, dovresti essere in grado di prevenire ogni sua disobbedienza .’ Fui molto contento della sua risposta e chiesi il suo aiuto. Mi ordinò di aiutare i bisognosi e di servire il debole e di motivare il cuore dei delusi. Mi ordinò di mantenere umiltà, modestia e tolleranza. Mantenei i suoi ordini e trascorsi molti giorni della mia vita in questo modo. Poi mi ordinò di prendermi cura degli animali, di curare le loro malattie, di pulire le loro ferite e di assisterli nel ricercare le provviste. Restai su questa via fino a raggiungere lo stato in cui, se vedevo un animale sulla strada, mi facevo da parte e lasciavo lui la strada libera.”
“Quindi mi ordinò di badare ai cani che sono Associati alla Fedeltà e Umiltà, e di chieder loro supporto. Mi disse, ‘Grazie al servizio che porterai ad uno di loro, raggiungerai una grande gioia.’ Accolsi l’ordine nella speranza di trovare un cane e attraverso il servizio nei suoi confronti, avrei raggiunto questa gioia. Un giorno mentre stavo con uno di loro, provai un’enorme stato di gioia travolgente. Cominciai a piangere davanti a lui, finché egli non cade sulla schiena, con le zampe anteriori verso il cielo. Udii una voce molto triste levarsi da lui, perciò alzai le mie braccia in supplica e cominciai a dire ‘amin’ in suo supporto, finché si zittì. Quel che si aprì per me fu una visione che mi portò in uno stato in cui mi sentii parte di ogni essere umano e di ogni creazione su questa terra.”

Dopo aver indossato il mantello

Egli disse,
“Un giorno stavo nel mio giardione a Qasr al-Arifan (dove si trovano la sua moschea e la sua tomba), indossavo il mantello di Azizan ed ero circondato dai miei seguaci. Fui improvvisamente sopraffatto dalle Attrazioni Celesti e dalle Benedizioni,  e mi sentii come adornato e rivestito dei Suoi Attributi. Tremavo come mai prima d’allora, e non ce la feci a restare in piedi. Ero rivolto verso la Qiblah ed entrai in una grande visione in cui vidi il Vero Annullamento. Mi ritrovai totalmente annullato e non vidi alcuna esistenza se non quella del mio Signore.

Poi mi vidi uscire dalla Sua Presenza Divina riflessa attraverso quella dello Specchio MUHAMMADUN RASULULLAH, nell’immagine di una stella in un oceano di Luce senza inizio, nè fine. La mia vita esteriore terminò e vidi il solo significato di LA ILAHA ILLALLAH MUHAMMADUN RASULULLAH . Ciò mi portò al significato dell’essenza del nome ‘Allah’, che mi condusse all’Assoluto Celato, che è l’essenza del Nome Huwa (‘Egli’).

Una volta entrato in questo oceano il mio cuore smise di battere e tutta la mia vita finì, mettendomi in uno stato di morte. La mia anima abbandonò il corpo e tutti quelli che mi erano attorno cominciarono a piangere, credendomi morto. Poi dopo sei ore mi venne ordinato di tornare al mio corpo. Percepii la mia anima che rientrava nel corpo e la visione finì.”

“Rifiutare la propria esistenza e provare indifferenza e trascuratezza nei confronti del proprio ego è la valuta di questo Ordine. In questo stato entrai in ogni piano dell’esistenza, che fece di me una parte di tutte le creazione e che sviluppò in me la certezza che tutti sono migliori di me. Vidi che ognuno procura del bene e che solo io non ero di alcun beneficio. Un giorno uno stato sorprendente mi sovrastò. Udii la Voce Divina dire, ‘Chiedi qualsiasi cosa tu desideri da Noi ‘. Perciò chiesi umilmente, ‘ Oh Allah concedimi una goccia dei Tuoi Oceani di Misericordia e Benedizione.’ La risposta arrivò, ‘ Non chiedi che una goccia della Nostra Grande Generosità?’ Ciò fu come un’enorme schiaffo sul mio volto e il bruciore di questo restò per giorni sulla mia guancia.  Poi un giorno dissi, ‘Oh Allah donami dai tuoi Oceani di Misericordia e Benedizione il Potere per sostenerlo.’ A quel punto una visione si schiuse in cui io stavo seduto su un trono e che quel trono era sopra un oceano di misericordia. E una voce mi disse, ‘Questo oceano di misericordia è per te. Dallo ai Miei servitori.’

