Sura IX
At-Tawba
Il Pentimento o la Disapprovazione [1]
Post-Eg. n. 113 a parte i due ultimi versetti, di 129 versetti.
1. Disapprovazione [2] da parte di Allah e del Suo Messaggero, nei confronti di quei politeisti con i quali concludeste un patto.
2. Per quattro mesi [3] potrete liberamente viaggiare sulla terra e sappiate che non potrete ridurre Allah all’impotenza. Allah svergogna i miscredenti.
3. Ecco, da parte di Allah e del Suo Messaggero, un proclama alle genti nel giorno del Pellegrinaggio [4] : Allah e il Suo Messaggero disconoscono i politeisti. Se vi pentite, sarà meglio per voi; se invece volgerete le spalle, sappiate che non potrete ridurre Allah all’impotenza. Annuncia, a coloro che non credono, un doloroso castigo.
4. Fanno eccezione quei politeisti con i quali concludeste un patto [5], che non lo violarono in nulla e non aiutarono nessuno contro di voi: rispettate il patto fino alla sua scadenza. Allah ama coloro che [Lo] temono.
5. Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati [6] . Se poi si pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima [7], lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso.
6. E se qualche associatore ti chiede asilo, concediglielo affinché possa ascoltare la Parola di Allah, e poi rimandalo in sicurezza [8] . Ciò in quanto è gente che non conosce!
7. Come potrebbe esserci un patto tra Allah e il Suo Messaggero e i politeisti, ad eccezione di coloro con i quali stipulaste un accordo presso la
Santa Moschea [9] ? Finché si comportano rettamente con voi, comportatevi rettamente verso di loro. Allah ama i timorati.
8. Come [ci può essere un patto], quando hanno il sopravvento su di voi, non vi rispettano né per la parentela né per i giuramenti? A parole vi
compiaceranno, ma nel loro cuore vi rinnegano. La maggior parte di loro è ingiusta.
9. Svendono a vii prezzo i segni di Allah e frappongono ostacoli sul Suo sentiero. È veramente nefando quello che fanno.
10. Nei confronti dei credenti, non rispettano né la parentela né i trattati: essi sono i trasgressori.
11. Se poi si pentono, eseguono l’orazione e pagano la decima, siano vostri fratelli nella religione.
Così esponiamo chiaramente i Nostri segni per gente che comprende.
12. E se dopo il patto mancano ai loro giuramenti e vi attaccano [a causa del]la vostra religione, combattete i capi della miscredenza. Non ci sono giuramenti [validi] per loro: forse così desisteranno.
13. Non combatterete contro gente che ha violato i giuramenti e cercato di scacciare il Messaggero? Son loro che vi hanno attaccato per primi. Li temerete? Allah ha ben più diritto di essere temuto, se siete credenti.
14. Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti
15. ed espella la collera dai loro cuori. Allah accoglie il pentimento di chi Egli vuole. Allah è sapiente, saggio.
16. Credete di poter essere lasciati in pace prima che Allah non abbia riconosciuto coloro che lottano e che non cercano altri alleati oltre ad Allah, al Suo Messaggero e ai credenti [10] ?
Allah è ben informato di quello che fate.
17. Non spetta agli associatori la cura delle moschee di Allah, mentre sono testimoni della loro stessa miscredenza. Ecco quelli che vanificano le opere loro e che rimarranno perpetuamente nel Fuoco.
18. Badino alla cura delle moschee di Allah solo coloro che credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, eseguono l’orazione e pagano la decima e non temono altri che Allah. Forse saranno tra coloro che sono ben diretti.
19. Metterete sullo stesso piano quelli che danno da bere ai pellegrini e servono la Moschea Sacra e quelli che credono in Allah e nell’Ultimo Giorno e lottano per la Sua causa? Non sono uguali di fronte ad Allah. Allah non guida gli ingiusti [11] .
20. Coloro che credono, che sono emigrati e che lottano sul sentiero di Allah con i loro beni e le loro vite, hanno i più alti gradi presso Allah. Essi sono i vincenti.
21. Il loro Signore annuncia loro la Sua misericordia e il Suo compiacimento e i Giardini in cui avranno delizia durevole,
22. in cui rimarranno per sempre. Presso Allah c’è mercede immensa.
23. O voi che credete, non prendete per alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede. Chi di voi li prenderà per alleati sarà tra gli ingiusti.
24. Di’: «Se i vostri padri, i vostri figli, i vostri fratelli, le vostre mogli, la vostra tribù, i beni che vi procurate, il commercio di cui temete
la rovina e le case che amate vi sono più cari di Allah e del Suo Messaggero e della lotta per la causa di Allah, aspettate allora che Allah renda noto il Suo decreto! Allah non guida il popolo degli empi».
25. Certamente Allah vi ha soccorsi in molti luoghi, come nel giorno di Hunayn, quando eravate tronfi del vostro numero – ma non servì a nulla e la terra, per quanto vasta, vi sembrava angusta: volgeste le spalle e fuggiste [12] .
26. Allora Allah fece scendere la Sua presenza di pace [13] sul Suo Messaggero e sui credenti. Fece scendere armate che non vedeste e castigò i miscredenti. Questa è la mercede degli empi.
27. Dopo di ciò, Allah accoglierà il pentimento di chi vuole.
Allah è perdonatore, misericordioso.
28. O voi che credete, i politeisti sono impurità: non si avvicinino più alla Santa Moschea dopo quest’anno. E non temete la miseria, ché Allah, se vuole, vi arricchirà della Sua grazia [14] . In verità Allah è sapiente, saggio.
29. Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo [15], e siano soggiogati.
30. Dicono i giudei: «Esdra [16] è figlio di Allah»; e i nazareni dicono: «Il Messia è figlio di Allah». Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!
31. Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all’infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico [17] .
Non vi è dio all’infuori di Lui! Gloria a Lui ben oltre ciò che Gli associano!
32. Vorrebbero spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah non intende che perfezionare la Sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti.
33. Egli è Colui Che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli associatori.
34. O voi che credete, molti rabbini e monaci divorano i beni altrui, senza diritto alcuno, e distolgono dalla causa di Allah. Annuncia a coloro che accumulano l’oro e l’argento e non spendono per la causa di Allah un doloroso castigo
35. nel Giorno in cui queste ricchezze saranno rese incandescenti dal fuoco dell’Inferno e ne saranno marchiate le loro fronti, i loro fianchi e le loro spalle: «Questo è ciò che accumulavate? Gustate dunque quello che avete accumulato!».
36. Presso Allah il computo dei mesi è di dodici mesi [lunari] nel Suo Libro, sin dal giorno in cui creò i cieli e la terra. Quattro di loro sono sacri [18] . Questa è la religione retta. In questi mesi non opprimete voi stessi, ma combattete tutti assieme i politeisti come essi vi combattono tutti assieme. Sappiate che Allah è con coloro che [Lo] temono.
