Ad ognuno il suo compenso

battaglia con uomini e cavalli british museum
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Battaglia con uomini e cavalli British Museum

Allah Onnipotente, ha stabilito delle leggi naturali e ci ha conferito la ragione con cui capire quelle leggi e la loro applicazione. Il fuoco brucia, non mettete la mano nel fuoco. I coltelli tagliano, perciò non metteteci sotto una mano confidando nella Misericordia di Dio, no! Lo stesso vale per la relazione tra chi comanda e chi gli è soggetto. “Non cercate (stupidamente) la vostra distruzione” ci ammonisce l’Onnipotente. C’è sempre una giusta via nell’avere a che fare con l’autorità. La chiave per capire correttamente questo approccio è nella tradizione del Santo Profeta che dice: “Avrete il governante che meritate.”

Hajjaj bin Yusuf fu uno dei più famosi tiranni della storia. “Il tiranno” era il suo titolo ed era un titolo che ben si meritava. Ogni volta che conquistava una città faceva uccidere così tanta gente che le loro teste ammucchiate parevano colline. Si narra che dopo una conquista, Hajjaj radunò i cittadini più importanti e chiese loro: “Sono un oppressore o un giusto governatore?” Naturalmente quelli, tremanti di paura, umilmente risposero: “Oh nostro principe, tu sei più che giusto.” Egli, furioso, gridò: “Siete dei bugiardi, fateli sparire dalla mia vista e che siano decapitati.” Poi Hajjaj ordinò che gli fosse condotto un altro gruppo di cittadini a cui sottoporre la stessa domanda. Questi, ben sapendo quale sorte fosse toccata a chi li aveva preceduti, dissero: “Come puoi essere giusto, tu che mandi a morte chi ti dice che sei giusto? Certamente sei un tiranno!” “Tutti bugiardi anche loro. Boia! Portali via e mozzagli le teste!” Così continuò per tutta la giornata. Chi diceva: “Sei giusto” veniva ucciso e chi diceva “Sei un tiranno” pure. A poco a poco tutti i cittadini più in vista di quella città vennero trucidati, eccetto un gruppo di studiosi di religione che Hajjaj contava d’interrogare per ultimi. In marcia verso quel mortale appuntamento il gruppo di studiosi venne avvicinato da un estatico, un folle di Dio, che chiese loro dov’erano diretti. “Va via, vattene, non abbiamo tempo da perdere per parlare con te.” “Ma ditemi dove andate”, insisteva “a un banchetto? Ci voglio venire anch’io!” Saltando di qua e di là, cercava d’introdursi nel gruppo. Finalmente, uno di loro, uno Shaikh molto anziano gli disse: “Figlio mio, lasciaci, stiamo andando al macello.” “Oh bello, anch’io ci voglio venire. Dopo la macellazione ci sarà un banchetto pieno di carne da mangiare!” “Fa come vuoi” disse il vecchio shaikh. Così il folle brandì un bastone e si mise alla testa del gruppo come il capo di una banda musicale. A quel modo arrivarono alla corte di Hajjaj. Questi stava seduto come una statua accigliata quando lo strano folle entrò con gli studiosi al suo cospetto.
Hajjaj fu colto di sorpresa dall’aspetto del folle e un po’ intimorito da quelle vesti strane e dal quel suo turbante scomposto.
Il folle gridò: “Hei Hajjaj!” Il cuore degli studiosi ebbe un tonfo e pensarono: “Mio Dio! Nessuno ha mai osato parlare così ad Hajjaj. Cosa abbiamo mai fatto per finire qui guidati da questo pazzo che farà andare Hajjaj su tutte le furie! Non ci farà solo ammazzare, ci farà scuoiare vivi!”

Il folle continuò: “Sono il capo di questo gruppo di studiosi. Non affaticarti nell’interrogarci uno per uno, chiedi a me quello che vuoi sapere! Se la mia risposta ti soddisfa, bene, se no prendici e ammazzaci pure.”

Hajjaj disse: “Va bene, accetto. Ti porrò la mia domanda e risponderai per loro. Sono un oppressore o un giusto governatore?” “Che Dio ce ne liberi! Non sei né un oppressore né un giusto! Sei il governatore adeguato alle nostre qualità. Sei un castigo. Sei la maledizione di Dio per questa gente. Noi siamo i veri oppressori, non tu.” Hajjaj applaudì e disse: “Tutto ciò che hai detto è vero. Questa è la risposta che mi aspettavo tutto il giorno, non ho udito che menzogne. Mi chiamano oppressore, ma sono loro che sono bugiardi e gli altri poi che mi chiamano giusto sono ancora più sfrontati. Sì, sono il castigo di Allah per le loro azioni. Ora ho la mia risposta, andatevene tutti, siete liberi.”

Siate saggi e imparate da questo racconto. Se pensate che un governatore sia oppressivo, guardate ai suoi sudditi e capirete perché soffrono.


Tratto dal libro “Il Giardino della Conoscenza