Sura CXIII
Al-Falaq
L’Alba Nascente [1]
Pre-Eg. n. 20. Di 5 versetti. Il nome della sura deriva dal vers. 1
In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
1. Di’: «Mi rifugio nel Signore dell’alba nascente,
2. contro il male di ciò che ha creato,
3. e contro il male dell’oscurità che si estende
4. e contro il male delle soffianti sui nodi [2],
5. e contro il male dell’invidioso quando invidia» [3].
[1] Riferisce una tradizione che un tale Labid, uno stregone ebreo che viveva a Madina, fu incaricato di gettare sull’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui)un terribile incantesimo di morte.Egli riuscì a procurarsi alcuni capelli di Muḥammad e face con essi undici nodi,le sue figlie soffiarono su ognuno dei nodi spaventose maleddizioni,confezionarono la fattura unendovi un germoglio di palma da dattero e gettarono il tutto in un pozzo.L’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui)cominciò ad avvertire stranimalesseri,perdita della memoria, debolezza, inappetenza che siaggravarono finché Allah (gloria a Lui l’Altissimo) non gli rivelò in sogno la ragione dei suoi disturbi e il luogo in cui era stata nascosta la fattura.Quando si svegliò venne a lui Gabriele(pace su di lui) recandogli due sure, una di cinque e l’altra di sei versetti.Il Profeta mandò Ali al pozzo con l’incarico di recitare le due sure. Man mano che egli procedeva nella recitazione, i nodi si scioglievano e Muḥammad, lode ad Allah Signore del Creato, recuperava le forze e la lucidità.Le due sure in questione sono quelle con cui si conclude il Sublime Corano, esse hanno grande importanza rituale e i musulmani le recitano molto spesso per preservarsi da ogni male, fisico e spirituale.
[2] Il versetto si riferisce ad una forma di magia nera che veniva praticata nell’Arabia preislamica.
[3] Il malocchio originato dall’invidia è certamente una delle forme di influenza negativa più forti che ci possano essere. Esso è innegabilmente uno strumento di cui si serve il Maligno per realizzare diverse e pesanti influenze sugli uomini; su quelli che lo subiscono senza capire, senza conoscere le cause del loro «disagio», su quelli che cercano di contrastarlo e annullarlo con altre pratiche magiche e che pertanto ne accettano la logica abietta, su quelli che lo lanciano personalmente o per interposti «specialisti» diventando quindi complici oggettivi e soggettivi delle mene sataniche contro l’umanità.
Oltre alla formula dell’Isti‘ àdha, la richiesta di protezione, vedi nota a XVI, 98 che dice: «A‘ûdhu billâhi min ash-shaytâni-r-rajîm» (mi rifugio in Allah contro Satana il lapidato) è bene ricordare la sura XVI, 99: «Egli non ha alcun potere su quelli che credono e confidano in Allah».