37. In verità il mese intercalare non è altro che un sovrappiù di miscredenza, a causa del quale si traviano i miscredenti: un anno lo dichiarano profano e un altro lo sacralizzano per alterare il numero dei mesi resi sacri da Allah [19] . Così facendo profanano quello che Allah ha reso sacro. Le peggiori azioni sono state rese belle ai loro occhi, ma Allah non guida il popolo dei
miscredenti.
38. O voi che credete! Perché quando vi si dice: «Lanciatevi [in campo] per la causa di Allah», siete [come] inchiodati alla terra [20] ? La vita terrena vi attira di più di quella ultima? Di fronte all’altra vita il godimento di quella terrena è ben poca cosa.
39. Se non vi lancerete nella lotta, vi castigherà con doloroso castigo e vi sostituirà con un altro popolo, mentre voi non potrete nuocerGli in nessun modo. Allah è onnipotente.
40. Se voi non lo aiutate Allah lo ha già soccorso il giorno in cui i miscredenti l’avevano bandito, lui, il secondo di due, quando erano nella caverna e diceva al suo compagno: «Non ti affliggere, Allah è con noi». Poi, Allah fece scendere su di lui la Sua presenza di pace, lo sostenne con truppe che voi non vedeste, e rese infima la parola dei miscredenti, mentre la Parola di Allah è la più alta. Allah è eccelso, saggio [21] .
41. Leggeri o pesanti [22], lanciatevi nella missione e lottate con i vostri beni e le vostre vite. Questo è meglio per voi, se lo sapeste!
42. Se fosse stato un affare immediato e un viaggio breve, ti avrebbero seguito; ma la distanza parve loro eccessiva. E allora si misero a giurare [in nome di Allah]: «Se avessimo potuto saremmo venuti con voi». Si perdono da loro stessi, ma Allah sa perfettamente che sono dei bugiardi.
43. Che Allah ti perdoni: perché li hai dispensati [dal combattere], prima che tu potessi distinguere chi diceva il vero e chi era bugiardo?
44. Coloro che credono in Allah e nell’Ultimo Giorno non ti chiedono dispensa quando si tratta di lottare con i loro beni e le loro vite. Allah
conosce coloro che [Lo] temono.
45. Soltanto coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno ti chiedono dispensa: i loro cuori sono dubbiosi e restano sospesi nei loro dubbi.
46. Se avessero voluto, si sarebbero ben preparati a partire; ma Allah ha disdegnato la loro partenza: li ha impigriti. Venne detto loro: «Statevene in compagnia di quelli che rimangono [a casa]».
47. Se fossero usciti con voi, vi avrebbero solo danneggiato, correndo qua e là e seminando zizzania, ché certo tra voi avrebbero trovato chi li avrebbe ascoltati. Ma Allah ben conosce gli ingiusti.
48. Già prima fomentavano ribellione ostacolando i tuoi progetti, finché venne la verità e trionfò il decreto di Allah, nonostante la loro avversione.
49. Fra di loro vi è chi dice: «Dispensami dalla lotta, non mettermi alla prova» [23] . Che? Non sono già stati messi alla prova? In verità l’Inferno circonderà i miscredenti.
50. Se ti giunge un bene, ne soffrono; se ti colpisce sventura, dicono: «Meno male che abbiamo preso le nostre precauzioni». E si allontanano esultanti.
51. Di’: «Nulla ci può colpire altro che quello che Allah ha scritto per noi. Egli è il nostro patrono. Abbiano fiducia in Allah coloro che credono».
52. Di’: «Cosa vi aspettate, se non le due cose migliori [24] ? Quello che invece ci aspettiamo per voi è che Allah vi colpisca con un castigo, da parte Sua o tramite nostro. Aspettate, e anche noi aspetteremo con voi».
53. Di’: «Che facciate l’elemosina volentieri o a malincuore, non sarà mai accettata, ché siete gente perversa».
54. Nulla impedisce che le loro elemosine siano accettate, eccetto il fatto che non credono in Allah e nel Suo Messaggero, che non vengono alla preghiera se non di malavoglia, che non danno l’elemosina se non quando sono costretti.
55. Non ti stupiscano i loro beni e i loro figli. Allah con quelli vuole castigarli in questa vita terrena e far sì che periscano penosamente nella
miscredenza [25] .
56. Giurano per Allah che sono dalla vostra parte, mentre invece non è vero: quella è gente che ha paura.
57. Se trovassero un rifugio, o caverne, o un sotterraneo, vi si precipiterebbero a briglia sciolta.
58. Tra loro c’è chi ti critica a proposito delle elemosine: se ne usufruiscono sono contenti, altrimenti si offendono.
59. Se davvero fossero soddisfatti di quello che ricevono da Allah e dal Suo Messaggero, direbbero: «Ci basta Allah! Allah ci darà della Sua grazia, e così il Suo Messaggero ancora. I nostri desideri tendono ad Allah».
60. Le elemosine [26] sono per i bisognosi, per i poveri, per quelli incaricati di raccoglierle, per quelli di cui bisogna conquistarsi i cuori, per il riscatto degli schiavi, per quelli pesantemente indebitati, per [la lotta sul] sentiero di Allah e per il viandante [27] . Decreto di Allah! Allah è saggio, sapiente.
61. Tra loro ci sono quelli che dileggiano il Profeta e dicono: «È tutto orecchi» [28] . Di’: «È tutto orecchi per il vostro bene, crede in Allah e ha fiducia nei credenti, ed è una [testimonianza di] misericordia per coloro fra voi che
credono. Quelli che tormentano il Messaggero di Allah avranno doloroso castigo».
62. Giurano [in nome di] Allah per compiacervi; ma se sono credenti, [sappiano] che Allah e il Suo Messaggero hanno maggior diritto di essere compiaciuti.
63. Non sanno dunque che chi si oppone ad Allah e al Suo Messaggero, avrà come dimora eterna il fuoco dellTnferno? Ecco l’abominio immenso.
64. Gli ipocriti temono che venga rivelata una sura che sveli quello che c’è nei loro cuori. Di’: «Schernite pure! Allah paleserà quello che temete [venga reso noto]».
65. Se li interpellassi ti direbbero: «Erano solo chiacchiere e scherzi!». Di’: «Volete schernire Allah, i Suoi segni e il Suo Messaggero?».
66. Non cercate scuse, siete diventati miscredenti dopo aver creduto; se perdoneremo alcuni di voi, altri ne castigheremo, poiché veramente sono stati empi!
67. Gli ipocriti e le ipocrite appartengono gli uni alle altre. Ordinano quel che è riprovevole, proibiscono le buone consuetudini e chiudono le loro mani [29] . Dimenticano Allah, ed Egli li dimenticherà. Sono loro, gli ipocriti, ad essere empi!
