Pane e gioielli
In un impeto di disinteressata generosità, un re decise un giorno di regalare parte delle sue ricchezze. Al tempo stesso, tuttavia, voleva sapere che ne sarebbe stato dei suoi doni. Pertanto, fece chiamare un fornaio nel quale aveva totale fiducia, e gli disse di cuocere due pagnotte: nella prima doveva mettervi dei gioielli, mentre la seconda avrebbe contenuto solo acqua e farina.
Poi gli chiese di dare le pagnotte all’uomo più devoto e a quello meno devoto che potesse trovare. Il giorno dopo, due uomini entrarono nel negozio. Uno era vestito da derviscio e sembrava molto devoto, pur essendo in realtà solo un simulatore. L’altro rimase in silenzio e somigliava in tutto e per tutto a un uomo per il quale il fornaio provava una grande avversione.
Allora il fornaio diede la pagnotta con i gioielli all’uomo che indossava il mantello derviscio e la pagnotta ordinaria all’altro. Non appena l’ebbe in mano, il falso derviscio la tastò e la soppesò: la forma dei gioielli che le sue dita sfioravano gli fece pensare che fossero grumi. Soppesò di nuovo il pane; lo trovò veramente troppo pesante. Allora lanciò un’occhiata furtiva al fornaio, ma vedendo che non era tipo col quale poter scherzare, si voltò verso l’altro:
“Non ti andrebbe di scambiare il tuo pane con il mio? Sembri piuttosto affamato; questo è molto più pesante”.
Il secondo uomo, disposto ad accettare qualsiasi cosa, acconsentì volentieri allo scambio. Il re che osservava la scena da una fessura della porta, fu sorpreso, ma non percepì le rispettive qualità dei due uomini.
Il falso derviscio ebbe quindi il pane ordinario e il re ne concluse che il destino era intervenuto per preservare il derviscio dall’opulenza. L’uomo buono trovò i gioielli e seppe fame buon uso, ma il re non fu in grado d’interpretare l’accaduto.
“Ho fatto ciò che mi era stato detto di fare”, disse il fornaio.
“Non si può cambiare il corso del destino”, disse il re. “Sono stato furbo!”, disse il falso derviscio.
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Questa storia viene raccontata a Gazargah, santuario situato nell’Afghanistan Occidentale, dove il grande maestro sufi Abdullah Ansari fu sepolto nel 1089. Il ‘primo livello’ dell’insegnamento di questa storia è che l’uomo può ricevere cose di grande valore per la sua vita futura, senza trarne necessariamente beneficio.