“Stavo ricevendo segreti da ogni parte, in special modo da Uwais al-Qarani, che mi influenzò enormemente nell’allontanarmi da tutte le questioni mondane ed attaccarmi esclusivamente a ciò che riguardava lo spirito. Feci ciò, mantenendo fermamente la shari’a e gli ordini del Profeta Ya Rasulullah, finché cominciai a diffondere la Conoscenza Celata e i Segreti Garantiti dalla Sola Unicità che nessuno prima aveva mai condiviso.”


Khwaja Baha-ud-dîn Naqshband al Uwayssi al Bukhâri.(1318-1389)

Questo maestro, Il polo della confraternita Naqshbandi, il suo fondatore, il più grande maestro di saggezza del 14mo secolo :Khwaja Baha-ud- dîn Naqshaband al Uwayssi al Bukhâri.(1318-1389) Questo maestro, la cui confraternita ne porta il nome (attualmente è una delle più diffuse nel mondo musulmano) è stato educato attraverso un sistema collegiale da un’assemblea di maestri viventi ed in maniera ‘Ruhani‘ (per diretto influsso della presenza spirituale di molti altri Maestri già deceduti). Il suo ruolo sembra essere stato quello di rendere manifesti e accessibili alcuni insegnamenti fino ad allora riservati.

Baha-ud-dîn nacque nel gennaio a Qasr-i-‘Arifin vicino a Bukhara nell’Uzbekistan e morì (nel 1389) nello stesso paese in cui verranno costruiti un mausoleo e una scuola, che per tanto tempo furono un faro per tutta l’Asia. Questi luoghi, molto visitati, furono però confiscati a seguito della rivoluzione bolscevica. Una ristrutturazione fu annunciata nel 1957, ma non ebbe esito, tuttavia i nuovi sviluppi geopolitici nella regione a seguito degli enormi cambiamenti avvenuti in URSS ci permettono di considerare un restauro reale. Ci sembra interessante sottolineare a questo proposito che uno degli eredi spirituali incontestabili di Sheikh Baha-ud-dîn fu Sheikh ‘Abd Allâh Daghastani (chiamato ugualmente il Sultano dei santi; morto nel 1974) che veniva precisamente dal Caucaso. Questa regione del mondo è stata celebrata nella sua opposizione al regime sovietico che considerava gli appartenenti alle confraternite come criminali. E’ significativo anche che questa provincia sia al mondo quella in cui si trova una delle concentrazioni più elevata di confraternite in base al numero di abitanti; circa il sessanta per cento, tra cui la maggioranza schiacciante è Naqshbandi.

Sembra dunque che Baha-ud-dîn fu scelto dai maestri di saggezza con lo scopo di irradiare i loro insegnamenti. Citiamo alcuni di questi suoi maestri: Sayed Amir Kulâl, Baba Sammasi, ‘Azizan ‘Ali Ramitanî e sopratutto ‘Abd ul Khâliq Ghujdawânî e dovremmo menzionarne altri, poiché il ricercatore Baha-ud-dîn era un viaggiatore con lo scopo di radunare la totalità dell’eredità allora dispersa. Era dotato di quello spirito pratico che caratterizza i grandi fondatori e non amava parlare che di quel conosceva attraverso l’esperienza diretta.