68. Agli ipocriti, maschi e femmine, e ai miscredenti, Allah ha promesso il Fuoco dell’Inferno nel quale rimarranno in perpetuo. Questo è quanto si meritano. Allah li ha maledetti e avranno duraturo tormento.
69. Così [avvenne] a quelli che vennero prima di voi, che erano più potenti e più ricchi di beni e di figli! Godettero della loro parte e voi godete della vostra, come quelli che vennero prima di voi godettero della loro. Voi polemizzate come essi polemizzarono. Essi sono coloro le cui opere sono rese vane in questa vita e nell’altra, essi sono i perdenti.
70. Non è giunta loro la storia di quelli che vissero precedentemente, del popolo di Noè, degli ‘Âd e dei Thamûd, del popolo di Abramo, degli abitanti di Madian e delle città devastate [30] ? Messaggeri della loro gente recarono prove evidenti. Non fu Allah ad essere ingiusto con loro, sono loro che lo furono nei loro stessi confronti.
71. I credenti e le credenti sono alleati gli uni degli altri. Ordinano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, eseguono l’orazione, pagano la decima e obbediscono ad Allah e al Suo Messaggero. Ecco coloro che godranno della misericordia di Allah. Allah è eccelso, saggio.
72. Ai credenti e alle credenti, Allah ha promesso i Giardini in cui scorrono i ruscelli, dove rimarranno in perpetuo, e splendide dimore nei giardini dell’Eden; ma il compiacimento di Allah vale ancora di più: questa è l’immensa beatitudine [31] !
73. O Profeta, combatti i miscredenti e gli ipocriti, e sii severo con loro. Il loro rifugio sarà l’Inferno, qual triste rifugio!
74. Giurano [in nome di Allah] che non hanno detto quello che in realtà hanno detto, un’espressione di miscredenza; hanno negato dopo [aver accettato] l’Islàm e hanno agognato quel che non hanno [potuto] ottenere [32] . Non hanno altra recriminazione se non che Allah col Suo Messaggero li ha arricchiti della Sua grazia [33] . Se si pentono sarà meglio per loro; se invece volgono le spalle, Allah li castigherà con doloroso castigo in questa vita e nell’altra; e sulla terra, non avranno né alleato né patrono.
75. Qualcuno di loro si è assunto un impegno di fronte ad Allah: «Se ci darà della Sua grazia, saremo certamente generosi e saremo gente del bene».
76. Quando poi Egli dà loro della Sua grazia, diventano avari e volgono le spalle e si allontanano.
77. [Per questo] l’ipocrisia si stabilisce nei loro cuori, fino al Giorno in cui Lo incontreranno, perché mancarono alla promessa ad Allah e perché mentirono!
78. Non sanno che Allah conosce i loro segreti e i loro conciliaboli e che Allah è il supremo conoscitore delle [cose] invisibili?
79. Diffamano i credenti che donano spontaneamente e scherniscono quelli che non trovano da donare altro che il loro lavoro. Li schernisca Allah.
Avranno doloroso tormento!
80. Che tu chieda perdono per loro o che tu non lo chieda, [è la stessa cosa], anche se chiedessi settanta volte perdono per loro, Allah non li
perdonerà [34], perché hanno negato Allah e il Suo Messaggero e Allah non guida il popolo degli empi.
81. Coloro che sono rimasti indietro, felici di restare nelle loro case, [opponendosi così] al Messaggero di Allah e disdegnando la lotta per la causa di Allah con i loro beni e le loro vite dicono: «Non andate in missione con questo caldo!» [35] . Di’: «Il fuoco dell’Inferno è ancora più caldo». Se solo comprendessero!
82. Ridano poco e molto piangano per quello che hanno fatto!
83. Se poi Allah riconduce a te un gruppo di costoro ed essi ti chiedono il permesso di partire in missione, di’ loro: «Non verrete mai più con me e mai più combatterete il nemico in mia compagnia! Siete stati ben lieti di rimanere a casa vostra la prima volta, rimanete allora con coloro che rimangono indietro».
84. Non pregare per nessuno di loro quando muoiono e non star ritto [in preghiera] davanti alla loro tomba.
Rinnegarono Allah e il Suo Messaggero e sono morti nell’empietà.
85. I loro beni e i loro figli non ti stupiscano. Con quelli Allah vuole castigarli in questa vita e [far sì] che periscano penosamente nella
miscredenza.
86. E quando è stata fatta scendere una sura che dice: «Credete in Allah e combattete a fianco del Suo messaggero», i più agiati tra loro ti chiedono dispensa dicendo: «Lascia che stiamo con quelli che rimangono a casa».
87. Hanno preferito rimanere con [le donne] lasciate a casa. I loro cuori sono stati sigillati e non comprenderanno.
88. Ma il Messaggero e quelli che hanno creduto lottano con i loro beni e le loro vite. Avranno le cose migliori. Essi sono coloro che prospereranno.
89. Allah ha preparato per loro Giardini dove scorrono i ruscelli e dove rimarranno in perpetuo. Questo è il successo immenso!
90. Quei beduini che cercano scuse sono venuti per chiederti dispensa, mentre coloro che hanno mentito ad Allah e al Suo Messaggero non si sono mossi. Ben presto un castigo doloroso colpirà quelli di loro che sono miscredenti.
91. Non saranno ritenuti colpevoli i deboli, i malati e coloro che non dispongono di mezzi [36], a condizione che siano sinceri con Allah e col Suo Messaggero: nessun rimprovero per coloro che fanno il bene.
Allah è perdonatore, misericordioso.
92. E neppure [avranno colpa] coloro che ti vengono a chiedere un mezzo di trasporto e ai quali rispondi: «Non trovo mezzi con cui trasportarvi», e che se ne vanno con le lacrime che scendono dai loro occhi, tristi di non avere risorse da impiegare [per la causa di Allah] [37] .
93. Saranno biasimati solo coloro che ti chiedono dispensa nonostante non manchino di nulla: preferiscono rimanere indietro.
Allah ha sigillato i loro cuori ed essi non sanno.
94. Quando ritornate da loro verranno a scusarsi. Di’: «Non scusatevi, non vi crederemo comunque. Allah ci ha informati sul vostro conto. Allah e il Suo Messaggero giudicheranno il vostro agire e poi sarete ricondotti al Conoscitore dell’invisibile e del visibile, che allora, vi mostrerà ciò che avrete fatto».
95. Quando ritornerete vi scongiureranno, [in nome di Allah], di lasciarli stare [38] . Allontanatevi da loro, sono sozzura e il loro rifugio sarà l’Inferno, compenso per quello che hanno fatto.
96. Giurano per compiacervi; quand’anche vi compiaceste di loro, Allah non si compiace degli ingiusti.
97. I beduini [39] sono i più ostinati nella miscredenza e nell’ipocrisia, i più pronti a disconoscere le leggi che Allah ha fatto scendere sul Suo Messaggero. Allah è sapiente, saggio.
