Mosè e la conversione dei maghi
Mosè e i maghi d’Egitto
Allah Onnipotente ricompensa le persone secondo le loro intenzioni. Se una persona è sincera e ha buone intenzioni sarà ricompensata dal suo Signore, non conta a quale religione appartenga. Non ritenete che la misericordia del Signore sia meno di ciò.
Una volta ho sentito una storia di uno zoroastriano che viveva a Baghdad al tempo dei Califfi Abbasidi. Dopo la sua morte un Grandsheikh lo vide in sogno immerso nelle gioie del paradiso.
Quello Sheikh si sorprese e gli disse: “Com’è che ti trovi in paradiso dopo aver trascorso la tua vita ad adorare il fuoco?”
Egli rispose: “Oh servitore del mio Signore, c’è solo una ragione per cui mi trovo in paradiso. È in merito a un’azione molto semplice di cui non mi resi conto – dopo che accadde me ne dimenticai completamente e di sicuro non mi sarei mai aspettato di esser ricompensato in eterno per essa, ma così è stato.”
Quando Allah Onnipotente vuole trovare un modo per redimere le Sue creature, di sicuro troverà il modo.
Continuò: “Un giorno durante il mese del digiuno (Ramadan), il mio figlio più giovane sedeva davanti alla casa, mangiando un pezzo di pane. Gli ho stretto l’orecchio e l’ho rimproverato dicendo: “Possa nessuno stringere il tuo orecchio così, qui e nell’aldilà! Questo è un mese sacro per i musulmani, stanno digiunando, come puoi mostrare una palese mancanza di rispetto per i loro usi?”Allah fu talmente compiaciuto del mio rispetto per il Suo mese sacro e il mio rispetto per i sentimenti dei miei vicini e pertanto eccomi qua.”
Quell’uomo era uno zoorastriano e non doveva digiunare per il Ramadan: non era sua responsabilità, non era musulmano. Secondariamente, il figlio era solo un ragazzino e i bambini non devono digiunare in alcun modo. Ma, pur non partecipando nel digiuno, lo rispettava e insegnò lo stesso a suo figlio.
Lasciatemi fare un altro esempio del valore del mostrare rispetto a tutti quelli che appartengono a Dio e al suo amato popolo.
Quando Mosè concordò di confrontarsi con i maghi nella famosa storia, il faraone riunì 250.000 maghi per sopraffare Mosè con i loro poteri magici. Arrivarono tutti alla distesa dove doveva avvenire la gara, ricoperti da tali terrificanti costumi che chiunque si sarebbe spaventato solo a guardarne le forme e il numero. Dalla direzione opposta Mosè si avvicinava con la sua veste pastorale, con il bastone in mano. Quindi il capo dei maghi camminò in avanti e Mosè rimase fermo davanti a lui. Mosè lo guardò intensamente – la luce Divina penetrò nel cuore del mago e si mescolò a esso. Chiese umilmente a Mosè: “Vuoi essere il primo a lanciare la tua magia o lo faccio io?” Il suo modo di rivolgersi a Mosè era un segnale che la fede era entrata nel suo cuore. Infatti cominciò a ricevere l’inspirazione non appena vide Mosè avvicinarsi fronteggiando un’orda così impressionante solo e imperturbato. Fu allora che seppe che Mosè doveva essere un Messaggero di Dio perché chi altri avrebbe potuto essere così privo di paura? Mosè non rappresentava se stesso ma era un Messaggero divino, egli abbassò le ali dell’umiltà e questo rese Dio compiaciuto dell’intero gruppo di maghi, pur essendo la magia fortemente proibita dai Comandamenti Divini.
Quando Mosè disse loro di procedere a mostrare quel che avevano preparato, il seme della fede era già stato gettato nei loro cuori e il miracolo che egli compì, servì solo a mettere un sigillo sulla loro fede. Incantarono i loro bastoni e ognuno di essi assunse la forma di un serpente terribile, tanto che Mosè stesso si meravigliò a un tale spettacolo. Mosè gettò il suo bastone e Allah fece in modo di far apparire un enorme drago che poteva ingoiare tutto quel che i maghi avevano prodotto, un drago le cui fauci erano alte più di un miglio e ampie più di un miglio. Poi quando ebbe divorato tutti i serpenti, si voltò e chiese, “Dov’è il faraone?” e si girò verso la tribuna dalla quale il faraone aveva assistito all’evento e sembrava pronto a ingoiarla.
Ma non era intenzione di Dio quella di uccidere il faraone, ma era quella di dargli una lezione di umiltà, affinché potesse pentirsi e voltarsi verso la Verità.
Ma la lezione impartita qui implica un cambiamento che va oltre l’innegabile sconfitta dei maghi del faraone e della loro successiva conversione alla vera religione, bensì anche un drastico cambiamento nelle abitudini corporali del faraone che lo porterà a riconsiderare la sua impropria affermazione di essere una divinità. Prima di questo evento il faraone era solito sostenere la propria affermazione di divinità con il fatto di andare di corpo molto difficilmente – solo una volta ogni quaranta giorni. Ma dal momento in cui il drago si voltò, chiedendo: “Dov’è il faraone?”, il faraone dovette recarsi in bagno quaranta volte al giorno e da qui umiliando se stesso, entrando nella “casa della salute ” più spesso di un qualsiasi suddito della sua nazione.
Sì, Allah lo umiliò, ma, egli non accettò la veste dell’umiltà. Quando i maghi videro il miracolo che Mosè aveva compiuto, essi si gettarono immediatamente in umile prostrazione e in quel momento ognuno di loro ottenne un posto in paradiso.
Quando il faraone emerse dal bagno e scoprì che i suoi maghi si erano messi ad adorare l’Unico Vero Dio, al posto suo fu furibondo. “Che state facendo?! Eravate tutti in combutta con Mosè sin dall’inizio. Ora è chiaro – è il vostro capo segreto, colui che vi ha insegnato tutti i vostri trucchi. Vi farò tagliare le mani e piedi e vi crocifiggerò su tronchi di palma! Allora saprete chi è potente!”
Risposerò: “Fa ciò che vuoi, ma potrai torturare solo i nostri corpi fisici. Le nostre anime sono libere, dato che sappiamo di appartenere al Signore dei Mondi.”
Dalla storia della conversione dei maghi e da quella dello zoorastriano di Baghdad possiamo comprendere il collegamento tra buone intenzioni nei confronti dei servi di Dio, il rispetto dei Suoi comandamenti e lo svelarsi di una profonda fede celata. Non dobbiamo mai perdere la speranza che la Misericordia onnicomprensiva di Allah abbracci noi e tutti i Suoi deboli servitori.