La storia che segue fu narrata dal suo genero e primo successore Khwaja ‘Alâu ad-dîn ‘‘Aṭṭār e ci sembra illustrare in modo significativo questo atteggiamento: ‘Alau ad-dîn sentendo parlare il suo maestro della realtà del cuore ad un uomo della Via, andò a trovare quest’ultimo per beneficiare di questo insegnamento. Con umiltà, disse all’uomo: “Io non conosco la vera natura del cuore”, l’uomo rispose che per lui il cuore somigliava alla luna nuova di tre giorni.” Ripetei questo (racconta ‘Alâu ad-dîn) al nostro Khwaja beneamato Baha-ud-dîn. Ero proprio davanti a lui, ed egli piazzò il suo piede sul mio: in quel momento una grande felicità mi invase e mi sentii in contatto con tutta la Verità. Quando venni fuori da quello stato, egli mi disse: “Questo è il cuore, e non ciò che ti ha detto quel derviscio. Come puoi sperare di conoscere il vero cuore se non ne hai esperienza diretta?” Khwaja Baha-ud-dîn era un istruttore di tale saggezza. Un giorno un saggio erudito gli chiese lo scopo della via che egli insegnava e rispose: “La chiarificazione della saggezza pratica”. “E qual’è?” chiese il suo interlocutore. Egli rispose: “Ci sono cose credibili che sono state trasmesse da alcuni informatori degni di fede, ma solo in modo sommario.

La chiarificazione della saggezza pratica consiste nel mostrare alla gente come scoprire queste verità nella loro esperienza personale.” Tuttavia l’acquisizione di una tale saggezza richiede molte sofferenze e umiliazioni. Diceva a questo proposito: “Quando ero discepolo, a modello di Khwaja Baba Samasi, mi interessavo a molte tradizioni e mi intrattenevo con molti eruditi. Tuttavia le cose che mi hanno aiutato di più a proseguire sul cammino sono state le umiliazioni e gli avvilimenti. “E’ attraverso questa porta che sono entrato e tutto quel che ho potuto scoprire, è attraverso di essa che l’ho trovato.” Khwaja Baha-ud-dîn diceva anche: “In questa via il fatto di negare sè stessi, di annullarsi e di umiliarsi è importante, è il fondamento stesso della possibilità della realizzazione spirituale. E’ così che sono passato attraverso tutte le classi di essere e che ne ho apprezzato ogni particella. Ho visto che tutte nella loro essenza erano migliori di me. Alla fine sono giunto ad attraversare delle scorie e vi ho tratto profitto, ma niente in me stesso. Giunsi a questo cane, e credetti di non poterne ricavare niente; e per un certo periodo trattenni questa convinzione nell’anima, ma conclusi per ammettere che anche in questo c’era del beneficio. Mi sono informato su me stesso, meglio che su chiunque altro e non sono migliore di un cane, ma peggiore. Nel momento in cui osservo il mio stato, questo non vale più di un granello dalla testa ai piedi.” Questo atteggiamento è caratteristico di un insegnamento così ben manifestato dall’Asia per cui questi sono comportamenti naturali: l’annullamento, la dolcezza, l’umiltà, lo stesso “profilo basso”, sono segni di un pudore e della conoscenza di un cammino che conduce all’estinzione dell’ego usurpatore ed illusorio. Questa guerra all’ego è il cammino della sincerità e non si può compiere senza sofferenza nè senza l’aiuto del Maestro che la conduce al suo termine senza cedimenti.