98. Ci sono beduini che considerano una grave imposizione quello che spendono e attendono la vostra disfatta [40] .
Saranno loro ad essere sconfitti! Allah tutto ascolta e conosce.
99. Ci sono altri beduini, che credono in Allah e nell’Ultimo Giorno e considerano quello che spendono come un modo di avvicinarsi ad Allah e ottenere le benedizioni del Messaggero. Sono di certo un mezzo per avvicinarsi [ad Allah]. Presto Allah li farà entrare nella Sua misericordia.
In verità Allah è perdonatore misericordioso!
100. Allah Si è compiaciuto dell’avanguardia degli Emigrati e degli Ausiliari [41] e di coloro che li hanno seguiti fedelmente, ed essi sono compiaciuti di Lui. Per loro ha preparato Giardini in cui scorrono i ruscelli dove rimarranno in perpetuo. Questo è il successo immenso.
101. Tra i beduini che vi stanno attorno ci sono degli ipocriti, come del resto tra gli abitanti di Medina. Essi perseverano nell’ipocrisia. Tu non li conosci, Noi li conosciamo. Due volte li castigheremo [42] e poi saranno avviati verso un castigo terribile.
102. Altri riconoscono i loro peccati, mescolando opere buone e cattive. Forse Allah accoglierà il loro pentimento. Allah è perdonatore,
misericordioso.
103. Preleva sui loro beni un’elemosina tramite la quale li purifichi e li mondi e prega per loro. Le tue preghiere saranno un sollievo per loro. Allah tutto ascolta e conosce.
104. Non sanno dunque che è Allah che accetta il pentimento dei Suoi servi e che accoglie le elemosine?
Allah è Colui Che accetta il pentimento, il Misericordioso.
105. Di’: «Agite, Allah osserverà le vostre opere e [le osserveranno] anche il Suo Messaggero e i credenti. Presto sarete ricondotti verso Colui Che
conosce il visibile e l’invisibile ed Egli vi informerà di quello che avete fatto».
106. Altri sono lasciati in attesa del decreto di Allah: li punirà o accoglierà il loro pentimento. Allah è audiente, sapiente.
107. Quanto a coloro che hanno costruito una moschea per recar danno, per miscredenza, per [provocare] scisma tra i credenti, [per tendere] un agguato a favore di colui che già in passato mosse la guerra contro Allah e il Suo Messaggero, quelli certamente giurano: «Non abbiamo cercato altro che il bene!». Allah testimonia che sono dei bugiardi [43] .
108. Non pregarvi mai. La moschea fondata sulla devozione sin dal primo giorno [44] è più degna delle tue preghiere. In essa vi sono uomini che amano purificarsi e Allah ama coloro che si purificano.
109. Chi ha posto le fondamenta della moschea sul timor di Allah per compiacerLo non è forse migliore di chi ha posto le sue fondamenta su di un lembo di terra instabile e franosa che la fa precipitare insieme con lui nel fuoco dell’Inferno? Allah non guida gli ingiusti.
110. L’edificio che hanno costruito non smetterà di essere un’inquietudine nei loro cuori, finché i loro cuori saranno strappati. Allah è sapiente, saggio.
111. Allah ha comprato dai credenti le loro persone e i loro beni [dando] in cambio il Giardino, [poiché] combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi [45] . Promessa autentica per Lui vincolante, presente nella Toràh, nel Vangelo e nel Corano. Chi, più di Allah, rispetta i patti? Rallegratevi del baratto che avete fatto. Questo è il successo più grande.
112. [Lo avranno] coloro che si pentono, che adorano, che lodano, che peregrinano, che si inchinano, che si prosternano, che raccomandano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole, coloro che si attengono ai limiti di Allah. Dai la buona novella ai credenti [46] .
113. Non è bene che il Profeta e i credenti chiedano il perdono per i politeisti – fossero anche loro parenti – dopo che è stato reso evidente che questi sono i compagni della Fornace [47] .
114. Abramo chiese perdono in favore di suo padre, soltanto a causa di una promessa che gli aveva fatto; ma quando fu evidente che egli era un nemico di Allah, si dissociò da lui; [eppure] Abramo era tenero e premuroso [nei confronti del padre] [48] .
115. Non si addice ad Allah traviare un popolo dopo averlo guidato, senza prima render loro evidente ciò che devono temere. Allah è onnisciente.
116. Ad Allah appartiene la sovranità sui cieli e sulla terra. Egli dà la vita e dà la morte. Non avrete, all’infuori di Lui, né alleato, né patrono.
117. Allah si è volto [con favore] al Profeta, agli Emigrati e agli Ausiliari [49] che lo seguirono nel momento della difficoltà [50] . Dopo che i cuori di una parte di loro erano sul punto di perdersi, Egli accolse il loro pentimento: in verità Egli è dolce e misericordioso nei loro confronti.
118. Per i tre che erano rimasti a casa [51], la terra nella sua vastità diventò angusta e loro stessi si sentirono stretti e capirono che non c’è altro rifugio da Allah che in Lui Stesso. Allah accolse il loro pentimento, perché tornassero a Lui [52] . In Verità Allah è Colui Che perdona, il Misericordioso.
119. O voi che credete, temete Allah e state con i sinceri.
120. È indegno per gli abitanti di Medina e per i beduini che vivono nei dintorni, non seguire il Messaggero di Allah, e preferire la loro vita alla sua! Non proveranno né sete, né fatica, né fame per la causa di Allah [53] ; non calpesteranno terra che possa essere calpestata – nonostante l’ira dei miscredenti – e non riceveranno nessun danno da un nemico, senza che sia
scritta a loro favore una buona azione. In verità Allah non lascia che si perda la ricompensa dei buoni.
121. Non faranno nessuna spesa, piccola o grande, e non percorreranno nessuna valle, senza che ciò sia registrato a loro favore, affinché Allah li compensi per le loro azioni più belle.
122. I credenti non vadano in missione tutti insieme. Perché mai un gruppo per ogni tribù, non va ad istruirsi nella religione, per informarne il loro popolo quando saranno rientrati, affinché stiano in guardia?
123. O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati.
124. Quando viene fatta scendere una sura, alcuni di loro dicono: «A chi di voi [questa sura] ha fatto accrescere la fede?». Quanto a coloro che credono, essa accresce la loro fede ed essi se ne rallegrano.
125. Quanto a coloro che hanno una malattia nel cuore, essa aggiunge sozzura a sozzura e muoiono nella miscredenza.
126. Non si accorgono che ogni anno sono tentati una o due volte, quindi non si pentono e non si ricordano!
127. Quando scende una sura, si guardano tra loro [e dicono]: «Forse che qualcuno vi vede?» [54] e poi si allontanano. Allontani Allah i cuori loro, che in verità sono un popolo che non capisce.
