Raggiungere la vera umiltà nell’adorazione
Evitare il compiacimento per la quantità delle proprie devozioni
Il nostro GrandSheikh (Q.s.) porta a conoscenza della gente e focalizza un punto sottile così che si possa agire di conseguenza. Nessuno, nemmeno il Santo Profeta (s.A.’a.s.) stesso, raggiungerà un rango presso la Presenza Divina per mezzo dei suoi atti di adorazione.
Anche se al Profeta (s.A.’a.s.) fosse offerta una ricompensa per le sue devozioni, non l’accetterebbe ma direbbe: “Non mi aspetto nessuna ricompensa per i miei atti di adorazione e non per questo le ho compiute.”
Se una persona si aspetta una ricompensa per le sue devozioni significa che ritiene le sue azioni abbastanza buone e degne della ricompensa di Allah. Chi pensa che le proprie azioni siano all’altezza della Presenza Divina non ha nessuna conoscenza della verità assoluta (haqîqa) e dei suoi segreti. Quindi potreste vedere gente che con entusiasmo compie devozioni pensando: queste sono buone azioni e raccoglierò la mia ricompensa per esse. Ma non arrivano a pensare che le loro azioni non sono idonee alla Presenza Divina.
Chi sa che nemmeno le devozioni del Profeta (s.A.’a.s.) sono idonee alla Presenza Divina, compirà le sue adorazioni poiché Allah gliel’ha ordinato, ma non guarderà ai suoi atti come qualcosa che merita la ricompensa Divina. Quando pregherà e farà una buona azione, se ne vergognerà e si dirà: com’è patetico, come può ciò raggiungere la Presenza Divina? Sa però che gli è stato ordinato di pregare, dunque lo fa, senza aspettarsi nulla in ritorno.
Ma c’è un altro gruppo di persone che è molto orgoglioso delle proprie devozioni e dice: “Abbiamo fatto così tante devozioni, così tante buone azioni, per le quali saremo ricompensati in corrispondenza ai nostri sforzi.”
State attenti a non fraintendermi, né a capovolgere il significato di ciò che intendo. Senza dubbi, per ciò che vi dico qui, qualcuno mi accuserà di scoraggiare i miei discepoli dal pregare, al contrario Allah mi è testimone! “Chi lavora sodo ha una buona paga!” Non stiamo scoraggiando la gente dal pregare, stiamo insegnando loro le maniere più elevate (adâb) con il loro Signore Onnipotente e quel adâb consiste nel non essere soddisfatto con le proprie adorazioni per quante esse siano. Nel caso lo foste, distruggereste il loro merito con il vostro orgoglio e col pensare che le vostre adorazioni siano di primo rango alla Presenza Divina.
È meglio presentare le vostre adorazioni al Signore dicendo: “O mio Signore, mi vergogno d’inviarle alla tua Presenza Divina, perdona le mie mancanze, la mia incapacità nell’adorarTi o ringraziarTi come Tu meriti esser adorato e ringraziato.”
Ho sentito di un grande Santo che, ogni qualvolta che andava nella moschea per pregare con la congregazione (Jamâ’at), attendeva fintanto che tutti quanti fossero entrati e solo allora si faceva avanti e andava a mettersi a fianco al porta scarpe e pregava lì. Poi appena la preghiera era terminata, correva fuori dalla moschea dicendo:
“Lode al Signore, Egli ha nascosto le mie cattive qualità e la mia condizione così che nessuno l’ha potuta notare. Se quelli sapessero come sono veramente interiormente mi caccerebbero fuori dalla moschea, mi tirerebbero le loro scarpe e mi picchierebbero con esse.”
Coloro che conoscono il vero valore delle proprie azioni le considerano totalmente patetiche e senza alcun valore: si vergognano sempre di esse e raramente alzano gli occhi al cielo tanta è la loro umiltà. Ma ci sono tanti altri che dicono: siamo vescovi, siamo cardinali, ancor più che cardinali.
Altri dicono: “O, sono un rinomato Sheikh dell’Islam, sono estremamente dotto nelle scienze religiose, sono un grand’uomo, sono un uomo importante.”
Per sapere com’è in realtà la loro situazione basta aspettare tre giorni dopo la loro morte per vedere cosa succede ai loro corpi. Ora le persone si possono ungere con ottimi profumi e così avranno un buon odore, ma a quel tempo non si potrà più ingannare; lasciateli per tre giorni dopo la loro morte e guardate se Allah dona loro una buona fragranza: se emanano cattivo odore tutti i loro titoli sono stati inutili.
Ogni religione insegna l’umiltà, ma l’ego cerca sempre di mostrarsi e farsi passare per il migliore, il più istruito, il più competente di tutti. Quello è l’errore base dell’ego, e il Profeta (s.A.’a.s.) fu inviato per liberare la gente dai legami di questi pensieri stupidi.
Il più umile tra i figli di Adamo (a.S.) fu il nostro Profeta (s.A.’a.s.), e per insegnarci l’umiltà disse:
“Sarò il più nobile tra tutti i figli di Adamo (a.S.) nel Giorno della Risurrezione e lo dico totalmente senza orgoglio.”
In questo troviamo istruzione per tutti coloro che hanno un rango dato dal loro Signore: non c’è motivo di orgoglio, la gloria appartiene solo ad Allah, tutto ciò che è stato dato ai figli di Adamo (a.S.) proviene dal loro Signore Onnipotente che può a ogni istante riprenderselo e lasciarli con nulla.
Tratto dal libro “Oceani d’Amore“