Ma oggi come al tempo di Baha-ud-dîn dove sono i veri discepoli? Riguardo a lui, egli narrava quale fosse il suo comportamento verso il suo Sheikh: Un giorno d’inverno glaciale, sentì il desiderio di far visita allo Skeikh Amir Kulâl. Si mise in strada e lo trovo a casa sua circondato dai discepoli. Lo Sheikh, dopo averlo guardato, chiese il suo nome, quindi lo cacciò di casa. Malgrado la rivolta che egli sentì in sè il giovane Baha-ud-dîn accettò dicendo: “Questa umiliazione ha luogo per soddisfare il Potente.” Quindi, appoggiò la testa sulla soglia della casa del suo maestro e attese tutta la notte mentre nevicava e faceva molto freddo. “Al levare del giorno (raccontò Baha-ud-dîn), lo Sheikh Sayyid Amir Kulâl – che Dio santifichi il suo spirito- uscì di casa e pose il suo nobile piede sulla mia testa. Sollevò la mia testa dalla sua soglia, rientrò a casa sua e mi condusse con sè. Disse: “bambino mio, è a misura tua che abbiamo cucito questa veste di felicità”. Trasse con la sua mano benedetta le spine e le schegge dal mio piede, lavò le mie ferite e mi testimoniò una profonda amicizia.” Dopo altri eventi Amir Kulâl lo designò come suo successore. Mentre Baha-ud-dîn parlava, talvolta narrava alcuni esercizi ascetici, menzionava la pigrizia dei discepoli e finiva per dire: “Tutte le mattine, quando esco di casa, mi dico che forse un nuovo discepolo ha posto la testa sulla mia soglia; ma attualmente, tutti sono maestri, non vi sono più dei novizi!”

Insisteva tuttavia tanto che lo fecero anche i suoi successori, sul “servizio” spirituale che è una manifestazione della coscienza comunitaria riflesso della misericordia divina. Raccontava a questo proposito come il suo maestro si occupò della sua educazione, mentre egli era giovanissimo, lo faceva digiunare, servire i deboli e i poveri e quindi anche gli animali.

“Fa tutto quel che puoi per gli animali e ricordati che sono come te, creature di Dio. Posseggono le loro preghiere segrete a Dio. Se vedi alcuni animali sovraccaricati o che soffrono la sete, fa quello che puoi per alleggerirne il fardello e per aiutarli.” Ho seguito questo ordine del mio Sheikh. Al punto che non appena trovavo un cavallo caricato esageratamente, lo scaricavo di alcuni dei suoi fardelli. Curavo gli animali feriti o malati.

Una volta in piena estate, nel mese d’agosto, uscivo da Kasr-l-Arifin e andai nel deserto, al limite del quale vidi un cinghiale che fissava il sole. Una beatitudine straordinaria mi riempì. E mi venne voglia di chiedere al cinghiale di pregare per me. Mentre mi veniva questa idea, sollevavo le mie mani (aperte verso il cielo per domandare una grazia) e mi avvicinavo al cinghiale salutandolo. In uno stato d’estasi, questi si gettò a terra e si rotolò più volte nella polvere. Poi si rimise sulle quattro zampe e io dissi “Amin” (così sia) e tornai dal mio Sheikh. “Senza lasciarmi parlare, questi mi disse: “Molto bene ragazzo mio, adesso vai per le strade e scosta gli oggetti che ingombrano il passaggio. ” Feci quel che mi disse e in questo modo la mia anima progredì. In effetti, con il semplice fatto di servire divenni cosciente di alcuni segreti divini. Questo ritratto spirituale di Baha-ud-dîn indica già quali saranno i grandi tratti della confraternita Naqshbandi. Questa insistenza sulla lotta contro l’ego usurpatore attraverso alcune mortificazioni e umiliazioni; questa pratica dell’invocazione permanente (lo dhikr) che deve condurre ad una conoscenza diretta attraverso la via dell’esperienza; questo accento sulla compassione e la solidarietà verso tutte le creature che non sono che particelle di un corpo unico; questo senso del servizio verso la totalità della creazione; questa relazione profonda con il maestro senza la quale il cammino è rischioso, se non impossibile. E’ anche caratteristica questa ricerca di una totalità dell’insegnamento con lo scopo di assimilare e quindi di restituire al mondo insegnamenti un tempo riservati a pochi.