128. Ora vi è giunto un Messaggero scelto tra voi; gli è gravosa la pena che soffrite, brama il vostro bene, è dolce e misericordioso verso i credenti.
129. Se poi volgono le spalle, di’: «Mi basta Allah. Non c’è altro dio all’infuori di Lui. A Lui mi affido. Egli è il Signore del Trono immenso».
[1] Questa sura, penultima ad essere rivelata, ha due nomi che derivano dai versetti 1 (Il disconoscimento) e 118 (Il pentimento). Sua particolarità il fatto che, unico caso in tutto il Corano, non inizia con la başmala (In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso).
A proposito di questa eccezione sono state avanzate molte ipotesi. Una delle più note l’attribuisce ad un fatto tecnico intervenuto durante la
trascrizione del Corano avvenuta durante il Califfato di Abù Bakr (che Allah sia soddisfatto di lui). I Compagni del Profeta (pace e benedizioni su di lui) che furono incaricati dell’operazione, non erano certi che si trattasse di una nuova sura e nello stesso tempo non sembrò loro possibile che questi 129 versetti facessero parte di quella precedente. Optarono per la separazione ma, per testimoniare la loro perplessità, non la fecero iniziare con la başmala. Nonostante questa spiegazione sia accreditata da numerosi esegeti, ci sembra poco rispettosa della realtà coranica e del fatto che la garanzia di preservazione che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) conferisce al Suo Libro non riguarda solo il suo contenuto ma anche la sua forma.
Ci pare pertanto più corretto ritenere che la mancanza della başmala sia relativa alla considerazione generale del contenuto della sura che
denuncia inequivocabilmente ogni accordo di non aggressione stipulato con i pagani, vieta loro il pellegrinaggio alla Mecca, la frequentazione del Sacro Tempio e interdice la preghiera sulle loro spoglie mortali.
[2] Abbiamo ritenuto questo significato di «bara‘a» in base ad alcune autorevoli interpretazioni esegetiche. Altri, altrettanto autorevoli
commentatori (e traduttori) hanno optato per il significato di «Immunità» nel senso che nonostante che il patto fosse denunciato da Allah e dal Suo Inviato i politeisti con i quali era stato stipulato avrebbero goduto di un ulteriore periodo di tregua.
[3] «Per quattro mesi»: secondo alcuni commentatori si tratterebbe di un vero e proprio ultimatum intimato da Allah (gloria a Lui l’Altissimo) ai pagani. Il periodo sarebbe iniziato il 10 di Dhul’-Hijjia del IX anno dall’Egira per terminare il 10 di Rabi’a II Dopo di ciò, se non avessero abbracciato l’IsIàm, sarebbe stata guerra.
[4] «nel giorno del Pellegrinaggio»: secondo alcuni si tratta del x giorno di Dhul’-Hijja in cui si compie il sacrificio a Mina, altri invece,
basandosi su di un hadith dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) affermano che si tratti piuttosto del giorno in cui i pellegrini
stazionano ad ‘Arafà. Il Profeta infatti disse: «L’Hajj è ‘Arafâ». A proposito dell’Hajj e dei suoi riti vedi Appendice 5.
[5] I Quraysh e loro alleati con i quali era stato stipulato il patto di Hudaybiyya (vedi nota al successivo vers. 7).
[6] Con questo versetto viene definitivamente interdetta la pacifica convivenza con i politeisti.
[7] «eseguono l’orazione e pagano la decima»: vedi Appendici 2 e 3.
[8] La dissociazione dai politeisti, sancita dal precedente vers. 5, non presuppone comunque e in ogni caso una lotta spietata e senza quartiere. A ciascun politeista che ne faccia richiesta deve essere concesso di godere del diritto di asilo, di informarsi sulla parola di Allah e di andarsene indisturbato.
[9] II versetto si riferisce al patto di Hudaybiyya, stipulato dall’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) nel vi anno dall’Egira. Egli era
partito accompagnato da alcune centinaia di musulmani per compiere una ‘Umra (il piccolo pellegrinaggio), ma fu fermato da uno squadrone di cavalleria agli ordini di Khàlid Ibn 1’ Walìd. I musulmani erano praticamente disarmati e di fronte al rischio di un grande spargimento di sangue, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) accettò di fermarsi e stipulare un accordo con i Quraysh. In base a questa convenzione egli accettava di tornare indietro senza compiere la ‘Umra e di restituire i musulmani che dalla Mecca fossero fuggiti a Medina senza il consenso del loro clan. In cambio i politeisti si impegnavano a lasciarli andare in pace e permettere loro di effettuare la ‘Umra nell’anno successivo, uscendo dalla Mecca e lasciando la città per tre giorni ai musulmani. Entrambe le parti inoltre stabilirono una tregua di dieci anni. La tregua fu poi violata dai meccani, e ciò liberò il Profeta (pace e benedizioni su di lui) da qualsiasi obbligo nei loro confronti. La Mecca fu investita dalle truppe musulmane nell’ottavo anno dall’Egira, e i suoi abitanti si arresero senza combattere.
[10] La lotta per Causa di Allah è la massima prova della fede dell’uomo. Non è certo Allah che ha bisogno di questa prova poiché, gloria a Lui l’Altissimo, Egli conosce meglio di chiunque quello che c’è nel cuore delle creature; ne ha bisogno invece l’uomo per misurare se stesso e ne ha bisogno la società per valutare gli uomini, per identificare gli esempi migliori del comportamento.
[11] Altri duri colpi alle consuetudini tribali preislamiche. La cura della Moschea della Mecca viene sottratta ai politeisti (vers. 17) e attribuita esclusivamente ai musulmani (vers. 18), ristabilendo la purezza del culto iniziato da Abramo (pace su di lui). Il servizio del Tempio e il privilegio di dissetare i pellegrini (vers. 19) diventano puro formalismo di fronte alla vera fede testimoniata nella lotta per la causa di Allah.
[12] «nel giorno di Hunayn»: Hunayn è una valle situata tra La Mecca e Tà’if in cui ebbe luogo una famosa battaglia neH’vın anno dall’Egira. Avvenne dopo la conquista della Mecca e fu un tentativo dei pagani di rovesciare la situazione che volgeva a favore dei credenti. Questi ultimi erano tra i dieci e i sedicimila uomini (a seconda delle diverse tradizioni) ed erano molto sicuri di loro; questa sicurezza li ingannò (Allah li ingannò e impartì loro una lezione di modestia) e l’armata dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) rischiò di subire l’accorta strategia del nemico e di essere travolta. Le sorti della battaglia furono decise dallo stesso Muḥammad (pace e benedizioni su di lui) che riuscì ad arrestare la rotta dei suoi richiamandoli a sé. I credenti ritrovarono il coraggio e ritornarono alla lotta ottenendo una sofferta vittoria, «là hawala wa la quwwata illâ biLlàh» (non c’è forza né potenza se non in Allah).
[13] «la Sua presenza di pace»: (in arabo «sakina») è presenza di Allah e, di conseguenza, della tranquillità d’animo, della serenità di spirito, anche oblio mistico. Vedi anche ii, 248 e xlviii, 4, 18,26.
[14] II versetto, di grande importanza legale, è il fondamento del divieto ai non musulmani di recarsi alla Mecca. Nell’anno successivo alla presa della Mecca, il Profeta emanò un decreto in base al quale la Ka‘ba veniva interdetta ai culti idolatrici. Il timore di un contraccolpo sui
commerci doveva preoccupare non poco i meccani e Allah (gloria a Lui l’Altissimo) rassicura i credenti.
[15] «il tributo» (jizya): è il tributo di capitolazione con il quale giudei e cristiani riconoscevano lo Stato islamico. Il pagamento della «jizya»
conferiva loro lo status di «dhim- mìy» (protetti) e con il quale ottenevano il diritto di vivere in pace e in sicurezza nello Stato islamico. Non
si tratta certo di una forma di discriminazione, infatti, essi erano esentati dalla decima, che per le sud caratteristiche è riservata ai credenti,
e dal servizio militare. Se lo assolvevano non pagavano il tributo in quel periodo. Ai tempi del Profeta, l’ammontare della «gizya» annua era pari a dieci dirham (circa 30 grammi d’argento) per ogni uomo adulto (donne, bambini, schiavi e poveri erano comunque esenti) e corrispondeva a dieci giorni di mantenimento alimentare.
[16] «Esdra»: nel testo del Corano Uzayr, che dormì per cento anni e poi ripristinò la Bibbia i cui esemplari erano stati distrutti da Nabucodonosor.
[17] In base ad una certa interpretazione, sembrerebbe che venga rivolta anche a cristiani ed ebrei l’accusa di «shirk» (associazionismo, politeismo), ma, secondo una spiegazione risalente all’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), in questo caso viene negata alle autorità religiose della Gente della Scrittura la possibilità di promulgare e modificare le leggi.
[18] «Quattro di loro sono sacri»: vedi nota a ii, 194.
[19] Versetto fondamentale per quanto riguarda la definizione islamica della scansione del tempo. È noto che il calendario lunare conta 354 giorni, 11 in meno di quello solare (12 quando l’anno viene considerato bisestile). Per questo motivo, gli astronomi del tempo della «jahiliyya» (dell’ignoranza, precedente alla rivelazione coranica), aggiungevano il «nasî’» (mese intercalare) ogni tre anni, ristabilendo la corrispondenza tra computo solare e lunare. A parte le preoccupazioni di ordine astronomico, ci si serviva del «nasî’» inserendolo tra i mesi sacri e facendo sì che fosse da pretesto ai razziatori per giustificare i loro attacchi ai pellegrini. Come si ricorderà erano considerati sacri Dhul’ qa’ dah, il successivo mese del Pellegrinaggio, Dhul’-Hijjia, quello ancora seguente Mu- harram e infine Rajab. Inserendo il mese intercalare dopo quello del Pellegrinaggio si veniva a creare una situazione di grave pericolo per i pellegrini che i razziatori colpivano sostenendo di essere nella «legalità». Altro aspetto particolare di questa riforma del calendario, la rotazione del mese del digiuno, Ramadan, che ogni anno anticipa di 11-12 giorni e che in 33 anni circa fa tutto il giro del calendario solare. Allah, gloria a Lui l’Altissimo, volendo e programmando l’universalità della Legge coranica ha eliminato, con la Sua Scienza, qualsiasi possibilità di disparità di trattamento tra i musulmani dimoranti in diverse parti del mondo. Se, infatti, il mese del digiuno seguisse il calendario solare, alcuni credenti lo assolverebbero durante periodi di grande calore e di giornate molto lunghe e altri nel fresco, con poche ore di luce e, di conseguenza, con meno impegno e merito.
[20] Già nel precedente vers. 24, Allah (gloria a Lui l’Altissimo) mette in guardia i credenti a proposito della corretta scala di valori del
musulmano. Affetti familiari, rapporti sociali, interessi materiali e professionali, costituiscono il quadro di riferimento di ogni individuo ed è pacifico che l’uomo rivolga ad essi la sua attenzione. Ma ben al di sopra di essi, devono operare l’amore per il Creatore, per il Suo Messaggero e la conseguente disponibilità alla massima testimonianza di tale amore: la lotta per la Causa di Allah. In questo versetto il concetto viene ribadito ed è stigmatizzato il comportamento di coloro che esitano, immobili e attoniti, di fronte alla chiamata del jihâd. Nella grande efficacia dello stile coranico (tanto indegnamente reso in traduzione), l’esitazione di questi uomini si dipinge ai nostri occhi e ci sembra di poter leggere i loro pensieri (che purtroppo sono spesso anche i nostri). La debolezza della fede è come una grave miopia che affligge lo spirito dell’uomo: egli vede i vantaggi dell’immediato, per quanto infimi e caduchi e non riesce a scorgere la grandezza dell’eternità. Confuso e smarrito di fronte alla prospettiva di rischiare la sua vita terrena, rischia di perdere definitivamente il bene perfetto e duraturo dell’Altra vita.
Per quanto riguarda le condizioni della rivelazione di questo e dei versetti che seguono fino al vers. 49 essi si riferiscono alla campagna che
l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) iniziò per fronteggiare un supposto attacco da parte dei Bizantini. La preparazione della
spedizione si scontrò con molte difficoltà sia di ordine personale che finanziario ed è nota come «la leva difficoltosa». Volgeva la fine
dell’estate, a Medina faceva un gran caldo e la città era ridotta allo stremo a causa di una carestia. La gente attendeva con impazienza la
raccolta dei datteri e la tensione psicologica che aveva sostenuto i credenti fino alla conquista della Mecca era notevolmente calata. Ci furono molte proteste più o meno palesi e solo la rivelazione del successivo vers. 39 ne ebbe ragione. Molti chiesero di essere esentati dal partecipare e il Profeta (pace e benedizioni su di lui) diede loro il permesso di restare. Quando infine la spedizione partì (anche grazie al futuro califfo Uthman Ibn Affan che fornì i mezzi finanziari per armare alcune migliaia di combattenti), calura e tribolazioni accompagnarono i credenti fino alla fonte di Tabùk dove l’armata si attestò per poi ripiegare quando il Profeta (pace e benedizioni su di lui) si convinse che l’esercito imperiale non aveva nessuna intenzione di attaccare l’Arabia e Medina.