Khwaja Baha-ud-dîn incontrò così numerosi maestri per compiere questa educazione. Quando per esempio incontrò Mevlana Kashgari ai quartieri d’inverno del Sultan Maburah Shah, Mevlana sentì che per completare la sua educazione, doveva mandarlo da un altro santo di quell’epoca e gli disse guardandolo: “Sei un uccello di alto volo. L’unico che può esserti compagno è Arif Dikkarani”. Baha-ud-dîn raccontò che a quel punto, ascoltando quelle frasi, fu sopraffatto dal desiderio di incontrare ‘Arif; Mevlana, lo comprese e salì sulla terrazza della casa e voltandosi verso sud, gridò tre volte: ‘Arif! ‘Arif! ‘Arif!” In quel momento ‘Arif stava seminando in un campo a venti chilometri, e udì il richiamo, si mise in strada, incontrò Baha-ud-dîn per la prima volta e i due uomini non si separarono più per trent’anni.

Mevlana ‘Arif era uno dei grandi maestri del suo tempo possedeva scienza e poteri di chiaroveggenza e di guarigione eccezionali, tuttavia continuava sempre a cercare di conoscere più profondamente i misteri divini. Con questa disposizione di spirito, i due compagni erano sempre pronti a mettersi in viaggio verso ogni dove per trovare “la gente della verità”. “Nel corso dei trent’anni trascorsi con Mevlana ‘Arif non oziammo mai. Andavamo quà e là, in cerca dei guardiani della Verità. Compimmo per due volte l’Hajj (il pellegrinaggio alla Mecca). Non ci chiudemmo in caverne; tutte le volte che sentivamo parlare di un uomo capace di possedere la conoscenza della verità, lo cercavamo.”

Questa ultima indicazione mostra anche l’atteggiamento di apertura profondamente educativa che si instaurerà nella confraternita dall’origine ai nostri giorni in cui molto frequentemente gli Sheikh Naqshbandi viaggiano con i loro discepoli e visitano altri maestri. Dopo la morte di Mevlana ‘Arif, Baha-ud-dîn continuò a viaggiare e incontrò lo Sheikh turco Kassim, uno dei successori di Aḥmed Yassavi, fondatore della confraternita Yasawiyya, alchimista e discepolo del grande Sheikh Yusuf Hamadani. Ma altrettanto determinante fu l’incontro con un altro Sheikh turco, Khalîl ‘Ata con il quale restò per dodici anni. Si dice infatti che nella sua infanzia, ebbe una visione nella quale gli venne mostrato il volto di un derviscio, mentre una voce gli consigliava di andarlo a trovare dandogli il suo nome: Khalîl!

Da quel giorno Baha-ud-dîn rimase in attesa di incontrarlo. Ed ecco che un giorno, mentre era al bazar, vide e riconobbe immediatamente quel volto. Chiese chi fosse e gli venne risposto: “E’ Khalîl ‘Ata”. Tornò quindi a casa con la tristezza di non aver sfruttato l’incontro. Giunse la sera e un messaggero gli disse: “Il derviscio Khalîl ‘Ata chiede di te!”. Prese con sè qualche frutto da offrire e andò a trovarlo. Al momento che desiderava descrivergli la sua visione Khalîl gli disse: “Quel che apparve nel vostro mentale è qui adesso, non c’è bisogno di spiegazione!”

La compagnia di questo maestro fu un insegnamento molto particolare per Baha-ud-dîn, poiché Khalil Ata, essendo discendente di Gengis Khan, divenne il Sultano del Turkestan e regnò per sei anni a Bukhara. Baha-ud-dîn restò per tutto quel periodo al suo servizio e assistette a questa esperienza nel corso della quale Khalil seppe armonizzare con dolcezza e giustizia le diverse popolazioni, gli ufficiali e i religiosi, i propietari, gli artigiani e i mercanti.