[21] II Corano si riferisce ad un episodio cruciale nella vita del Profeta (pace e benedizioni su di lui) e della comunità islamica. Osteggiato e
minacciato dai meccani politeisti, l’Inviato di Allah uscì da casa sul far dell’alba, lasciando nel suo letto il cugino Ali, che si era prestato ad
ingannare quelli che stavano spiando la sua casa. Si incontrò con Abù Bakr, suo fedele amico, e partì alla volta di Medina dove già avevano trovato rifugio altri musulmani che non godevano, a differenza di Muḥammad (pace e benedizioni su di lui), di alcuna protezione tribale. Era l’Egira. Per sfuggire alle pressanti ricerche dei loro nemici si rifugiarono in una grotta e, in quel frangente, il Profeta rassicurò il suo compagno preso da tristezza e scoramento per la sorte dell’Inviato di Allah, rammentandogli la presenza dell’Altissimo (sakina, vedi sopra nota al vers. 26).
Già nel tempo che precedette l’Egira, Abù Bakr era il musulmano più intimamente legato al Profeta (pace e benedizioni su di lui) tanto che questi ebbe a dire: «In verità Allah mi ha preso come Suo intimo amico come già aveva preso İbrahim come Suo intimo amico. Se avessi preso qualcuno in questo vostro mondo come intimo amico, per certo avrei preso Abù Bakr». Questa eccellenza di Abù Bakr sugli altri Compagni è provata dal fatto che Allah lo chiama: «il suo [di Muḥammad] compagno». Il Corano non attribuisce a nessun altro musulmano un simile onore.
[22] «Leggeri o pesanti»: una prima interpretazione afferma che questa espressione significa: «quali che siano le vostre condizioni di età e di prestanza fisica». Un’altra si riferisce più particolarmente all’armamento di cui erano dotati i combattenti. Probabilmente sono vere entrambe e ne suggerirei una terza relativa al livello di determinazione e di comprensione profonda che ogni credente ha del compito che Allah gli ha riservato.
[23] Secondo alcuni commentatori il versetto allude ad un certo Jadd ibn Qays, noto ipocrita medinese che chiese con impudente insolenza di non partire per non essere tentato, dopo la vittoria, dalla bellezza delle donne bizantine.
[24] «le due cose migliori»: la vittoria o il martirio. Il ragionamento potrà sembrare iperbolico, eppure questa è la tranquilla coscienza con la quale il credente si pone di fronte alla lotta per la causa di Allah. Vittoria, onore e bottino oppure la suprema testimonianza della fede, il martirio, che cancella tutte le colpe e spiana la strada verso il più alto livello del Paradiso.
[25] II godimento dei beni terreni, per quanto effimeri essi siano, può dare momenti di reale e armoniosa soddisfazione solo se vissuto nel timore di Allah e delle Sue leggi. La più grande fortuna economica, la posizione sociale più elevata, la famiglia stessa, possono essere fonti di tormenti indicibili e di dannazione per tutti coloro che non tendono a stabilire un corretto rapporto con il loro Creatore e ignorano o disobbediscono ai Suoi precetti.
[26] «elemosine»: anche se il termine utilizzato è «sadaqàt», che significa elemosina, si intendono piuttosto le entrate pubbliche. Vedi vers. 60 e nota relativa.
[27] Questo versetto definisce esattamente le otto categorie di spesa dello Stato islamico. Secondo ‘Umar Ibn 1’ Khattâb e Ibn ‘Abbas (che Allah sia soddisfatto di entrambi) i bisognosi sono musulmani, mentre i poveri sono i cittadini non musulmani. «Quelli incaricati…» non si riferisce particolarmente agli esattori, ma agli stipendi dei dipendenti dello Stato islamico. «Quelli di cui bisogna conquistarsi i cuori», possono essere diverse categorie di persone: i neo-convertiti ai quali è bene dare un segno tangibile della solidarietà all’interno dell’Umma islamica, i non musulmani che possono essere utili alla causa islamica per la loro posizione politico-sociale o professionale, le cosiddette «spese segrete» effettuate per ottenere qualcosa di non immediatamente divulgabile, le attività, di «da‘wa» (appello all’Islâm) rivolte a non musulmani, ecc.
Un’altra categoria è quella degli schiavi; l’IsIàm tende alla loro progressiva liberazione e all’eliminazione di questa triste condizione. Nella fase storico-sociale della società pre-islamica che riceveva la Rivelazione, sarebbe stato oltremodo traumatica una liberazione hic et nunc di tutti gli schiavi. La schiavitù viene pertanto permessa, corretta e umanizzata, all’interno di un quadro generale tendente alla sua completa eliminazione. Compito dello Stato islamico è quindi quello di destinare una parte del gettito fiscale al riscatto degli schiavi. Anche coloro che pur non essendo bisognosi si trovano in particolari condizioni di necessità a causa di debiti lecitamente contratti, hanno diritto all’aiuto della Comunità (anche sotto forma di prestiti). Infine vengono le spese militari destinate al consolidamento e alla difesa dello Stato e alla lotta alla miscredenza e quelle a favore del «viandante» (lett. al «figlio della strada») potrebbero essere intese come il principio ispiratore di una pubblica assistenza da intendersi non soltanto a livello interno, ma coinvolgendo in questa categoria i diseredati e i bisognosi di tutta la terra.
[28] «E tutto orecchi»: il Corano riferisce uno dei tanti scherni che dovette subire il nostro Profeta (pace e benedizioni su di lui). Con questa espressione, forse i suoi nemici volevano dileggiare la sua funzione di recepire il wahy (la rivelazione) e riferirla agli uomini. Il Libro ribadisce questa funzione suggerendo la risposta da dare.
[29] «chiudono le loro mani»: nel linguaggio coranico, questa espressione sottintende l’avarizia.
[30] «le città devastate»: probabilmente l’accenno è a Sodoma e Gomorra, che Allah (gloria a Lui l’Altissimo) distrusse per punire gli abitanti dei loro gravissimi peccati.
[31] «il compiacimento di Allah vale ancora di più…»: questo versetto è molto importante per intuire correttamente la realtà paradisiaca. Di là dalla descrizione di piaceri analoghi a quelli sensibili, viene ribadito il valore più grande per coloro che saranno introdotti nel Giardino: il
compiacimento del loro Signore Allah, valore supremo per il credente. Vedi nota a II, 25.
[32] Secondo l’esegesi classica, il versetto si riferisce alla recrudescenza dell’ipocrisia successiva all’istituzione della zakât (l’imposta coranica, la decima, vedi Appendice 3); gli arabi non avevano mai vissuto in un loro Stato organizzato e non erano mai stati assoggettati ad imposte. La mentalità araba si ribellava al solo concetto dell’esazione fiscale al punto che tutti i termini che in qualche modo la designavano, sottintendevano concetti come estorsione (jibâya), colpo di spada (darîba), espulsione forzata (kharâj). La zakât, che presupponeva un’obbligatorietà del tutto antitetica alla fierezza esasperata delle tribù e all’avarizia degli individui venne considerata come «il peggior castigo sulla terra». Essa mutua il suo significato da un radicale che significa «accrescimento» ma che assunse quello di «purificazione» dei beni materiali (vedi vers. 103).
[33] «Allah… li ha arricchiti della Sua grazia»: pare che il passaggio alluda ai medinesi che, grazie alle conquiste ottenute al seguito dell’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), avevano notevolmente migliorato il loro tenore di vita.
[34] A proposito di questo versetto e per ribadire l’immensa capacità di perdono che contraddistingue la misericordia di Allah (gloria a Lui
l’Altissimo), Tabarì (x, 199-205) riferisce che l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), pregò sulla tomba del capo degli ipocriti di
Medina, quell’Abdallah Ibn Ubay che gli aveva procurato non pochi fastidi e non aveva mai perso un’occasione per complottare contro il Profeta e contro i musulmani, seminando zizzania e insolentendo. Egli assolse a questo pio compito su richiesta del figlio, un buon credente preoccupato per la sorte spirituale del padre. Di fronte alle rimostranze di ‘Umar ibn ul Khattàb, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui), recitò questo versetto aggiungendo che avrebbe chiesto perdono per il defunto settanta volte e poi altre settanta affinché Allah lo salvasse dalla pena eterna.
35 Vedi nota al precedente vers. 55.
[36] «coloro che non dispongono di mezzi»: per armarsi e provvedere alla famiglia durante la loro assenza.
[37] II versetto ci racconta fatti relativi alla «leva difficoltosa» (vedi nota al vers. 38), come ci furono quelli che vi si sottrassero accampando
pretesti, ci furono anche quelli che non poterono partire perché sprovvisti di cavalcature e nell’impossibilità di procurarsele.
[38] «di lasciarli stare»: nel senso di non punirli.
[39] I beduini sono gli arabi nomadi, che si contrapponevano storicamente ai sedentari. Vivevano di pastorizia e di razzie e, fatte le debite eccezioni, furono per molto tempo temibili nemici dei credenti o infidi alleati. Mossi solo dal loro tornaconto e guidati da un’ astuzia opportunista, si convertirono solo quando fu evidente che non avrebbero potuto fare altrimenti.
[40] Vedi nota 32 al vers. 74.
[41] «gli Emigrati e gli Ausiliari»: i meccani musulmani che si trasferirono a Medina e i medinesi credenti, che li accolsero.
[42] «Due volte li castigheremo»: due castighi prima di quello finale, forse uno è quello nella vita terrena e l’altro è il supplizio della tomba
quando il defunto viene interrogato dagli angeli su quelle che sono state la sua fede e la sua vita.
[43] Durante l’assenza del Profeta (pace e benedizioni su di lui), un gruppo di ipocriti costruì una moschea su istigazione di un certo Abû ‘Amir che qualche tradizione riporta con il significativo appellativo di al-Fasiq (il corrotto) e che fonti affermano fosse un ex monaco cristiano (ar-Ràhib: il monaco). Informato del fatto il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) la fece incendiare.
[44] «La moschea fondata… sin dal primo giorno»: forse la moschea di Qubàa, nella periferia meridionale di Medina che fu costruita dove si fermò Muḥammad (pace e benedizioni su di lui), durante l’Egira, oppure la stessa moschea del Profeta a Medina.
[45] È bene chiarire il senso del verbo comprare in questo brano coranico. Allah (gloria a Lui l’Altissimo) è certamente padrone di tutto il creato, pertanto non ha bisogno di acquistare quello che già Gli appartiene. Non è quindi nel senso letterale della transazione che deve essere inteso quel «ha comprato». Se è vero, come si afferma che ogni uomo ha un prezzo, ebbene, il prezzo del credente lo può pagare solo Allah (gloria a Lui l’Altissimo).
[46] Pentimento, adorazione, ricordo di Allah, digiuno (in questo senso va inteso «peregrinano»), preghiera rituale, attenzione alla dirittura morale della società, obbedienza: queste le caratteristiche di coloro che aspirano al compiacimento del loro Signore e che sono indicati nel versetto precedente. È quindi evidente che il combattimento non è condizione sufficiente alla salvezza dell’anima, e che lo sforzo per la causa di Allah (jihàd), quando è correttamente assolto, è uno stadio di realizzazione spirituale altissimo che non può prescindere da una tensione verso una fede pienamente vissuta, un’assoluta puntualità nel culto, un comportamento ineccepibile, un continuo ricordo di Allah.
[47] «la Fornace»: uno dei nomi dell’Inferno.
[48] A proposito della promessa di Abramo vedi XIX, 47 e lx, 4.
[49] «Emigrati e Ausiliari»: vedi nota al precedente vers. 100.
[50] «nel momento della difficoltà»: durante la spedizione a Tabùk, vedi vers. 39.
[51] «i tre che erano rimasti a casa»: tra coloro che non presero parte alla spedizione di Tabùk, c’erano anche quattro musulmani sinceramente credenti: Ka‘ b ibn Mâlik, Abû Khaythamah, Hilâl ibn Umayya e Muràra ibn Rabì ‘a. In realtà non avevano cercato scuse o pretesti come gli ipocriti di cui è questione nei versetti precedenti, ma erano talmente maldisposti all’idea di partire che lasciarono che il tempo passasse senza predisporsi alla missione così da giungere del tutto impreparati al giorno in cui l’armata partì da Medina. Abû Khaythamah si rese conto del suo errore e raggiunse il Profeta a Tabùk, gli altri tre furono condannati all’ostracismo della comunità. Per cinquanta giorni nessuno rivolse loro la parola ed essi, per dimostrare il loro pentimento, si legarono ai pilastri della moschea e giurarono che solo il Profeta (pace e benedizioni su di lui) li avrebbe liberati. Con questo versetto Allah (gloria a Lui l’Altissimo) diede segno di averli perdonati.
[52] «Allah accolse il loro pentimento, perché tornassero a Lui»: il perdono appartiene ad Allah e anche l’attitudine penitente è da Lui ispirata. Se non c’è la volontà divina ad ispirarlo, non esiste pentimento nell’uomo. Fu chiesto a Râbi‘a al-‘Adawiyya (una famosa mistica musulmana): «Se uno dei servi di Allah si pente, è accetto il suo pentimento?». Rispose: «Se Allah non gli concede il pentimento, come potrebbe pentirsi? Il Suo pentimento è accetto se Egli lo perdona» (Idetti diRàbi’a, Milano, Adelphi, 1979).
[53] «Non proveranno né sete, né fatica, né fame per la causa di Allah»: la sofferenza per la causa di Allah ha il profumo del Paradiso, disgraziati coloro che non potranno riempirsene le narici.
[54] «Forse che qualcuno vi vede?»: i miscredenti negano la presenza di Allah e quindi il fatto che una sura possa riguardarli e stigmatizzare il loro comportamento.
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