Baha-ud-dîn nella sua autobiografia parla di quell’epoca, dicendo, riguardo al suo maestro: “Mi testimoniava una grande bontà. Mi insegnò a servirlo. E allo stesso tempo feci dei grandi progressi nella mia vita spirituale”. Tuttavia, sei anni più tardi il Sultanato affondò, a seguito di una rivolta dell’esercito e dell’aristocrazia, insegnando nuovamente a Baha-ud-dîn la fragilità del potere. Scrisse a questo proposito: “In un lampo l’opera di tutti quegli anni venne completamente distrutta. Ed a partire da quel momento persi qualsiasi fiducia negli affari di questo mondo. Compresi che il migliore tra gli uomini è impotente innanzi all’attività dell’egoismo. Lasciai Samarcanda e tornai a Bukhara. Vissi nel paese di Ridwa a qualche chilometro dalla città.” Dopo questo episodio, egli eviterà in seguito di avere relazioni con i Sultani, ma nemmeno le rifiuterà. Si riferisce che molto più tardi, al momento in cui lui stesso divenne un celebre maestro, il Re di Herat chiese di incontrarlo ed egli accettò di rendergli visita, dicendo che se non fosse andato a trovarlo il Re si sarebbe recato da lui di persona, e questo sarebbe stato un peso per i discepoli e una calamità per il popolo.

Durante questo incontro il Re gli domandò: “In cosa coniste la vostra confraternita?”. Il Khwaja rispose: “Secondo l’insegnamento del Khwaja Abd al Khāliq Khudjawani e della gente della sua famiglia – che Dio santifichi i loro spiriti- noi pratichiamo: “khalwat dar anjaman“, il Ritiro spirituale tra la folla.” Il re domandò: “Che cos’è il ritiro spirituale tre la folla?” Il Khwaja disse: che esteriormente siamo con le creature ed interiormente con Dio!

Il re disse: “Com’è possibile?” il Khwaja gli rispose: “Dio Altissimo non dice proprio nel suo Libro: “Gli uomini che nè il commercio, nè il baratto distolgono dall’invocazione di Dio” (Cor. 24, 37). Quì si allude allo dhikr khafi, questa preghiera d’invocazione permanente che attraverso la pratica corretta e sincera si stabilisce nel fondo del cuore del discepolo come una respirazione eterna dello spirito, presente in lui come la respirazione, qualunque siano le situazioni della sua vita. Una tale preghiera può dunque essere praticata quali che siano i mestieri o le funzioni, qui compresa quella di re. Un tale insegnamento nel suo universalismo poteva dunque essere accettabile anche per un re, da qui la sottigliezza di annunciarla in quel momento innanzi ad un tale personaggio. Lo stupore del re nacque dal fatto che generalmente questo ritiro (khalwa) si effettua in solitudine. Quì il luogo del ritiro, è il cuore stesso. In realtà, come abbiamo già evidenziato, il ruolo di Baha-ud-dîn sarà soprattutto educativo e con questo fatto i suoi discepoli furono numerosi. Molti erano di statura eccezionale. Khwaja Muḥammad Parsa, per esempio, fu un autore molto fecondo in arabo come in persiano.

Scrisse la “Risala Qudsiyya” (sugli atti e sugli insegnamenti del suo maestro). Fu anche uno degli “Ulema“, i grandi teologi di Bukara; Khwaja ‘Alâu ad-dîn ‘‘Aṭṭār che era suo genero fu colui che tra tutti i discepoli fu scelto come successore, altrettanto importante fu Mawlana Ya’qûb al Charqî autore di un commentario persiano del Corano. Prenderà a suo seguito la direzione spirituale della confraternità e diverrà il maestro di colui che sarà uno dei più celebri Sheikh Naqshbandi: Khwaja ‘Ubaid Allâh Ahrâr. L’insegnamento di Khwaja Baha-ud-dîn di cui vi abbiamo dato un frammento è nella linea della via dei Khawajagan (i Maestri di Saggezza) iniziata da ‘Abd el Khâliq el Ghujdawani di cui si ricorda aver dato otto princìpi. A questi Baha-ud-dîn ne aggiunse altri tre.

Tratto da: “La Gènèse de la Sagesse”, Philippe de Vos.

Passò il suo segreto a ‘ Alauddîn al-‘‘Aṭṭār al-Bukhâri

Vedi: Gli 11 principi della Tarīqa Naqshbandiyya